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Google, Ford e Volvo fanno lobby con Uber e Lyft

Le automobili senza conducente negli Stati Uniti hanno una lobby: Ford Motor e Google si sono messe alla guida della Self-Driving coalition for safer streets, che include anche il produttore d’auto svedese Volvo e le start-up Uber e Lyft, note per aver lanciato un (controverso) servizio alternativo ai taxi.

UN GRUPPO DI PRESSIONE

La coalizione è stata presentata a un’audizione sul tema delle auto senza conducente organizzata dalla National Highway Traffic Safety Administration, l’agenzia federale Usa che sta mettendo a punto delle linee guida per l’utilizzo dei veicoli autonomi sulle strade americane. La lobby di Google e Ford è nata per cercare di ottenere l’autorizzazione all’utilizzo delle self-driving cars in un futuro vicino, con una regolamentazione che, ovviamente, stabilisca standard e garantisca la sicurezza ma sia anche capace di promuovere lo sviluppo del settore delle auto autonome.

Le questioni da risolvere in termini di sicurezza e normativa sono molteplici. Chi è responsabile, per esempio, se un’auto driverless è coinvolta in un incidente? Al tempo stesso l’amministrazione Obama guarda con interesse allo sviluppo di questo nuovo settore industriale, sia per le ricadute economiche che per il potenziale di ridurre incidenti, traffico e inquinamento, e ha promesso che cercherà di rendere spedito il processo di messa a punto di linee guida nazionali e di sbloccare nuovi investimenti in ricerca.

Per la National Highway Traffic Safety Administration, diretta da Mark Rosekind, la tecnologia driverless è un investimento in sicurezza: le auto autonome potrebbero ridurre le morti su strada, spesso legate a errori del conducente (o alla guida in stato di ebbrezza). Da notare che il portavoce della lobby di Ford e Google è David Strickland, predecessore di Rosekind nella direzione della National Highway Traffic Safety Administration.

“POCHE REGOLE – PER ORA”

All’audizione presso la National Highway Traffic Safety Administration hanno parlato anche rappresentanti di General Motors e Toyota, che non fanno parte della Self-Driving coalition for safer streets. Toyota ha chiesto ai regolatori di non fissare requisiti specifici per la tecnologia self-driving finché non sarà effettivamente introdotta sul mercato.

Le associazioni dei consumatori, come Consumer Watchdog, sono invece pià caute: dicono che la tecnologia delle auto senza conducente non è stata perfezionata nemmeno negli ambienti di test e pensano che una futura normativa dovrebbe prevedere la presenza di un operatore all’interno del veicolo nel caso di un default della tecnologia autonoma.

NORME FEDERALI ALLO STUDIO 

A gennaio il Segretario ai Trasporti Usa Anthony Foxx ha annunciato al Detroit Auto Show che si sarebbe occupato di studiare una normativa per l’autonomous driving tale da alleviare i timori di produttori d’auto e fornitori di componentistica e tecnologia che regole troppo restrittive ostacolino lo sviluppo del settore. Alla conferenza stampa tenuta da Foxx hnno partecipato tra gli altri GM, Ford, Tesla, Volvo, Fiat Chrysler, Delphi (che lavora sulle componenti per auto self-driving) e Google. Uno degli obiettivi fondamentali è creare un set di regole unico per gli Stati Uniti, valido a livello federale, mentre oggi i produttori o le tech companies come Google devono seguire differenti regole locali e quindi un sistema testato e certificato in uno Stato potrebbe non essere approvato in un altro.

La California, per esempio (dove Google ha sede e testa le sue auto autonome), ha proposto le regole più severe perché esigono (come vogliono le associazioni dei consumatori) che le self-driving cars abbiano volante e pedali per permettere a una persona di prendere i comandi nel caso di problemi tecnici; le auto autonome di Google invece sono fatte per essere in prospettiva 100% libere dall’intervento umano.

I TEST IN CORSO

Google sperimenta già da sei anni la tecnologia per auto autonome: dozzine di Lexus self-driving e di prototipi progettati da Google già circolano in tre città americane. Ford a sua volta sta testando una sua tecnologia nel campus di Dearborn; Uber sta costruendo una sua struttura a Pittsburgh dedicata alle self-driving cars. Lyft si è di recente alleata con General Motors per mettere a punto una flotta di veicoli autonomi; Volvo ha annunciato che testerà 100 veicoli autonomi in Cina.

L’ALLEANZA TECNICA TRA GOOGLE E FCA

Di diversa natura l’accordo che Google sta negoziando con Fiat Chrysler: la partnership (che molti danno per già firmata, ma non è ancora ufficiale) non riguarda gli aspetti legali e normativi ma quelli tecnici delle auto senza condudente. In base all’accordo, Google svilupperà il software e resterà proprietaria della tecnologia delle self-driving cars mentre Fiat fornirà la capacità di produrre veicoli su larga scala; l’intesa prevederebbe lo sviluppo di una versione senza guidatore del minivan Pacifica di Fca.

Secondo molti analisti di mercato, si tratta di un’alleanza molto vantaggiosa per entrambi i partner perché Fca è “indietro” o “più lenta” rispetto ad altri automaker nello sviluppo delle tecnologie per auto autonome. Il sito Detroit News scrive che Fca con Google potrebbe diventare la numero uno tra le Big Three (General Motors, Ford, Chrysler), mentre ora è l’inseguitrice.

“Ogni produttore d’auto sta cercando di entrare nel mondo hitech perché è qui il futuro”, ha detto Karl Brauer, analista di Kelley Blue Book. “Le tech companies a loro volta cercano di passare dalla semplice realizzazione di software, interfacce e device personali al mondo molto più complesso della fabbricazione di automobili. Un’alleanza Google-Fca potrebbe rendere entrambe le aziende leader”.  Sempreché ci sia un chiaro accordo su chi sarà proprietario delle tecnologie e dei dati – altro elemento chiave in questa nuova industria: rumors dicono che anche GM abbia trattato con Google un accordo tecnico ma abbia fatto saltare tutto proprio sugli aspetti di ownership di dati e software.



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