Estratto del discorso tenuto oggi dal presidente della Consob, Giuseppe Vegas, in occasione dell’incontro annuale con il mercato finanziario
In questo contesto, la solidità del sistema bancario è stata commisurata all’adeguatezza del patrimonio di vigilanza. Sofferenze, esposizioni eccessive in titoli pubblici, derivati e titoli strutturati hanno determinato un susseguirsi di esercizi di stress test e di valutazione della qualità degli attivi bancari, che hanno portato a progressivi innalzamenti dei requisiti patrimoniali. Per farvi fronte, molti Paesi hanno fatto ricorso a ingenti iniezioni di capitale pubblico; in altri, come nel nostro, si sono avuti rilevanti aumenti di capitale sul mercato. Dal 2008 al 2015 i coefficienti patrimoniali delle principali banche dell’Unione europea sono aumentati in media dal 7 al 12 per cento circa (più 70 per cento). Ciò nonostante in molti Paesi dell’area euro, in particolare in quelli periferici, le banche dispongono oggi di requisiti patrimoniali che si attestano in media sui livelli minimi previsti dalle regole prudenziali.
Il credito all’economia non ha avuto così l’espansione desiderata. In Italia abbiamo vissuto una lunga stagione di ricapitalizzazioni condotte in un contesto di incertezza, caratterizzato dalla difficoltà nel coinvolgere investitori con adeguati mezzi finanziari, dalla necessità di concedere ulteriori sconti rispetto ai corsi borsistici per superarne diffidenze e ritrosie e dalla riluttanza dei vecchi azionisti a vedere fortemente diluita la propria quota partecipativa. Nelle attuali condizioni di mercato non è facile realizzare nuovi aumenti di capitale. Sulle valutazioni degli investitori pesa, in particolare, il problema delle sofferenze. I dati del rapporto Transparency Exercise, pubblicati a fine 2015 dall’autorità bancaria europea, o Eba (European Banking Authority), indicano che l’Italia è uno dei Paesi dell’Unione europea con la più alta incidenza di crediti deteriorati sul totale degli impieghi bancari. Si tratta tuttavia di calcoli operati secondo metodi non sempre condivisibili. L’elevato livello dei crediti deteriorati dipende anche dai tempi di recupero.
É stato stimato che una riduzione di tre anni (dalla media attuale di sette anni ai quattro europei) potrebbe abbattere le sofferenze di circa 40 miliardi di euro (meno 20 per cento). In questo contesto, assumono rilevanza i provvedimenti recentemente emanati dal governo, volti a rendere più efficienti e a semplificare le procedure di escussione delle garanzie reali al fine di accorciare i tempi di recupero dei crediti. La riduzione dei tempi di recupero può incrementare i prezzi di cessione dei crediti deteriorati assistiti da garanzia e attenuare gli impatti negativi di tali operazioni sul conto economico. Sulla questione dei tempi della giustizia civile si sta creando un divario sempre più ampio fra l’Italia e i principali Paesi avanzati.
É necessario intervenire con urgenza, non solo per limitarne l’impatto sulle sofferenze e sul settore bancario, ma anche per i riflessi di più ampia portata sull’intero sistema produttivo del nostro Paese. Iniziative private volte a costituire fondi specializzati negli interventi di ricapitalizzazione del settore bancario e nell’acquisto delle tranche più rischiose in operazioni di cartolarizzazione delle sofferenze sono di estrema importanza. Esse potranno offrire risposte efficaci e immediate ai problemi strutturali delle banche italiane. Queste iniziative dovranno contribuire alla formazione di un mercato delle sofferenze bancarie efficiente, che non imponga svalutazioni incongrue, tali da non poter essere assorbite dai bilanci bancari e da mettere a repentaglio la stabilità stessa del sistema, e che ostacoli interventi di carattere predatorio. Le recenti misure normative proposte dal governo e accolte favorevolmente dal mercato, relativamente alla possibilità di richiedere una garanzia pubblica sulle cosiddette tranche senior di cartolarizzazioni delle sofferenze, vanno inoltre nel senso di ridare fiducia al mercato e avviare un processo ordinato di smobilizzo dei crediti deteriorati. Oltre alla questione delle sofferenze, altri fattori incidono negativamente sulle prospettive del nostro sistema bancario.
L’inasprimento dei requisiti patrimoniali, degli approcci di vigilanza microprudenziale e il livello estremamente basso dei tassi d’interesse hanno effetti negativi sugli utili attesi. In questo contesto, le banche devono bilanciare la contrazione del margine di interesse con la diversificazione dei ricavi e con processi di ristrutturazione. Operazioni di aggregazione, caratterizzate da significative sinergie industriali ed economie di scala, possono rendere il sistema bancario più competitivo ed efficiente. É necessario puntare su servizi innovativi, offerti tramite canali digitali, e su quelli a maggiore valore aggiunto, come la consulenza alle imprese e i servizi di investimento. Le banche che evidenziano maggiore solidità e redditività sono quelle che, cogliendo le opportunità della rivoluzione digitale, sono riuscite ad assumere caratteristiche specializzate in aree di attività diverse rispetto a modelli di business più tradizionali, basati esclusivamente sulla raccolta tramite sportelli e l’erogazione del credito.
In questo quadro la liquidità tende a confluire verso titoli di Stato e altri strumenti con coefficienti di assorbimento patrimoniale bassi o nulli. I dati pubblicati dall’Eba nel rapporto Transparency Exercise e relativi alle maggiori banche europee, mostrano che, rispetto a fine 2013, gli investimenti in titoli di Stato sono aumentati di circa il 12 per cento. L’introduzione di un coefficiente di ponderazione ovvero di limiti all’esposizione in titoli di Stato, ipotesi in discussione in ambito europeo e internazionale, potrebbe in astratto avere l’effetto positivo di dare maggiore efficacia alla politica monetaria, eliminando gli incentivi ad investire in titoli pubblici piuttosto che in crediti alle imprese. Tuttavia, in assenza di livelli di patrimonializzazione del settore adeguatamente superiori a quelli minimi regolamentari, la misura in discussione avrebbe l’effetto di avvantaggiare gli Stati con rating più elevati e costringere le banche a ridurre bruscamente e in maniera disordinata l’esposizione in titoli di Stato con rating peggiori. Ne conseguirebbe una nuova ondata di turbolenze e instabilità sul mercato dei titoli pubblici. Il con il mercato finanziario conseguente aumento dei tassi avrebbe effetti negativi sulla sostenibilità del debito pubblico, che si sommerebbero alle attuali criticità nell’operare significative correzioni ai bilanci degli Stati per effetto di una bassa crescita.
(Leggi qui il DISCORSO INTEGRALE del presidente Giuseppe Vegas)