Skip to main content

Jihad, chi sono i 3 fermati in Italia

Due uomini di nazionalità afghana sono stati arrestati questa mattina all’alba a Bari con l’accusa di tramare attentati terroristici di matrice islamica-radicale non solo in Italia, ma anche in Belgio, Regno Unito e Francia. Un’altra persona collegata al gruppo è stata fermata a Milano, mentre altre due persone sono al momento ricercate.

L’operazione, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, è stata compiuta dai Carabinieri del Ros e del nucleo investigativo del comando provinciale di Bari, e ha colpito quelli che sono ritenuti i componenti di una cellula jihadista a carattere transnazionale.

GLI ARRESTATI

Hakim Nasiri, 23 anni, era domiciliato nel Cara (Centro accoglienza richiedenti asilo) di Bari, ed è accusato di terrorismo internazionale, mentre Gulistan Ahmadzai, 29 anni, residente a Cerignola (Foggia), di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, business principale del gruppo; stesso capo di accusa per il 24enne pakistano Zulfiqar Amjad, residente a Bari con lo status di protezione sussidiaria, ma bloccato nei pressi di Porta a Romana a Milano. Amjad, a quanto pare dalle prime informazioni, non avrebbe legami con il tessuto estremista lombardo, oggetto di arresti nei giorni precedenti. Sfuggiti alla cattura Qari Khestamire Ahmadzai, 30 anni, e Surgul Ahmadzai, 28 anni, entrambi ricercati per il reato più grave (terrorismo). Repubblica scrive che i due sarebbero già ripartiti verso l’Afghanistan.

L’INIZIO DELL’INDAGINE

I sospetti si erano accessi sul gruppo quando, nel dicembre scorso, i Carabinieri avevano fermato i quattro afghani mentre riprendevano dei video all’esterno dell’Ipercoop di Santa Caterina. Dai controlli delle forze dell’ordine sugli smartphone sono emersi filmati ripresi anche al porto di Bari e all’aeroporto, oltre che immagini del Circo Massimo, del Colosseo e molte altre scattate di Londra (appartamenti, un cinema, un centro benessere, un ristorante, il centro commerciale West India Quay, l’ingresso e la panoramica del South Quay footbridge, ponte pedonale a Canary wharf, l’area pedonale periferica Champions walk e tre hotel, il Sunborn Yacht in Royal Victoria dock, il Premier Inn in International square e l’Ibis Styles London Excel in Victoria Dock road). Nelle foto, pubblicate anche dai maggiori media italiani, emerge anche un selfie scattato da Nasiri insieme al sindaco di Bari Antonio Decaro durante la “marcia degli scalzi”, la manifestazione a favore dell’integrazione organizzata in diverse città d’Italia il 10 settembre del 2015.

LA MOTIVAZIONE DEL FERMO

All’intercettazione di dicembre nel centro commerciale era seguita la confisca dei telefoni, studiando i quali la procura ha motivato il fermo, come riporta il Corriere della Sera, “in qualità di promotori, dirigenti, organizzatori e finanziatori si associavano tra loro e con altre persone non identificate allo scopo di compiere atti di violenza con finalità di terrorismo internazionale, in Italia ed all’estero, realizzando anche in Italia (oltre che in Francia, in Belgio) un’associazione criminale, costituente articolazione o comunque una rete di sostegno logistico di una organizzazione eversiva sopranazionale di matrice confessionale, funzionalmente collegata all’organizzazione terroristica internazionale denominata Stato islamico dell’Iraq e della Siria (Isis) o Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil), Emirato islamico dell’Afghanistan e di Al Qaeda”. Indagini ulteriori, magari anche attraverso la collaborazione dei sospettati, riusciranno ad approfondire esattamente le dinamiche che collegano la cosiddetta “cellula barese” ad un qualche gruppo terroristico, visto che lo Stato islamico, al Qaeda e i Talebani afghani, sono tre realtà ben distinte; soprattutto, l’Is è nemico della altre due.

TRAMAVANO ATTENTATI

La Dda ritiene comunque che i filmati ritrovati nei telefoni rappresenti elementi di progettazione per attacchi terroristici contro aeroporti, porti, mezzi delle forze dell’ordine, centri commerciali e alberghi: secondo l’accusa gli indagati avrebbero dato “sostegno a soggetti disponibili a compiere azioni suicide o azioni combattenti”. Per il momento le immagini, ritenute veri e propri sopralluoghi operativi, sono l’elemento probatorio più forte sulle attività dei cinque sospettati. Nei telefonini anche molto altro materiale di propaganda jihadista. In un’altra foto Nasiri è ripreso con in mano un fucile d’assalto americano M16, possibile segno che il gruppo avesse a disposizione delle armi?

×

Iscriviti alla newsletter