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Consigli non richiesti a Maria Elena Boschi sulle pari opportunità

Mentre ci chiedevamo che fine avessero fatto le politiche sulle pari opportunità, Matteo Renzi ha dato la delega alla ministra Boschi. Auguriamo alla Ministra un buon lavoro, con la speranza che questa metta un po’ di ordine.

Le signore Ministre sono state darwinamente eliminate e sottodimensionate. Al ministero degli Esteri, dopo la Mogherini, ci è andato un signore, alla Famiglia un altro signore , all’Economia, dopo Guidi, un ragazzone transumato dall’Europa, alle Politiche Regionali, dopo la sfortunata Lanzetta, un altro signore ancora. Più o meno esperti e tutti uomini. I vari organismi delle pari opportunità, dopo una stagione di iniziative e di alleanze interdisciplinari, finalizzate a gestire le sempre più corrose risorse che dal 2008 in poi sono state tagliate dall’emergenza economica, non si fanno funzionare. E neanche a dirlo, non solo per via del fatto che ci siinvesta poco, ma anche a causa di una scelta politica di azzeramento.

Chissà come funzionerà quella cabina di regia che il ministero del Lavoro doveva mettere in piedi per usare quei 40 milioni ( il 10% delle risorse previste dal DLGS 81/2015 e finanziato con la legge di stabilità per il 2016), per defiscalizzare le prassi di flessibilità lavorativa? Boschi, nel suo essere una e trina, riuscirà a valorizzare il ruolo di alcuni provvedimenti che possono sostenere le politiche delle pari opportunità? E le associazioni femminili che in queste ore si congratulano con la Boschi, si accontentano di qualche sfilata sul red carpet del Governo e del Quirinale per i 70 anni del voto alle donne? Le politiche di rango sono anche quelle che assicurano la parità, compresa la presenza di uomini e donne in Parlamento.

Ma come agirà la Boschi, in qualità di rappresentate delle politiche di pari opportunità, rispetto all’adeguamento delle leggi regionali elettorali alla legge Maturani che prevede norme di garanzia di genere? Uno degli esiti potrebbe essere un nuovo Senato con una clamorosa assenza di parità di genere. Se passerà la riforma costituzionale, per la quale la ministra Boschi si è tanto battuta, e sulla quale ho idee ben chiare non condividendone il contenuto, la situazione sarà priva di voci e talenti.

E cosa ne pensano le ministre rimaste in carica ai timoni della nave renziana, quali Madia, Lorenzin, Pinott e Giannini? Hanno silenziato la loro indole femminile? Si sono sottomesse? Bisogna essere omosessuali per essere destinatarie di politiche attive per le donne? L’Europa ci massacrerà anche per questo: i dati della disoccupazione femminile, e più ancora giovanile, e le prossime amministrative puniranno questa stagione di disinteresse e, soprattutto, un referendum che porta in campo una orribile legge su una Costituzione violata e imbastardita che della tutela della parità di genere non ha nessun rispetto.


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