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Estrazioni a mare, così Mise ed Emilia-Romagna lavorano all’intesa

Le polemiche referendarie sono finalmente alle spalle. Ora si può lavorare senza pressioni indesiderate, fuori dal contesto polarizzante della campagna elettorale e lontano da incursioni demagogiche. E’ questo il pensiero che circola tra gli addetti ai lavori del settore Offshore, soprattutto dopo che al Ministero dello Sviluppo economico si è insediato il nuovo ministro Carlo Calenda a seguito delle dimissioni di Federica Guidi.

COSA BOLLE IN PENTOLA LUNGO LA VIA EMILIA

Il dossier, raccontano i bene informati, è già pronto da tempo. Era stato congelato in vista del referendum sulle trivelle, poi risoltosi in un nulla di fatto per il mancato quorum. Ci si erano messe di mezzo le frizioni interne al Governo, ma ora che Matteo Renzi ha impresso un’accelerata richiamando in fretta e furia da Bruxelles Calenda, è arrivato il momento di chiudere questa partita. Stiamo parlando dell’accordo tra il Ministero dello Sviluppo economico e la Regione Emilia-Romagna sul monitoraggio e il controllo delle estrazioni a mare a caccia di risorse energetiche, ossia a caccia del gas presente nel distretto adriatico ravennate, un’intesa ritenuta di fondamentale importanza all’interno del settore perché capace di fornire una cornice chiara e definita alle imprese del settore. La partita dovrebbe chiudersi nel giro di un mese o poco più, e vede il governatore Stefano Bonaccini (che è pure presidente della Conferenza Stato-Regioni) giocare un ruolo di primo piano nell’asse Bologna-Roma, soprattutto dopo essere stato uno dei pochi presidenti di Regione del Pd a non aver ceduto sin dall’inizio alle sirene turbo ambientalistiche del collega pugliese Michele Emiliano. Già nel settembre 2015, votando una risoluzione proposta dal consigliere regionale dem Gianni Bessi, il Pd emiliano-romagnolo aveva rifiutato la strada del populismo ambientalista che conduceva dritto alla via referendaria, preferendo intervenire nel merito della Legge di Stabilità 2015 e promuovere un accordo con il Governo per una maggiore concertazione con la Regione su questi temi. Detto e (quasi) fatto.

LA BASE DELL’ACCORDO COL MISE

A spingere verso l’accordo col Mise è un verbale sottoscritto a fine aprile da Regione Emilia-Romagna, sindacati confederali, Confindustria, Cna e Confartigianato, un documento scaturito dalla riunione del tavolo petrolchimico regionale. Tra quelle righe si parla della “necessità che vengano chiarite definitivamente le condizioni di ammissibilità delle attività estrattive, pertanto la necessità di procedere con le attività di ricerca ed estrazione del gas a mare, rispettando le 12 miglia, con modalità che diano analoghe garanzie a quelle adottate per le estrazioni a terra”. I soggetti riuniti chiedono di “proporre al Mise di siglare un accordo operativo”, come quello siglato sempre con la Regione per le attività di estrazione a terra. “Tale accordo – continua il verbale – avrà valenza multisettoriale in quanto dovrà consentire, oltre allo sviluppo di sistemi di monitoraggio e controllo degli eventuali effetti sismici e subsidenziali correlabili allo svolgimento delle attività estrattive, anche sistemi di monitoraggio e controllo degli impatti ambientali, e favorire l’attuazione dei principi di gestione integrata delle zone costiere, delle aree marine protette, in accordo con le strategie comunitarie della blue economy e della pianificazione marittima”.

LA SPINTA CHE ARRIVA DAL MINISTERO

Anche ai piani alti del Mise c’è chi sponsorizza l’accordo-quadro con l’Emilia-Romagna che potrebbe fungere da modello e venire replicato altrove. In questa direzione vanno infatti le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi al Quotidiano Energia da Franco Terlizzese, direttore generale del settore risorse minerarie ed energetiche del Ministero, il quale a proposito dell’iniziativa congiunta con Regione e Stogit sul sito di stoccaggio di gas a Minerbio (provincia di Bologna) ha spiegato che “questa iniziativa vuole essere una testimonianza della massima trasparenza con cui il Governo intende affrontare la questione e anche un messaggio per un’ampia collaborazione con le Regioni. Una collaborazione che intendiamo estendere anche al mare – ha aggiunto -, dove la competenza esclusiva dello Stato non è ovviamente in discussione ma che può costituire oggetto di confronto costruttivo con le Regioni. Dal punto di vista operativo siamo già partiti e credo potremo formalizzare l’intera nel giro di qualche settimana”. Insomma, se dopo il referendum il Governo ha intenzione di ricucire il rapporto con le Regioni in tema di energia, lo vuole fare a partire dall’asse con l’Emilia-Romagna e il suo Pd di governo che s’è schierato piuttosto compatto contro la consultazione.

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