Tutti a dire che il m5s prende i voti del terzo stato. Tutti a dire che Demagistris a Napoli prende i voti perché ha saputo comunicare distanza dalle élites.
Il fatto è che oggi è scomparsa la borghesia. Ne rimane, forse, giusto un po’ a Milano dove, infatti, si scontrano due profili di interessi: quelli rappresentati da Sala e da Parisi. Prendete Torino. Non si può spiegare il ballottaggio tra Fassino a l’Appendino senza ammettere che la borghesia non c’è più. Inutile rivendicare le Olimpiadi del 2006. Inutile rivendicare che la città è diventata turistica.
Chi vende piadine è più sotto proletario di chi, vent’anni fa, piegava lamiera al cancello 4 di Mirafiori. Con la Fiat se n’è andata una borghesia di impiegati, di funzionari, di tecnici.
Una volta – lo diceva Longanesi – c’era un bello per i ricchi e un bello per i meno ricchi. Oggi no. Il bello del ricco è il medesimo del povero. La democratizzazione dei consumi ha livellato ogni estetica e si è mangiata quel blocco sociale dove i grandi partiti andavano a pescare.
Un professionista oggi, per portare a casa un reddito confacente ai suoi studi deve lavorare due, tre volte quanto lavorava un suo omologo vent’anni fa. Alla faccia dell’art.18 e dell’Istat che ti chiede se lavori 40 ore e se hai mai utilizzato i centri dell’impiego. Chi?
Della borghesia di una volta, solida, industriale, rimangono solo le buche rosse delle lettere. Tutto il resto si è liofilizzato. Il pensiero, la storia, il decoro, la tradizione.
Tutto è effimero, come gli eventi. Ecco, dalle Olimpiadi di Torino 2006 a quelle di Roma 2024. Pare che Montezemolo abbia detto che è pronto a ritirare la candidatura di Roma se dovesse vincere la Raggi, la candidata sindaco del M5S. Montezemolo che – ricordiamolo – nel 90 fu il presidente della commissione che si occupò degli appalti per la costruzione delle opere dei Mondiali di calcio. Furono completati meno della metà dei cantieri e spesi più del doppio dei quattrini. Molte di quelle opere sono delle cattedrali nel deserto, alcune sono state già abbattute ancora prima del loro famigerato ritorno dell’investimento, altre continuano a gravare sul conto degli italiani.
È saltata la catena di comando sociale. Da Montezemolo e da quelli come lui, si arriva direttamente al terzo stato. Dove ahimè dobbiamo convivere tutti assieme come in un’enorme terza classe di un transatlantico.
Non ci salveranno le vecchie zie questa volta perché, benché si viva in tempi democratici, il pubblico ammira la forza e la volgarità più di quanto non facesse in tempi tirannici (Leo Longanesi).