“Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”, Anna Monia Alfieri, legale rappresentante dell’Istituto di Cultura e Lingue Marcelline, ha iniziato con la citazione dell’articolo 33 il suo intervento durante la presentazione del saggio Il diritto di apprendere. Nuove linee di investimento per un sistema integrato, che si è tenuta il 15 giugno all’università La Sapienza di Roma. I punti cardine del saggio sono due: garantire maggiore libertà di scelta per i genitori e un risparmio per le casse erariali, stimato intorno ai 17 miliardi di euro l’anno.
(TUTTE LE FOTO DELLA PRESENTAZIONE)
IL CONFRONTO
“Il confronto, a livello europeo, tra i finanziamenti dello Stato destinati alle scuole paritarie vede l’Italia all’ultimo posto sotto la Grecia”, ha affermato Maria Chiara Parola, esperta di scuola e anche lei autrice del saggio. “In paesi come Finlandia, Danimarca e Svezia, il supporto dello Stato è uguale sia nel caso di insegnamento pubblico sia privato”, ha affermato Parola. Nel saggio, infatti, viene evidenziata più volte la differenza di risorse che il ministero destina ai differenti tipi di istruzione. Nel 2014 il Miur ha sborsato 40.324 milioni di euro per la scuola pubblica e 494 mila per quella paritaria, pari all’1,2% del totale. “Quello che noi chiediamo, però, non sono finanziamenti”, ma un sistema che renda accessibile la scuola paritaria anche a tutte le famiglie, perché “i poveri oggi non possono scegliere tra una buona scuola paritaria e una buona scuola pubblica – ha affermato Alfieri – in questo modo lo Stato non garantisce un diritto scritto sulla propria Costituzione. Questo è apartheid”, ha concluso la suora.
Se ogni anno lo Stato spende “7.000 euro per ogni allievo che frequenta le scuole pubbliche – si legge sul saggio – ne spende meno di 500 per gli alunni delle scuole paritarie”, eppure “chi decide di mandare i figli alle scuole paritarie paga le tasse due volte anche se toglie parecchi oneri allo Stato”, ha affermato Parola facendo riferimento a un dato riportato nel libro: “Se il milione di studenti che frequentano scuole paritarie si riversassero verso la scuola pubblica, la spesa pubblica per il welfare italiano aumenterebbe di oltre 6 miliardi annui”.
(TUTTI GLI SCATTI DELLA PRESENTAZIONE ALLA SAPIENZA DI ROMA)
I COSTI STANDARD
Il terzo autore del libro, Marco Grumo, docente di economia all’Università Cattolica di Milano, si è concentrato sulla ricerca scientifica sui “costi standard” che potrebbe rivoluzionare il sistema scolastico italiano, secondo i saggisti. Questo prevede un “finanziamento ad personam” (per allievo), diverso per corsi e gradi e per differenti condizioni personali dello studente, che equivale al costo reale che una struttura scolastica statale o paritaria sosterrebbe annualmente per ciascuno studente.
Ogni allievo, in base a questo “prezzo”, potrà scegliere di spendere questo “gettone” nelle strutture scolastiche pubbliche, statali o paritarie, come risultato di un vero strumento di libertà di scelta educativa, come previsto dalla Costutizione.
Secondo questo sistema, se venissero scritte a bilancio tutte le spese dell’attività scolastica, gestendole in un quadro unitario e rigoroso in ordine agli sprechi, potrebbe essere possibile riequilibrare i costi, senza rinunciare alla qualità. In altre parole, ponendo una domanda: a quanto ammonterebbe il finanziamento ad personam che ciascuno studente italiano potrebbe indirizzare verso la scuola pubblica, paritaria o statale, da lui prescelta?
Quei 7.000 euro che vengono spesi ogni anno per ciascuno studente che frequenta le scuole pubbliche, possono essere riallocati diversamente e standardizzati anche per gli studenti delle scuole paritarie? Sì, e il risparmio per lo Stato equivarrebbe “a 17 miliardi euro”. Parola di Anna Monia Alfieri.
La prefazione del libro è a cura del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini. Che sia un piccolo passo in avanti verso questo nuovo modo di concepire il sistema scolastico?