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Tutti i battibecchi tra gli azionisti di Unicredit

Di Fernando Pineda e Federico Fornaro

Giovedì è sceso in campo persino il ministro dell’Economia, Piercarlo Padoan, per sollecitare nel minore tempo possibile un nuovo amministratore delegato per Unicredit, la seconda banca italiana per capitalizzazione e quella più grande e presente a livello internazionale. Nel frattempo si scorgono sempre più evidenti, seppure sotto traccia, le tensioni fra soci italiani e il presidente Giuseppe Vita (nella foto) per i tempi lunghi nell’individuare il successore di Federico Ghizzoni. Ma i soci grandi e piccoli dell’istituto cercano forse un capro espiatorio per le fibrillazioni in Borsa del titolo, visto che sono stati loro a provocare l’uscita dell’amministratore delegato senza avere un nome pronto per la successione. Esponendo così la banca alle attese e agli sbuffi del mercato per una banca di tale rilievo senza una guida operativa e in vista di operazioni necessarie ordinarie e forse anche straordinarie come un aumento di capitale. Le stilettate fra Vita e i grandi azionisti, specie italiani, si possono anche rintracciare leggendo e confrontando le cronache giornalistiche, che ora si concentrano nell’indicare il nome del possibile sostituto di Ghizzoni. Ma andiamo con ordine.

IL CROLLO IN BORSA

Alla fine di maggio è stata ufficializzata l’uscita dell’attuale ad Federico Ghizzoni, ma siccome i soci non avevano già pronto il nome del suo successore il banchiere è rimasto ai vertici dell’istituto. E lì Ghizzoni resterà fino a che non si alzerà il velo del nome di colui che raccoglierà il suo testimone. Sui mercati quest’attesa ha provocato parecchio nervosismo per le azioni Unicredit: da fine maggio, quando le dimissioni di Ghizzoni e la mancanza di un sostituto sono diventate ufficiali, per i titoli in Borsa il calo è stato continuo e molto più forte di quello del mercato. Basti pensare che Unicredit è passata dai 3,13 euro del 25 maggio ai 2,2 del 16 giugno, corrispondenti ai minimi storici. Giovedì è stato l’ultimo giorno in cui i mercati azionari hanno scontato la paura per una uscita del Regno Unito dall’Unione europea, perché poi venerdì, complice il tragico omicidio della parlamentare inglese Jo Cox, l’ago della bilancia si è spostato a favore di una permanenza in Europa e Piazza Affari ha guadagnato il 3,5% mentre Unicredit è addirittura volata di oltre il 9%, chiudendo a 2,41 euro.

LA LISTA DEI PAPABILI

A fare scattare le vendite, oltre al generale timore Brexit, sono stati proprio i timori che i soci della banca stessero brancolando nel buio sul sostituto di Ghizzoni. Ad avvalorare questa tesi, le recenti parole del presidente di Unicredit, Giuseppe Vita, che in una intervista al Sole 24 ore del 9 giugno aveva fatto sapere che per il nome del nuovo amministratore delegato si sarebbero dovuti attendere un paio di mesi, almeno fino alla fine di luglio. Un’attesa che al mercato era parsa lunghissima: “E’ mai possibile – era il tormentone negli ambienti finanziari – che una banca come Unicredit debba stare due mesi con un ad dimissionato e in un momento tanto complesso per il settore del credito?”.

Non solo. I nomi che circolavano erano tanti e le idee sembravano parecchio confuse. Per esempio, sul Sole 24 ore del 16 giugno Marco Ferrando scriveva: “La rosa dei papabili rimane più o meno sempre la stessa, con Alberto Nagel e Marco Morelli, Jean Pierre Mustier, Sergio Ermotti, Andrea Orcel e Giampiero Maioli in prima fila, a cui si aggiungerebbero in una rosa più ampia Gaetano Micciché (“Non dico una parola”, ha dichiarato ieri), Flavio Valeri, ma anche Corrado Passera nonché Fabrizio Viola. In rosa anche degli interni, con Gianni Papa e Carlo Vivaldi su tutti”. Mentre Repubblica del medesimo giorno, in un articolo firmato da Andrea Greco, sosteneva invece che “la candidatura di banchieri interni, prevista dal piano interno di successione, non è seriamente considerata dai soci stabili, per la corresponsabilità con il team che ha portato il gruppo allo stato attuale (i più accreditati sono Gianni Franco Papa, che ha siglato la criticata garanzia sull’aumento Vicenza, e Carlo Vivaldi, capo dell’Est Europa e vice presidente di Bank Austria)”. Un siluro contro Vivaldi e Papa ritenuti vicini al presidente Vita, secondo alcune ricostruzioni.

FRATTURA VITA-SOCI ITALIANI

Eppure lo stesso presidente Vita, che in Unicredit rappresenta l’ala di azionariato tedesca (storicamente legata ad Allianz), nella stessa intervista al Sole 24 ore aveva affermato che per trovare il sostituto di Ghizzoni sarebbero state valutate anche le candidature interne. E’ proprio da qui che emerge la frattura, che pare stia diventando sempre più netta, tra gli azionisti stabili italiani di Unicredit (le fondazioni Crt e Cariverona e i gruppi Del Vecchio e Caltagirone su tutti) e i soci tedeschi che sostengono Vita. Di più: gli stessi soci italiani, considerato anche il crollo del titolo in Borsa, non sembrano affatto disposti ad attendere i due mesi prospettati da Vita per avere il nome del successore di Ghizzoni.

C’è tuttavia chi fa notare che la decisione di dimissionare l’attuale ad senza avere ancora pronto il nome del suo sostituto è stata presa proprio dagli azionisti di Unicredit, irritati – si dice – per una serie di questioni tra cui la gestione della pre-garanzia sull’aumento di capitale della Popolare di Vicenza (Unicredit ha prima preso l’impegno e poi fatto un passo indietro, contribuendo in maniera determinante alla creazione del fondo Atlante). Si consideri poi che la banca, secondo gli analisti, necessita di un aumento di capitale da almeno 5 miliardi, operazione per avviare la quale Ghizzoni non sembra essere più indicato (un po’ perché forse è lui stesso a non volerlo fare, un po’ perché il mercato non sembra più accordargli particolare fiducia).

L’IPOTESI PASSERA

Da qualche giorno, però, le cose sembrano essere cambiate. Secondo quel che scrive Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano di domenica 19 giugno, “l’attesa per conoscere il nome del prossimo amministratore delegato di Unicredit potrebbe essere più breve dei due mesi annunciati: una volta capito il destino della Gran Bretagna in Europa, giovedì prossimo, la più grande banca italiana annuncerà il nuovo capo azienda. E salvo sorprese dell’ultimo minuto, sarà Corrado Passera, secondo quanto circola negli ambienti finanziari e quanto risulta al Fatto“. Come nota Feltri, “l’ex amministratore delegato di Intesa Sanpaolo è ancora giovane per gli standard della finanza, ha 61 anni, e la sua carriera politica sembra arrivata al punto di non ritorno: dopo aver speso oltre 1,4 milioni per la campagna a Milano, ha scelto di ritirarsi dalla corsa a sindaco non vedendo alcuna possibilità di successo. Si è schierato con il candidato di centrodestra, Stefano Parisi, ma ha già chiarito che non sarà coinvolto in alcun modo nella sua giunta in caso di vittoria”.

A deporre a favore di un imminente arrivo di Passera ai vertici di Unicredit, ci sono anche le recenti parole di Francesco Gaetano Caltagirone, azionista con l’1%, che ha tracciato un identikit del sostituto di Ghizzoni: “Serve un grande banchiere retail, non un banchiere d’affari”. Identikit che, sottolinea ancora Feltri sul Fatto, “esclude un candidato forte come Alberto Nagel, oggi amministratore delegato di Mediobanca, banca d’affari il cui primo socio è proprio Unicredit”. Mentre si attaglia perfettamente a Passera. Certo, sarebbe clamoroso se l’ex numero uno di Intesa prima di diventare ministro dello Sviluppo per il governo di Mario Monti passasse a Unicredit, concorrente diretta dell’istituto ora guidato da Carlo Messina. A breve – pare – lo scopriremo.


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