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Vi spiego il successone (a 5 stelle) di De Magistris a Napoli. Parla Demarco

Luigi De Magistris ha ri-scassato tutto. Nella riedizione della sfida contro l’imprenditore Gianni Lettieri, l’ex pm in versione Masaniello 2.0 ha sbaragliato l’avversario con il 67% dei consensi, quasi 91mila voti. Un successo che, spiega a Formiche.net Marco Demarco, firma del Corriere della Sera ed ex direttore del Corriere del Mezzogiorno, “si è rivelato clamoroso sin dal primo turno e porta con sé moltissime ragioni, prima tra tutte il crollo del contesto”.

Partiamo proprio dal crollo del contesto napoletano. Cosa significa?

Tutto quello che c’era intorno è venuto meno. Il Pd a Napoli si è autodistrutto: aveva avuto tutto il tempo per riorganizzarsi ma ha commesso una serie di numerosi errori. Il primo è stato non aver risolto in tempo il problema Bassolino. Il secondo è stato invece il non avere trovato un candidato all’altezza della situazione, non per demeriti personali ma per metodo perché la Valente è stata scelta a Roma con il bilancino delle correnti, ricorrendo a logiche estranee alla città. Terzo, il ruolo molto pesante di Renzi e della sua idea commissariale della città; dietro il commissariamento dell’area ex Italsider di Bagnoli, c’è l’idea di un interventismo centralistico di Renzi che ha finito per fare il gioco di De Magistris.

In che senso Renzi ha fatto il gioco di De Magistris?

Renzi ha permesso a De Magistris di trasformare queste elezioni da un giudizio sui 5 anni di governo cittadino del sindaco, in un voto di protesta contro il governo nazionale. L’effetto Renzi invece che un traino si è rivelato un disastro. Napoli è stata ignorata per 4 anni dal governo di Roma che ha cancellato la questione meridionale, poi è stata al centro di uno durissimo scontro e De Magistris ha trasformato le elezioni in un referendum tra lui e Renzi.

Qual è stato l’errore commesso da Renzi su Bagnoli?

E’ vero che Bagnoli ha una storia di arretratezza ventennale, ma non si può scippare ai Comuni l’unica competenza di rilievo che gli è rimasta, quella urbanistica, per un’area di quelle dimensioni. Il fatto che il Pd abbia perso al primo turno anche nella circoscrizione di Bagnoli, tradizionalmente feudo della sinistra trattandosi di una zona di tradizione operaia, significa che il partito non è riuscito a parlare a quelle persone. L’atteggiamento centralista e commissariale di Renzi ha urtato la sensibilità della città.

Il crollo del contesto ha però colpito anche gli altri partiti, a partire dai 5 Stelle…

Non ne ho le prove, ma sono certo che tra 5 Stelle e De Magistris ci sia stato un accordo di desistenza. La logica porta a pensarlo. Solo un anno fa il sindaco temeva una candidatura molto forte del Movimento, dato che si parlava di Di Maio o Fico. I 5 Stelle non solo non hanno scelto big nazionali, ma nemmeno candidature più radicate in città; ricordiamoci infatti che alle regionali di un anno fa sono stati il primo partito a Napoli.

De Magistris si è rivolto più volte al loro elettorato.

Sì, le affinità tra De Magistris e 5 Stelle sono infinite. Il problema però è che il sindaco non accetta vincoli, affetto com’è da anguillismo, nel senso che sfugge a qualsiasi regola in qualsiasi contesto.

La pesante sconfitta di Lettieri segna  un punto di non ritorno nel centrodestra partenopeo?

La candidata più votata di Forza Italia a Napoli è stata una deputata salernitana, l’ex ministra Carfagna che non c’entra nulla con questa città. Questo fatto dice tutto sulla situazione del centrodestra. Dopo 5 anni, Forza Italia non è riuscita a trovare un candidato sindaco diverso da quello che già aveva perso contro De Magistris; i tempi di Cosentino dal punto di vista dei successi elettorali sono davvero lontani.

Quali meriti ha De Magistris?

E’ un capo carismastico, capace di toccare le corde più profonde dei napoletani. De Laurentis ha detto che a Napoli servirebbe un leader metà Masaniello e metà manager. Ebbene, ci manca il manager ma il Masaniello ce l’abbiamo, un sindaco che fa battaglie a cuore aperto, un trascinatore di popolo che tiene insieme la demagogia e il riscatto identitario, i neoborbonici con i rivoluzionari sudamericani, la sinistra radicale con un pezzo della borghesia centrista, gli scontenti del Pd con gli elettori 5 Stelle. De Magistris è stato bravo a portare queste elezioni sul binario che voleva lui: un giudizio sul governo Renzi e non sul suo operato. Però la gente si ricorda che 5 anni fa Napoli era sommersa dall’immondizia e ora non più, i turisti hanno apprezzato un’idea innovativa come quella di chiudere il lungomare alle auto. Ma c’è un elemento più di altri caratteristico di questo sindaco…

Quale?

De Magistris ha cambiato l’élite di riferimento. Prima di lui, l’élite era rappresentata dal mondo dei professionisti, da quella borghesia moderata cresciuta un po’ all’ombra del potere politico; ma con la diminuzione della spesa pubblica questa élite ha perso il suo appeal sulla città. De Magistris se n’è creata un’altra di riferimento, fatta di movimenti, associazioni e centri sociali. Si è inventato qualcosa che prima non c’era, senza partiti ha messo in piedi un nuovo schieramento. Ora da Napoli vuole lanciare un quarto polo antirenziano a livello nazionale, alternativo anche ai 5 Stelle; vedremo se saprò trovare spazio.

Crede che a Napoli gli errori del Pd siano continuati anche dopo il voto? Cioè, non si è compresa ancora bene la lezione?

Sì, nella lettura che ha fatto il Pd del voto a Napoli vedo un errore che si ripete, perché anche questa volta in certa sinistra sta tornando un atteggiamento di tipo quasi antropologico. Alcuni sostengono che De Magistris abbia plebeizzato la città. Anche dopo la chiusura del ciclo di Bassolino, quando si sgretolò l’impalcatura di quel sistema di potere, lui si giustificò dicendo che a Napoli la storia prevale sulla politica, volendo dire che le condizioni di Napoli sono talmente segnate che la politica non riesce a trasformare il corso delle cose. E’ una visione antropologica della città, che si ripete quando si dice che De Magistris ha plebeizzato la città. Ma a Napoli appena un anno fa il 36% dei cittadini votava per De Luca e il 24% per i 5 Stelle; il problema non è del popolo, ma della scarsa offerta politica proposta dal Pd. Il problema è il Pd che non vince un’elezione a Napoli da 10 anni perché si è ritirato da tutto.

(foto dal profilo Facebook di Luigi De Magistris)

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