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Acea, Ama, Atac. Cosa farà Virginia Raggi?

Di Bruno Guarini e Fernando Pineda

Effetto Raggi su partecipate ed ex municipalizzate? È quello che da un lato auspicato molti grillini e dall’altro lato molti temono. Sta di fatto che al momento nessun passo ufficiale o informale è stato compiuto dal nuovo sindaco di Roma, Virginia Raggi, che domenica scorsa ha surclassato al secondo turno il democrat Roberto Giachetti.

LE ATTESE E I TIMORI

Le attenzioni mediatiche sono per lo più concentrate su Acea, l’ex municipalizzata dell’energia e dell’acqua, viste le dichiarazioni di Raggi in campagna elettorale sull’acqua pubblica e sui vertici (qui e qui gli approfondimenti di Formiche.net). L’Acea è quotata in Borsa e rimuovere i vertici non è mai semplice e può avere effetti deleteri, sottolineano alcuni osservatori: lo spoil system che fece l’ex sindaco Ignazio Marino, quando con i malumori degli azionisti privati mandò via il cda anzitempo, è costato al Comune quasi due milioni in cause, dicono le cronache. Cosa farà ora Raggi? Per ora si è limitata a dire che «Acea deve rispettare il volere referendario», ma secondo molti – scrive oggi il Corriere della Sera – “nel mirino potrebbero finire Alberto Irace (considerato un renziano: era a Publiacqua a Firenze) e l’avvocato Catia Tomasetti, indicati da Marino. Vale la pena, considerando che il Cda scade ad aprile? Chissà”.

LE ALTRE PARTECIPATE

Ma si avvertono già i primi effetti del voto. Ad esempio il presidente di Ama, Daniele Fortini, che si presenterà come dimissionario (la gestione dei rifiuti nella capitale è stata nel mirino dei Pentastellati): “Atto di cortesia nei confronti del nuovo sindaco – ha detto Fortini – essendo la nomina avvenuta durante la precedente amministrazione di Ignazio Marino”. Stessa decisione attesa oggi per il direttore generale di Atac, Marco Rettighieri, che ha mandato in Procura dossier scottanti su magagne interne all’azienda rimetterà il mandato nelle mani dell’amministratore unico di Atac. E gli altri? Si vedrà. Scrive il Corsera: “Come si capirà cosa vuole fare la Raggi delle istituzioni culturali, dal Palaexpo al Teatro dell’Opera, fino alla Festa del cinema. Uno dei nodi è il Teatro di Roma: a presiederlo c’è Marino Sinibaldi che Roberto Giachetti, sfidante piddino della Raggi, voleva come assessore alla Cultura”.

NODO ACEA

Nei prossimi giorni ci sarà con tutta probabilità un incontro tra il neo sindaco e i vertici di Acea: “Sarà necessario un confronto sereno – ha detto l’ad di Acea, Alberto Irace – lo promuoveremo anche noi, rientra nelle prerogative del management. Non ero preoccupato prima e non lo sono ora. Noi abbiamo un piano industriale da realizzare e continueremo con rigore e serenità a realizzarlo”. E proprio il piano industriale potrebbe essere uno dei problemi per i grillini, visto che Raggi in campagna elettorale ha detto che il comparto dell’acqua, in ossequio secondo il Movimento 5 stelle agli esiti del referendum contro la privatizzazione del settore, non deve produrre profitti ma avere finalità sociali. Ma gli osservatori non escludono mosse a sorpresa anche sui vertici, anche se il cda scade con l’assemblea di bilancio del prossimo aprile. Oggi Mf sottolinea che dalla relazione sulla governance di Acea risulta che “non sono stati stipulati accordi tra Acea e gli amministratori in carica che prevedano indennità in caso di dimissioni o licenziamento/revoca senza giusta causa. Idem per il direttore generale, carica detenuta da Irace”.

L’ANDAMENTO A PIAZZA AFFARI 

Resta il fatto che nell’ultimo mese il titolo dell’utility controllata al 51% dal Comune di Roma, ha perso quasi il 15%, (il 3,3% dopo i risultati del ballottaggio) e anche le banche d’affari ci hanno messo del loro, ha sottolineato ieri il quotidiano Mf/Milano Finanza. Kepler Cheuvreux ha abbassato il target price della quotata capitolina da 14 a 12,5 euro. La motivazione? Puramente politica. «La Raggi di recente ha fatto varie dichiarazioni contro Acea e siamo preoccupati sull’implementazione della strategia», si legge nel report. Per valutare a pieno l’effetto Raggi bisognerà aspettare il test del mercato di oggi, scontato l’effetto dividendo. Aggiungono gli analisti: “Non riteniamo che il business idrico verrà scorporato. L’unico modo per vedere ciò è attraverso una potenziale acquisizione da parte del Comune di Roma, non fattibile”.

L’APPROFONDIMENTO DI MILANO FINANZA

Riassumendo – ha scritto Angela Zoppo di Mf –  “per pubblicizzare l’acqua il Comune dovrebbe lanciare un’opa totalitaria su Acea a valori di mercato, e poi delistarla. Aggiungendo alla media ponderata del titolo negli ultimi sei mesi un premio tra il 35 e il 37% si arriverebbe a circa 1,7 miliardi. A questa cifra andrebbe aggiunto il rimborso del debito, che le banche esigerebbero in caso di delisting: altri 2,2 miliardi di euro per un totale di 4 miliardi di euro. Anche così bisognerebbe attendere la scadenza della concessione trentennale che lega il Comune all’Ato2, a maggioranza Acea. Una rescissione unilaterale del contratto prima del 2032 comporterebbe una penale miliardaria.

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