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Roma s’è svegliata con la Regina da 770.564 No

S’è svegliataaaa! Incredula, attonita, felicemente tramortita Roma si ritrova oggi nelle braccia della sua Regina, Virginia Raggi, che in soli quindici giorni ha più che raddoppiato i voti: dai 376.935, pari al 32,85% del 5 giugno, ai 770.564 del 19 giugno, pari al 67,15%.

E’ accaduto, a Roma, qualcosa di straordinario, di sbalorditivo, di inimmaginabile: la Regina Raggi ha più che doppiato il suo competitor uomo targato Pd, l’ex-radicale, Roberto Giachetti che nello stesso periodo è passato dai 325.835 (24,91%) del 5 giugno ai 376.935 voti (32,85%) del 19 giugno, con un incremento di poco più di 50 mila voti. E ha battuto, con più di 100 mila voti, il record – 664.490 pari al 63,93% – stabilito nel 2013 dal chirurgo della Lanterna, Ignazio Marino, uomo targato Pd.

Come dire, non c’e’ stato confronto, non c’e’ stata partita, tra la Raggi e il candidato di oggi e, volendo, anche di ieri, entrambi del Pd che è finito Ko, con le ossa rotte: 204 mila voti pari al 17,19% in questa tornata elettorale, 9 punti in meno di quel 26,26% del 2013 che, forse, ha illuso il factotum Matteo Renzi che ambiva, eccome, a avere in sposa la Capitale!

E’ proprio lui, Matteo Renzi, catapultato nel 2013 da Giorgio Napolitano a Palazzo Chigi, senza il legittimo voto popolare, che soltanto due anni fa alle Europee del 2014 si era ritrovato cucito addosso il roboante ma fasullo 40,8%, il grande sconfitto di queste elezioni: una debacle innegabile, a tutto tondo, che ha fatto il giro del mondo. Roma non gli ha creduto, ha scelto la Regina Raggi, lo ha quasi snobbato: irriverente e sfacciata, Roma gli ha risposto per le rime con il ritornello tanto caro al nostro Giggi (Proietti): nun je dà retta Roma che t’hanno (già) cojonato!

Cos’è successo, allora, nella Città Eterna di Pasquino e Nannarella, cantata in lungo e largo da Trilussa e Belli? Non si spiega un fenomeno tellurico di questa portata con la banale confluenza, tutta da dimostrare, solo ipotetica, dei voti della destra più o meno estrema: c’e’ dell’altro, un effetto trascinamento che ha contagiato, incoraggiato, e dato la spinta decisiva!

Ridotta a un cencio o poco più da un debito di ben 13,5 miliardi certificati dal Commissario governativo, più altri 2 fatti dalla gestione non certamente brillante di Marino e una cifra imprecisata che proviene dall’accensione di tìtoli derivati, e da una corruzione elevata a sistema, Roma Mafia Capitale, nel silenzio e omertà di chi l’ha mal-governata almeno negli ultimi 10-20 anni, Roma ha avuto un sobbalzo di dignità, un sussulto di pancia: Basta, si cambia, e poi si vedrà!

Un sussulto di pancia per la verità non tanto improvviso: c’era qualcosa di nuovo nell’aria, qualcosa che sotto sotto lavorava, forse una memoria antica, ma non tanto antica, che di colpo la mattina del 19 giugno s’è svegliata e si è manifestata nelle urne come un fiume, ingrossato e spumeggiante, lungo 770.564 No al giglio viola e al suo cerchio non più magico: la lupa si è così liberata da una morsa insopportabile ed asfissiante che la opprimeva ed è tornata a respirare aria pulita a pieni polmoni.

Che ce voi fa’, Mattè, i romani so’ fatti così, generosi, ospitali, burloni, ma se diventano insofferenti, se je gireno, sanno ribellarsi ogni qualvolta la misura è colma, come recita un detto popolare: disse la merla ar tordo sentirai la botta, si nun sei sordo! E la botta, Mattè,  t’è ‘rivata e sonora: annamo daje Roma…abbasta uno scossone, canta Giggi nostro, e lo scossone s’è sentito la notte del 19 giugno 2016! E che si brindi ancora alla Regina con la fascia da sindaca: Pe falla corta, per falla breve, mio caro oste portace da beve, da beve, da beve…




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