Il “Piano B” del tandem franco-tedesco è dunque divenuto pubblico. Come Formiche aveva ricostruito, se ne aveva avuto sentore nel corso della conferenza stampa congiunta Ayrault-Steinmeier del 15 giugno scorso, e ci si era chiesti dove fosse il documento d’emergenza a ridosso della Brexit. E’ stato poi sottoposto nella riunione dei sei ministri degli esteri dei Paesi fondatori, sabato 25 giugno scorso, vicino a Berlino, e alla fine è divenuto pubblico. E’ il vero testo politico di questa settimana di Consiglio europeo e di sessione parlamentare. “Un’Europa forte in un mondo di incertezze” (A strong Europe in a world of uncertainties) è in formato europeo abbastanza classico: nove pagine, una premessa, una serie di obiettivi e di strumenti. Il contenuto è ben descritto da Zatterin sulla Stampa, e il testo è stato messo in linea da varie fonti.
Discretamente redatto a più mani, non parte dal nulla, ma dai progressi che solo i lettori pazienti della legislazione europea conoscono: riforma di Dublino e agenda sulle migrazioni, miglioramenti degli strumenti di sicurezza, EuNavForMed Sophia compresa, Europol e integrazione delle intelligence, Unione economica europea armonizzata, più trasparente e democratica, che faccia convergere e non divergere le economie (compreso lo sbilancio tedesco).
Per i cultori della materia, si tratta di progressi reali, ma troppo lenti, come nel caso del PNR, il Passenger Record Name, che serve per reperire i foreign fighters con biglietto aereo, (come raccontavamo su Formiche.net). Dopo gli attentati di Parigi e Bruxelles, il PNR sembrava quasi immediato. Invece è stato approvato ad aprile, e serviranno ancora due anni perché gli Stati membri recepiscano la direttiva. Un’Europa che sembra tempo perso.
La Brexit allora diventa un’opportunità. Il documento franco-tedesco prende le politiche europee più importanti e le spinge all’esecuzione. Salta i freni degli Stati membri, e invita chi ci sta a un’Unione più approfondita: Frontex con guardie di frontiera e mezzi propri, una procedura ESTA per entrare in Europa come avviene per gli Stati Uniti, politiche solidali di asilo e anche di respingimento, coinvolgimento dei parlamenti nazionali con quello europeo per il controllo delle politiche dell’eurozona, regimi fiscali comuni compresa una fiscalità comune, convergenza tra Paesi in deficit e Paesi in surplus, con tanto di compensazioni e investimenti. Fantapolitica, prima del referendum.
La politica estera e di sicurezza resta poi di grande interesse, per l’urgenza delle pressioni geopolitiche a sud (migrazione, guerre) e a est (Russia). Il testo che Federica Mogherini presenta al Consiglio europeo questa settimana, dopo un anno di preparazione, è solo un primo passo, dice il documento. Però ne ricalca ogni punto: più spesa per la difesa, più ricerca e soprattutto “autonomia strategica dell’Unione in politica estera”. Se nella Strategia Globale di Mogherini quest’autonomia è temperata dal contesto multilaterale e nella Nato, nel documento franco-tedesco non v’è traccia né di atlantismo né di Nato.
D’altra parte, una riflessione generale sulla sicurezza europea va comunque fatta. A est, dopo il caso della Georgia, Stati Uniti ed Europa hanno molto faticato a rispondere e ora ci si trova una bella fila di Transnistrie: Abkhazia e Ossezia, Donbass, Crimea del tutto assorbita, e poi Moldavia in bilico e sconfinamenti vari sui baltici. A sud ci si ritrova con una Turchia neo-ottomana, una Siria in macerie e fonte di migrazioni, Africa con vari focolai fuori controllo, e poi presenze confuse, forse di nuovo putiniane, qua e là. La Nato sembra esercitare un ruolo di supplenza così come gli Stati Uniti, visto che la difesa costa, specialmente in conto terzi. Hanno quindi tutti salutato con favore l’aumento delle spese militari degli Stati membri della Nato, e continuano a guardare con favore alle iniziative di presa in carico diretta dei problemi europei da parte dell’Europa stessa.
Tuttavia, se il documento franco-tedesco va avanti, la convergenza atlantica è ancora da costruire o da ricostruire, soprattutto ora che il Regno Unito con il suo esercito ha lasciato la barca. E’ stata una Brexit che pare irresponsabile, proprio ora che il ministro degli esteri tedesco Franz-Walker Steinmeier ha criticato le manovre Nato di giugno, sostenuto da Theo Sommer, il direttore dello Zeit, che in uno recente scritto dice non vedere minacce russe, non cita l’Ucraina, e dà per russa la Crimea. Sono aspetti che Alexander Motyl, sull’Atlantic Council, ha notato con qualche durezza.
Nelle prossime settimane, la discussione sarà dunque ancora aperta sul posizionamento dell’Europa senza il Regno Unito. Tra l’altro, nel documento franco-tedesco non si trova neppure traccia del TTIP, un trattato tra Europa e Stati Uniti di importanza non solo economica ma anche geopolitica.