“L’8 ottobre del 2013, nella Sala stampa vaticana c’era la ressa delle grandi occasioni. Tutti i giornalisti accreditati presenti a Roma in attesa di un commento ufficiale a quel documento messo online dalla diocesi tedesca di Friburgo che il periodico Der Spiegel, il giorno prima, aveva rilanciato con grande enfasi: lo strappo della Chiesa di Germania su una delle questioni più delicate e laceranti: la riammissione ai sacramenti dei divorziati e risposati civilmente. Lo Spiegel era netto: con quel documento, Friburgo dava un segnale valido a tutta la Chiesa cattolica tedesca, tanto per cominciare. Ma l’obiettivo, in ultima istanza, era quello di travalicare i patri confini. Un terremoto che proveniva da una delle diocesi più importanti di Germania, guidata dal presidente uscente della conferenza episcopale, mons. Robert Zollitsch”.
LA CRONACA DELLO TSUNAMI CHE COLPI’ LA CHIESA
Inizia così “La famiglia controversa. La disputa sulla pastorale familiare nella Chiesa di Papa Francesco”, il libro edito da Castelvecchi scritto da Lorenzo Bertocchi, redattore del quotidiano online La Nuova Bussola Quotidiana e del Timone, e da Matteo Matzuzzi, giornalista del Foglio. Il libro ricostruisce il maremoto che sconvolse la Chiesa cattolica tra il 2013 e il 2015, con il doppio Sinodo sulla famiglia convocato dal Pontefice argentino che subito divenne un’arena dove opposti schieramenti disputavano sì di sacramenti e alta teologia, ma che ben presto si ritrovarono a discutere di riammissione alla comunione dei divorziati risposati, di coppie omosessuali da accettare e integrare (e se sì in che modo) nella vita della chiesa, di famiglie nuove e allargate.
LA RICOSTRUZIONE
Il tutto condito da cardinali che pubblicamente se le davano di santa ragione, di lettere spedite al Papa, di obiezioni più o meno manifeste, di scontri memorabili e di votazioni segrete terminate con la vittoria dell’uno o dell’altro fronte per uno, due o tre voti. L’immagine è bellica, si dirà. Dopotutto sempre di chiesa si sta parlando. Eppure, a leggere i verbali di quel che accadde nel chiuso dell’Aula Nuova dove erano riuniti i padri – e il libro riporta interi interventi di vescovi e porporati – si comprende quanto incandescenti fossero gli animi.
GLI SCHIERAMENTI
Si organizzarono due schieramenti contrapposti, corposi per numero. Sintetizzando e generalizzando un po’, da una parte c’era la quasi totalità dei vescovi africani e dell’est europeo, dall’altra i latinoamericani e i nord europei. Divisi gli asiatici e i nordamericani. Tra i più duri a contestare ogni apertura e innovazione, appunto, gli europei orientali. Un padre, si legge nel libro, parlò addirittura di “fumo di Satana” entrato nella chiesa, ridando forza alle parole pronunciate quarant’anni fa da uno scoraggiato Paolo VI.
Un esempio tratto dal libro: “Accanto agli africani, in prima linea c’erano i vescovi dell’Europa orientale, i quali hanno speso più d’una parola sulla questione dei presbiteri uxorati, che diversi canonisti avevano prospettato come modello anche per la Chiesa cattolica. “Si tenga presente, quando si parla di crisi della famiglia, che le prime famiglie in crisi sono quelle dei presbiteri uxorati. Le famiglie ‘laiche’ si recano ai consultorii, non così quelle degli ecclesiastici”, aveva osservato Sviatoslav Shevchuck, arcivescovo maggiore di Kiev. Di un cardinale dell’Europa dell’est, forse, il j’accuse più duro: “Le ideologie penetrano dappertutto, anche in casa cattolica, dove avvelenano le persone fragili. Ma la cosa grave è che il contagio ha toccato anche alcuni teologi, docenti e operatori dei media dentro la Chiesa”.
LA VERA BATTAGLIA
Queste parole aiutano anche a comprendere come la vera battaglia sinodale non fosse solo su temi specifici, ma avesse un respiro ben più ampio, tanto che diversi osservatori si spinsero a parlare di una sorta di “Concilio Vaticano III” seppur in piccolo. Era il rapporto tra la chiesa e il mondo, la relazione tra le aspettative delle masse fedeli sempre più secolarizzate.