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Greg Burke, ecco idee e passioni del nuovo direttore della Sala Stampa vaticana

GREG BURKE

Tempo di cambiamenti alla Sala Stampa della Santa Sede. Via Padre Federico Lombardi (che resterà in carica fino al 31 luglio: il Papa ha oggi accettato le sue dimissioni), dentro due laici e c’è il debutto di una donna alla vicedirezione della Sala Stampa.

GIORNALI  E OPUS DEI

Dal 1° agosto prossimo, il nuovo direttore della Sala Stampa sarà Greg Burke (che avrà come vice la spagnola Paloma Garcia Ovejero), americano classe 1959 e numerario (cioè membro) dell’Opus Dei. È nato a Saint Louis, Missouri, ed ha lavorato in America per le agenzie Upi e Reuters. A Roma è stato poi corrispondente del National Catholic Register, del settimanale Time e della Fox News (tutte realtà vicine alla destra americana) lavorando anche come corrispondente di guerra. Per lui l’Opus Dei è importante: vi è entrato a 23 anni e – ha detto – “è stato un po’ come sposarsi”. Gli piace sottolineare di essere un giornalista, di sapere quello che i giornalisti vogliono e quindi di portare un po’ di pragmatismo americano nel lavoro per la Santa Sede.

GLI INCARICHI PRECEDENTI

A giugno 2012, Burke è stato chiamato in Vaticano per occuparsi della comunicazione della Segreteria di Stato della Santa Sede; in particolare, come “spin doctor” del Papa ha fatto sbarcare Benedetto XVI e Francesco sui social media. Dal febbraio scorso, secondo quanto riferisce il quotidiano spagnolo ABC, ha lavorato in Vaticano come viceportavoce aggiunto di Padre Federico Lombardi, ormai avviato verso la fine della sua carriera.

IDEE E PASSIONI

Famiglia Cristiana di recente ha confessato di essere tifoso della Roma e di aver detto “prima no, poi in e poi sì” alla proposta di iniziare a lavorare in Vaticano nel lontano 2012 (è in Italia dal 1988). Gli piace fare jogging e giocare a golf, e si sente italiano al 100%. Tanto da avere il nostro passaporto. E nell’intervista al settimanale italiano precisò il suo metodo di lavoro: “Il mio compito non è quello di prendere decisioni, ma di dire: ‘Di questo comunicato i giornalisti saranno interessati a questa frase e ci saranno queste reazioni’. Sta ad altri decidere cosa fare dopo”. Ammettendo che: “Certo, poi c’è anche lo svantaggio che tutti pensano che sono un amico e che mi si può chiamare in qualunque momento”. Seccatori avvisati…

IL LAVORO E IL VATICANO

Sul suo lavoro, al momento della sua nomina nel 2012 disse a The Daily Beast: “Non si tratta di umanizzare, ma di modernizzare. Sarà un lavoro molto lento, perché il Vaticano non cambierà certo in un giorno”. Ed aveva spiegato: “Non avrò alcun potere, ma certamente sarò seduto al tavolo con gente che ha un potere reale. Riuscirò a far valere i miei argomenti in modo così convincente da far passare le mie idee? Davvero non lo so”.

COME PROCEDE LA RIFORMA DELLA COMUNICAZIONE

Con queste due nomine procede la riforma della comunicazione vaticana. In particolare, si dispiega la riforma attuata dal prefetto della Segreteria per la comunicazione monsignor Dario Edoardo Viganò; una cabina di regia unica che si occuperà di gestire tutti i media vaticani. Come ha spiegato recentemente a Radio Vaticana, “I lavori non saranno più individuali, singoli, ma saranno lavori di team – questo lavoro di team è importante – sapendo che nessuno ha la verità in tasca, soprattutto nel mondo della comunicazione. Impariamo a mettere da parte le proprie esperienze per disporsi ad apprendere, perché questa umiltà è l’elemento necessario di ogni riforma”.


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