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Renzi, il referendum e Trump. La lettera di Aldo Cazzullo

Di Aldo Cazzullo

Caro direttore,

ringrazio Francesco Damato per l’attenzione, ma non sono così sciocco da pensare che il referendum italiano condizioni le elezioni americane. E’ certo però che le elezioni americane condizionano noi. Per questo collocare il referendum a una distanza di 48 ore da un voto di enorme importanza come quello dell’8 novembre rappresenterebbe una forzatura.

Il combinato disposto di una vittoria del no in Italia e di una vittoria di Trump in America – scenario improbabile ma non impossibile – avrebbe un effetto deflagrante sui mercati finanziari italiani, sui titoli di Stato, sul sistema bancario.

Se dopo Brexit la Borsa di Milano è quella che ha perso di più, si figuri cosa accadrebbe con Palazzo Chigi vuoto e un outsider isolazionista alla Casa Bianca. Non si tratta di tutelare le élites, ma i risparmiatori.

Inoltre non solo il buon senso, anche il rispetto per gli elettori consiglia di non sovrapporre i due avvenimenti: la sfida tra la Clinton e Trump coinvolge anche l’opinione pubblica italiana, e l’atmosfera non sarebbe la migliore per informarsi e prendere una decisione su una questione importante come la riforma costituzionale. Che va risolta in un clima di confronto anche franco e serrato, ma senza forzature che possono pure provocare un “richiamo all’ordine” e quindi favorire chi è al governo, ma non giovano al Paese.

Ovviamente, come ho scritto sul Corriere, non si tratta di rinviare il referendum sine die; si potrebbe fare a metà novembre o, meglio ancora, a ottobre, come si è sempre detto.

Un cordiale saluto a lei, direttore, a Damato e a tutti i lettori.



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