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Chi borbotta per Amoris laetitia di Papa Francesco

Papa Francesco

Un gruppo di 45 teologi – informa Corrispondenza romana, agenzia legata alla Fondazione Lepanto del cattolico “tradizionalista” Roberto de Mattei – ha consegnato al Cardinale Angelo Sodano un documento di dura critica alla “Amoris laetitia”, l’esortazione apostolica post-sinodale promulgata il 19 marzo scorso. È la più importante critica fin qui espressa nei confronti del discusso sinodo sulla famiglia e nelle prossime settimane il documento dei teologi sarà tradotto e fatto pervenire ai 218 cardinali e patriarchi, chiedendo loro di intervenire presso Papa Francesco per ritirare o correggere le proposizioni ritenute erronee. Si parla di “una serie di affermazioni che possono essere comprese in un senso contrario alla fede e alla morale cattoliche”, si chiede di respingere “gli errori elencati nel documento, in maniera definitiva e finale e di affermare con autorità che Amoris Laetitia non esige che alcuna di esse sia creduta o considerata come possibilmente vera“. Si fa poi una specifica indicativa come excusatio non petita: “Non accusiamo il Papa di eresia“.

La cosa è meno inedita di quanto sembri. Sono ormai decenni che il dibattito teologico si svolge alla luce del sole, senza che questo provochi traumi eccessivi o spaccature confessionali come capitava nei primi secoli della cristianità. La Chiesa cattolica è ormai abbastanza ‘morbida’ da assorbire anche divergenze e polemiche molto ampie. L’assolutorio riferimento alla possibile eresia di Bergoglio, però, è indicativo. Non è la prima volta che si leva il sospetto sull’ortodossia del Papa, tanto che lui stesso in almeno un’occasione ci ha scherzato su, chiedendo se fosse necessaria una sua pubblica professione di fede.

Non si tratta solo dei modi e dei toni a dir poco informali usati da Francesco sin dal suo insediamento: dalla scelta di telefonare personalmente, magari lasciando un messaggio in segreteria, alle battute disinvolte, come quella sulle cosiddette “scuse ai gay” (che però fa seguito ad altre, numerose auto-flagellazioni degli ultimi pontefici), fino alla scelta o di vivere fuori dagli appartamenti papali, dichiarando che l’isolamento “nel palazzo” è roba da rischio psichiatrico. La questione più sostanziale è se questa libertà di pensiero e di parola non stia incrinando i fondamentali della fede e della religione, cioè: cosa si deve credere di Dio e della Chiesa, per essere parte di quest’ultima?

Ricordiamo per esempio l’anatema lanciato dopo il viaggio a Sarajevo: “La Madonna non manda emissari”. Un chiaro riferimento a Medjugorie, ancorché non esplicito, perché i vertici vaticani ed ecclesiali sanno bene che in questo caso davvero rischiano una scissione, dunque meglio per tutti un “don’t ask, don’t say” che mantenga l’attuale equilibrio, con i seguaci delle veggenti disciplinati e rispettosi (basti vedere come don Livio Fanzaga cacci su due piedi qualunque voce di Radio Maria anche leggerissimamente critica verso il Papa). C’è però chi fa notare che le apparizioni mariane ufficiali, da Fatima a Lourdes, sono ancora oggi alla base di una immensa fede popolare.

Oppure, riflettiamo sulla scelta di andare in Svezia il 31 ottobre, per l’anniversario della Riforma luterana. Da un lato è l’ennesimo segnale teso a consolidare il processo ecumenico, l’auspicata riunificazione con le chiese riformate orientali e occidentali, che appare un percorso obbligato della cristianità, anche per fronteggiare l’aggressiva politica islamica a livello internazionale: i musulmani sono infatti divisi tra di loro, fino a farsi la guerra, ma perseguono tutti un deciso proselitismo. Dall’altro, però, il viaggio appare una messa in crisi del primato petrino e quindi della ragione stessa di esistere dei cattolici come tali, almeno rispetto ad alcune chiese riformate come l’anglicana, con cui non esistono quasi differenze teologiche o di fede.

Ad annotare puntualmente casi e fatti di questo tipo sono davvero in pochi, in primis il vaticanista dell’Espresso Sandro Magister, non a caso messo all’indice per avere “bucato” un embargo della Sala stampa allora diretta da Padre Lombardi (che dal primo agosto sarà però sostituito da Greg BurkePaloma Garcia Ovejero). La politica dell’encomio “a prescindere” nei confronti del Papa, peraltro, non tiene conto delle cifre reali, che attestano come il consenso nei confronti di Bergoglio cali sensibilmente tra fedeli praticanti e religiosi e salga man mano che ci si allontana dalla Chiesa, arrivando al top tra laici, agnostici ed atei, presso i quali però sfuma in mera simpatia umana. Di riflesso, notano alcuni osservatori, si è probabilmente avvantaggiata del consenso mediatico e pubblico verso Francesco anche Cristina Kirchner, l’ex presidente argentina riconciliatasi con il suo celeberrimo connazionale dopo precedenti contrasti, sulla quale è calato un benevolo silenzio, nonostante l’inquietante e irrisolto caso del presunto suicidio del magistrato che stava indagando su di lei. La Cassazione di Buenos Aires ha archiviato il caso: un po’ di indignazione dei nostri giornalisti non avrebbe guastato.

Non c’è da meravigliarsi se, passando ai piani inferiori, il caos aumenta e il campionario delle situazioni critiche in cui il clero prende decisioni casuali e contrastanti è tanto vasto, dal prete che rifiuta la benedizione alla salma di una musulmana a quello che battezza le gemelle “figlie” di due maschi e una femmina.


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