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La rappresaglia di Erdogan

Il colpo di Stato contro Erdogan è fallito.

Leggendo il risultato di questa rivolta si resta stupiti. Gli annunci di ieri notte dicevano che i militari avevano preso il potere. Il Presidente turco ha chiamato la popolazione alla rivolta e il messaggio sembra aver funzionato. In migliaia, infatti, si son riversati nelle strade per fermare i militari.

Cosa sarebbe un governante senza il popolo? Niente. E in questo caso sembra emergere molto bene. Certo, i ribelli erano poche migliaia. Un vero flop per i militari. Mi chiedo, in tutta onestà, come sia stato possibile per persone addestrate e ben preparate organizzare un colpo di Stato così maldestro, facendo i conti senza l’oste come si suol dire.

ISPI spiega bene, in un commento apparso da poco online, come l’approccio usato per il colpo di Stato si sia rivelato fallimentare perché ha ripetuto forme e modalità di quelli precedenti in un contesto sociale e politico del tutto mutato rispetto agli anni sessanta o settanta. Il dramma di questa rivolta è il prezzo pagato in termini di vite: oltre 200 i morti e 1400 i feriti.

Erdogan non sembra aver mai lasciato la Turchia. Tante voci che si sono sparse, poche quelle vere. Fatto sta che ora userà il pugno duro contro chiunque gli si opponga. E la rappresaglia sembra già cominciata: gli USA sono stati accusati di sostenere l’ideatore dell’colpo di Stato, l’Imam in autoesilio dal 1999, Fethullah Gule e quasi 3000 giudici sono stati deposti. Si prospetta un periodo di forte tensione interna in Turchia.

Sui media tedeschi alcuni lanciano il sospetto che sia tutto opera di Erdogan stesso. Non voglio lasciarmi andare a complottismi spiccioli. Quel che appare però evidente è che da questo Colpo di Stato fallito Erdogan ne esce rafforzato e autorizzato, moralmente, ad assumere tutte le precauzione affinché questo non si ripeta. Aumenterà il suo controllo, il suo potere. Limiterà ancora di più stampa, opposizioni e potrebbe dare inizio a un processo ancora più autoritario.

Si tratta di scenari, di idee sparse, di opinioni che vengono da varie parti e si sovrappongono. Potrebbe non accadere niente di più di quanto è normale dopo una simile situazione. Il tempo ci dirà che direzione prenderà questa situazione e quali rischi, concreti, ci sono sia per la democrazia in Turchia, sia per l’Unione Europea.


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