“Pokémon Go per un mondo che preferisce andare a cercare qualcosa che non esiste invece di provare a trovare qualcosa che abbia valore”. Con queste parole scritte su Twitter il giornalista Félix de Bedout ha commentato l’applicazione che sta facendo schizzare in Borsa i titoli di Nintendo e, allo stesso tempo, preoccupa i servizi di sicurezza in tutto il mondo.
L’ARRIVO IN ITALIA
Pokémon Go fa riferimento ai piccoli mostri creati da Nintendo alla fine degli anni ’90. Arrivato soltanto negli Stati Uniti, Giappone, Nuova Zelanda e Australia, in 48 ore l’applicazione per smartphone ha scalato le classifiche di Play Store e App Store, diventando la più redditizia finora inventata. In Spagna e Italia è arrivato il 15 luglio. Negli Stati Uniti ha quasi raggiunto il numero di utenti iscritti a Twitter.
UN FENOMENO SOCIALE
In un’intervista al sito Bloomberg, Hideki Yasuda, analista dell’Ace Research Institute di Tokyo, ha detto che Pokémon Go “è il primo gioco per smartphone diventato un fenomeno sociale”. Il motivo: ha un sistema globale, per cui Nintendo ha dimostrato di potere avere successo e guadagnare soldi. Mike Olson, analista di Piper Jaffrae Cos., crede che “altri sviluppatori di videogiochi modificheranno i propri prodotti per incorporare la cosiddetta realtà aumentata o la tecnologia basata sulla geo-localizzazione”. Il Financial Times ha pubblicato un articolo su Miyamoto, il disegnatore e produttore di Nintendo, conosciuto come il Walt Disney dei videogiochi, anima del successo di Pokémon Go.
ALCUNI NUMERI
Le azioni di Nintendo sono cresciute del 58 per cento e in termini di capitalizzazioni la compagnia giapponese ha guadagnato circa 10 miliardi di euro. Il gruppo finanziario giapponese Nomura spiega che Pokémon Go “è sviluppato da Niantic, mentre Nintendo ha un’implicazione limitata rispetto al fenomeno”. Niantic, nato sotto l’ala di Google, sarà il principale beneficiario dei profitti dell’applicazione. Secondo alcuni calcoli, Nintendo guadagnerà tra uno e due miliardi di yen l’anno, cioè tra gli otto e i 14 milioni di euro l’anno.
COME FUNZIONA
Ma come funziona Pokémon Go? L’applicazione è un mix tra il vecchio videogioco, che dava la caccia a Pikachu e compagni, realtà aumentata e geo-localizzazione. Gli utenti si possono spostare, tra casa e lavoro, andando a caccia di mostri, grazie al Gps. Molti luoghi d’interesse come musei, monumenti, chiese e ospedali si sono trasformati in “pokéstop” e “palestre”. Ci sono addirittura “allenatori di cacciatori”, incuranti del contesto. Il Museo dell’Olocausto di Washington e il memoriale dell’11 settembre a New York hanno chiesto di essere rimossi dalla mappa del gioco. Altri, invece, hanno chiesto di essere inseriti.
NEL MIRINO DELL’ISLAM
Oltre alle segnalazioni delle autorità, che hanno chiesto agli utenti di non distrarsi mentre camminano per strada e giocano (ci sono stati molti casi di furti), anche il Telefono Azzurro ha avvertito dell’alto rischio di pedofilia. Inoltre, Al-Azhar, la massima istituzione del mondo sunnita, ha condannato l’app dichiarandola “haram” (proibita) perché “incide sulla mente dei fedeli in maniera negativo e nuoce al giocatore e agli altri senza che ne ve sia consapevolezza”. Per gli islamici, andare a caccia di Pikachu con Pokémon Go è come bere alcol o mangiare maiale.