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Erdogan e la fine della democrazia in Turchia

Erdogan continua senza sosta nella sua opera di smantellamento scientifico delle istituzioni democratiche della Turchia. In modo sfacciato sta portando la Turchia verso una dittatura. Gli arresti di massa dei militari e degli agenti di polizia con le barbarie a cui sono stati sottoposti, spogliati e legati mani e piedi, stipati in stalle o caserme, sono stato solo l’inizio.

3000 giudici destituiti, alcuni arrestati. 15.000 accademici e docenti sospesi. Civili arrestati, perché sospettati di essere non leali al Presidete. La carta dei diritti dell’UE sospesa. La Democrazia, se c’è mai stata, così come la concepiamo nell’occidente, adesso è stata archiviata. Siamo nell’era Erdogan. Quella dura dell’autocrate. Forte del consenso del popolo, dopo un tentativo fallito di Colpo di Stato, su cui si estendono ombre di ogni genere.

La situazione ha superato di gran lunga ogni limite. Ma l’Unione Europea che cosa fa? Non una dichiarazione da parte di nessuno. Anche in Italia tutto tace terribilmente. Qualcuno ha chiesto, provocatoriamente, ma in modo molto acuto, se l’Unione Europea aspetterà che Erdogan invada la Polonia per reagire. Un parallelo purtroppo calzante.

Sono stati colpiti i nodi delle istituzioni democratiche: sicurezza, formazione e magistratura. Sono i pilastri da abbattere per instaurare una dittatura nel vero senso della parola. E con la proclamazione dello Stato d’Emergenza, Erdogan si è preso poteri ancora maggiori di prima.

Accademici e professori tenuti di fatto in ostaggio. A cui è impedito di lasciare il Paese. Storie vere, che toccano persone che conosciamo. Come nel mio caso. Una amica di origine turca che vive a Berlino, ha parte della famiglia in Turchia. Tutti accademici sospesi e bloccati.

Non si può più stare in silenzio e guardare mentre la Turchia scivola verso un regime autoritario conclamato. Non possiamo tacere e nasconderci il pericolo enorme che rappresenta questa degenerazione politica: cosa farà la Turchia di Ergodan? A chi si avvicinerà politicamente. Ci sarà una radicalizzazione ulteriore?

L’accordo fatto con la Turchia pochi mesi fa è una vergogna in questo momento. E un’arma di ricatto che Erdogan usa contro l’UE. Minaccia flussi di centinaia di migliaia di richiedenti asilo. Minaccia l’occidente. Lo fa guardando all’estremismo islamico? Lo fa con il beneplacito di Putin? Lo fa in una esplosione folle di voglia di potere?

A queste domande dobbiamo provare a trovare una risposta senza aspettare il corso degli eventi. Non abbiamo proprio imparato nulla dalla storia recente?

Certo, parlare o scrivere è facile, fare Politica, quella vera, seria e competente, è tutt’altra storia. In gioco c’è molto più di Erdogan e dei ricatti spiccioli che può fare. L’Unione Europea, però, non può né aspettare né limitarsi a reagire.Servono azioni concrete per impedire ad Erdogan di compiere il suo progetto. Dalle sanzioni individuali al blocco di eventuali beni all’estero. Bisogna creare consapevolezza nella popolazione, che deve reagire, come ha fatto quando i miliari son scesi per le strade. Il popolo deve per primo mobilitarsi contro questa deriva assurda e autoritaria. L’Unione Europea deve seguire tutte le strade diplomatiche possibili, con fermezza e durezza. E certo, tenendo sempre a mente la tutela della popolazione.

Non è una situazione facile, ma questo silenzio è insopportabile.

 


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