Ed alla fine è venuto il grande giorno. Oggi presso la rivista Limes il dibattito “Che cosa ti è successo, Europa?” vedrà l’incontro tra Luigi Di Maio e padre Antonio Spadaro, il direttore de La Civiltà cattolica, il quindicinale dei Gesuiti che, come si sa, viene rivisto e corretto prima della stampa direttamente in Segreteria di Stato. Uno degli uomini di spicco del Movimento 5 Stelle, oltre che candidato premier in pectore dei Pentastellati, incontrerà dunque uno degli uomini più ascoltati da Jorge Mario Bergoglio: e anche se c’è chi arriva a scrivere che la luce verde a padre Spadaro sarebbe venuta direttamente da Santa Marta, certamente questo rientra nella prudente politica di avvicinamento al MoVimento Cinque Stelle che la Santa Sede sta cercando di intraprendere.
IL CATTOLICESIMO DI LUIGI DI MAIO
Di Maio è per sua stessa definizione cattolico, o comunque credente. Lo ha spiegato nel 2013 proprio ad Avvenire, il giornale dei vescovi: “Il MoVimento non ha un’ideologia – aveva detto – (…). Quando sposiamo una battaglia, spesso troviamo già sul campo parroci e movimenti cattolici. E in molti casi collaboriamo”. Ancora: una legge sull’eutanasia? E se M5S si dicesse a favore? “No, calma. Il gruppo si occupa di cose organizzative. Non darà vincoli di voto perché, come diciamo noi, ‘ognuno vale uno’. E prima di tutto c’è la libertà di coscienza”. Ed a Vanity Fair ha spiegato: “Sa, io sono credente. Non super praticante, ma la presenza di Dio la sento molto”.
LE MOSSE A 5 STELLE CON IL VATICANO
Le mosse messe in campo dalla Santa Sede, dunque, sono abbastanza chiare: prima la vittoria di Virginia Raggi a Roma, con l’udienza concessa – come da tradizione – dal Papa al neosindaco di Roma malgrado la sospensione estiva delle udienze; poi l’inizio della sindacatura Raggi proprio dalla Pontificia Università Lateranense, in piena zona extraterritoriale vaticana dove Raggi è intervenuta al giubileo degli operatori delle istituzioni il 22 giugno scorso dando sfoggio di Bergoglio-style (si è presentata con una macchinetta elettrica ed in tono molto semplice); ancora il 1° luglio i festeggiamenti in Nunziatura (l’ambasciata vaticana in Italia) per i tre anni di papato di Francesco; e adesso il tentativo di abboccamento in nome dell’Europa e di un Di Maio indicato come esponente cattolico del MoVimento, pur essendo quest’ultima una realtà difficilmente definibile come tale.
LA QUESTIONE DELL’8 PER MILLE
Tanto da avere delle idee in tema di 8×1000 diverse da quelle che fino ad oggi hanno retto il rapporto tra lo Stato e la Chiesa. Infatti, nel 2013 Di Maio è stato tra i firmatari di una proposta di modifica alla legge 222/1985, che introdotto l’8×1000 dopo gli Accordi di Villa Madama firmati da Bettino Craxi e dall’allora Segretario di Stato vaticano cardinale Agostino Casaroli, chiedendo di introdurre maggiore informazione e pubblicità “non da attuare in contrasto con la parte (di 8×1000, N.d.R.) da destinare alla Chiesa cattolica”. Solo far sapere che l’8×1000 si può destinare anche allo Stato a scopo sociale, cosa che – scrivevano i firmatari della proposta di legge – non sarebbe stata messa molto in risalto dallo Stato negli ultimi decenni. La proposta è stata discussa in prima lettura nel 2013, poi il nulla.
L’AZIONE DI RAGGI A ROMA
E del resto, proprio Raggi ha annunciato di voler recuperare 400 milioni di euro per il bilancio di Roma facendo pagare l’Imu alla Santa Sede. E ricevendo a stretto giro di posta un chiarimento puntuale (e puntuto, diciamola tutta) da parte del cardinale Vicario di Roma Agostino Vallini: Vaticano e Santa Sede? Pagano quello che è dovuto, ha spiegato, ricordando a Raggi il rispetto dei Patti Lateranensi perché sia riconosciuto alla Chiesa tutto quello che deve essere riconosciuto. Insomma, un chiaro invito a rivedere le norme di diritto ecclesiastico che riguardano il rapporto tra Stato e Chiesa, nel quale il Comune di Roma può poco o nulla. Altro punto sul quale a suo tempo la giunta Raggi dovrà riflettere: e tema sul quale un eventuale governo Di Maio dovrà interrogarsi.
IL PRECEDENTE INCONTRO
Il tentativo di abboccamento è più o meno lungo. Per dire: il 18 ottobre 2013, già in piena era Francesco, fu l’ingegner Andrea Aquilino, insieme all’avvocato Paolo Palleschi, promotore e partecipante all’incontro in Vaticanotra una delegazione di parlamentari del M5S, composta dal senatore Nicola Morra e dai deputati Alessandro Di Battista e Massimo Artini, con monsignor Angelo Becciu, Sostituto alla Segreteria di Stato. E la cosa, secondo FC, non andò a finire bene: i militanti romani non gradirono molto quest’iniziativa, a quanto pare. O come lo stesso Aquilino ha poi raccontato qualche mese fa all’agenzia stampa cattolica Zenit.
Acqua passata. Oggi Di Maio si troverà accanto un interlocutore molto fine e capace di ascoltare. E di ricordare: del resto nel febbraio di quest’anno M5S ha fatto saltare – scrive Massimo Franco sul Corriere – in Senato l’approvazione delle adozioni civili. Conquistandosi il gradimento di Oltretevere. Ora vedremo però se M5S sarà quel partito “friendly” verso la Chiesa come viene descritto da alcuni, o se piuttosto l’anima anticlericale del MoVimento si farà sentire. Anche sul potenziale candidato premier.