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Exor, Fca e Juve. Vi spiego le ultime scelte a sorpresa degli Agnelli

John Elkann

Entro l’anno la Juventus potrebbe chiedere l’iscrizione al campionato olandese. Non succederà, per carità. Ma con il trasferimento della sede della capogruppo Exor ad Amsterdam, anche la squadra bianconera è un pochino più europea, un po’ meno italiana. Come dimostra, del resto, l’evoluzione delle strategie del club guidato da Andrea Agnelli così come sono emerse in una pirotecnica campagna acquisti, che ha segnato un salto definitivo di qualità della società leader del calcio di casa nostra.

L’Avvocato Agnelli non avrebbe mai compiuto un gesto forte ed aggressivo come l’acquisto di Higuain dal Napoli. La Fiat, grande potenza politica oltre che economica negli equilibri del Bal Paese, ha sempre evitato di abusare della sua forza per imporre un’egemonia a lungo andare insostenibile. Storie di ieri: l’Italia di oggi, con i suoi limiti e le sue partigianerie piccine, va stretta alla dinastia che ormai si misura su altri palcoscenici, con altri ambizioni. Di qui la decisione di passare all’attacco e così di creare un team in grado di partecipare alla super Lega europea che prima o poi decollerà, Se altri club italiani, grazie ai capitali cinesi o americani, riusciranno ad aggregarsi al convoglio, tanto meglio. Altrimenti il club, espressione sportiva di un clan di livello internazionale, farà la sua strada, stufa di aspettare che il Bel Paese, incapace di costruire stadi e di garantirsi un management all’altezza della tradizione e delle esigenze dei mercati.

La metafora calcistica calza a pennello con le ultime scelte di Exor, coerenti con il progetto industriale che ha trasformato due leader italiani, Fiat e Iveco, in due gruppi di dimensioni mondiali, con una forte base in Italia (anzi in Europa) ma con ambizioni (e preoccupazioni) globali. Un percorso coerente, attraverso la rimozione di legami italiani che sembravano inamovibili: dall’uscita di Confindustria alla cessione del controllo de La Stampa.

Nel frattempo, vedi l’acquisto della quota dell’Economist ma anche l’investimento in Partner Re, il baricentro del gruppo si è spostato oltre i confini. Una fuga? No, semmai la convinzione che, per essere italiani (e dare un valore aggiunto al Bel Paese) oggi si deve dipendere di meno dalle pastoie della Corporate Italia, incapace di misurarsi con successo con i grandi “campionati”. E’ una scelta per certi versi cinica o, se volete, egoista.

L’Avvocato Agnelli, probabilmente, non l’avrebbe fatta mai. Ma aveva ben chiaro in testa che i suoi eredi avrebbero dovuto affrontare il passaggio. Come stanno facendo, con il contributo decisivo di Sergio Marchionne, i due cugini che, tutto sommato, si stanno comportando meglio di altre famiglie storiche, in fuga dall’industria più che dal Bel Paese.


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