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Ecco come Ratzinger corregge Gaenswin sul doppio papato

Il Papa emerito? Non è il Papa regnante, non condivide il suo Papato con Francesco, gli è assolutamente obbediente e ne ha la massima stima. Che sia chiaro una volta per tutte e per tutti quelli che hanno il mal di pancia in Vaticano: parola di Joseph Ratzinger in persona che, con l’intervista concessa a Repubblica qualche giorno fa ha zittito tutti quelli che, a partire dal suo segretario particolare Georg Gaenswein, avevano ipotizzato un Papato condiviso tra l’emerito e il regnante. Niente di tutto questo, come del resto aveva già chiarito Jorge Mario Bergoglio nel volo di ritorno dall’Armenia a fine giugno e come del resto aveva chiarito la settimana scorsa monsignor Giuseppe Sciacca, segretario della Segnatura Apostolica (la Cassazione vaticana). E le parole di Ratzinger mostrano una realtà un po’ diversa rispetto a quella che è stata raccontata ad oggi.

Iniziamo col dire che il Papa emerito, a leggere il testo delle risposte, sembra essere in buone condizioni intellettuali. Non sembra spegnersi «lentamente come una candela» come dice monsignor Gaenswein. E dopo anni di mistero spiega anche il perché delle dimissioni: era troppo anziano per reggere ai voli transoceanici, non ce l’avrebbe fatta a muoversi per il mondo e men che meno a presenziare alla Giornata Mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro nell’estate 2013. Ratzinger spiega che le Gmg non sono eventi ai quali un Papa possa presenziare per interposto video, per cui ci si deve andare di persona. Ma quando il fisico non regge, i viaggi intercontinentali e il fuso orario diventano difficili da smaltire. Per cui, sentito il parere dei medici in merito, ha deciso di dimettersi.

È vero: che il Papa emerito si sia fortemente stancato nei viaggi intercontinentali emerge anche dai cablo di Wikileaks; ma, certo, da qui a una rinuncia ce ne corre. Giovanni Paolo II era malato di Parkinson ed in condizioni peggiori rispetto a Ratzinger, ma questo non gli ha impedito negli anni tra il 2001 e il 2004 di toccare nell’ordine Malta, Grecia, Siria, Ucraina, Kazakistan, Armenia, Azerbaigian, Bulgaria, Canada (23 luglio-2 agosto 2002, Gmg di quell’anno), Guatemala, Messico, Polonia, Spagna, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Slovacchia, Svizzera e infine il drammatico viaggio a Lourdes del 14-15 agosto 2004 quando il Papa polacco dichiarò di sentire conclusa la sua missione.

E veniamo al messaggio finale, con cui Benedetto XVI affonda una volta per tutte chiunque, in questi mesi, abbia cercato di tirarlo per la talare in un’eventuale contrapposizione con il suo successore. Ratzinger dice infatti che la sua obbedienza a Francesco: «Non è mai stata in discussione». Gli bastano appena 6 parole per distruggere ogni mito: il Papato non è esercitato in condivisione (come sostenuto invece da monsignor Gaenswein); egli non è a capo di una corrente frondista (dicevamo che i ratzingeriani ci sono e si fanno ancora sentire, ma abbiamo anche precisato che il Papa emerito è personaggio troppo al di sopra di certi giochi interni al Vaticano).

Di più: Benedetto rivela che il suo rapporto con Francesco è: «Meravigliosamente paterno-fraterno. Spesso mi giungono quassù piccoli doni, lettere scritte personalmente. Prima di intraprendere grandi viaggi, il Papa non manca mai dal farmi visita». E ancora: «La benevolenza umana con la quale mi tratta, è per me una grazia particolare di quest’ultima fase della mia vita della quale posso solamente essere grato. Quello che dice della disponibilità verso gli altri uomini, non sono solamente parole. La mette in pratica con me». E se Francesco è benevolente con lui, anche i ratzingeriani col mal di pancia, anche chi parla di poca chiarezza dottrinale del Papa argentino, è bene che si comportino in modo benevolente, sembra quasi suggerire il pontefice emerito.

Questa è la terza precisazione, insomma, contro chi sostiene un ruolo ancora attivo di Ratzinger in Vaticano. C’è, ma si dice rispettoso e a favore del successore, punto e basta. Ma il malumore si sente ed è stato espresso dal suo segretario privato, che è anche il trait d’union tra i due Successori di Pietro. E c’è chi dice che l’autunno, proprio in virtù dei malumori di cordata, potrebbe essere più caldo rispetto alle medie di stagione. Vedremo.

(Pubblicato su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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