Skip to main content

Tutti gli effetti del petrolio low cost per Exxon, Shell e Chevron

Di Mf/Milano Finanza

A causa della volatilità dei prezzi del petrolio, il debito di alcune big oil è lievitato, mettendo in allerta il mercato sulla loro capacità di pagare i dividendi e di trovare nuove risorse petrolifere. Secondo i calcoli del Wall Street Journal, Exxon Mobil, Royal Dutch Shell e Chevron hanno complessivamente debito netto per 184 miliardi di dollari, più del doppio rispetto al 2014, quando il prezzo dell’oro nero ha cominciato a crollare da oltre 100 dollari al minimo di 27 dollari all’inizio di quest’anno.

I management di Bp, Shell, Exxon e Chevron hanno rassicurato gli investitori, sostenendo che saranno in grado di generare liquidità sufficiente il prossimo anno per coprire i costi di nuovi investimenti e cedole, ma alcuni esperti sono scettici. “Alla fine dovranno rinunciare a qualcosa. Queste compagnie non saranno in grado di mantenere l’attuale livello di dividendi con un barile tra 50 e 60 dollari, è insostenibile”, ha detto Michael Hulme, manager di Carmignac Commodities Fund, mentre per Iain Reid, analista di Macquarie Capital, la domanda è se “le compagnie petrolifere saranno in grado di superare quest’anno e il prossimo senza misure radicali come un taglio dei dividendi”.

Anche perché il debito sta salendo a dispetto del fatto che le aziende del settore hanno tagliato miliardi di dollari di investimenti in nuovi progetti. Una situazione che potrà peggiorare nei prossimi anni quando dovranno essere rimborsati prestiti già ottenuti. “Non stanno spendendo abbastanza per incrementare la produzione”, ha detto Jonathan Waghorn, gestore di portafoglio di Guinness Atkinson Asset Management.

Comunque alle major oil non mancano gli strumenti per ridurre il debito: vendita di asset, azioni anziché dividendi in contanti, oltre naturalmente alla riduzione dei costi. E i tassi di interesse bassi a lungo sono in questo senso un toccasana. Le aziende del settore considerano temporaneo un debito così alto e si aspettano un calo quando i prezzi del barile torneranno a salire. Il problema è quando. Goldman Sachs ha confermato le previsioni che vedono il Brent attorno a 45-50 dollari al barile fino alla prossima estate, mentre per il Wti la stima è attorno ai 52 dollari.

Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi



×

Iscriviti alla newsletter