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Ecco chi sono i Repubblicani anti-Trump che vanno a gonfie vele nelle primarie per il Senato

Vanno a gonfie vele nelle primarie repubblicane per la Camera e il Senato alcuni rivali interni di Donald Trump: l’8 Novembre, l’Election Day, si rinnovano tutti i seggi della Camera – 435 – e un terzo dei cento senatori. Lo speaker della Camera, e il maggiore esponente del partito, Paul Ryan, che ha più frizioni che assonanze con Trump, ha vinto le primarie in Wisconsin con l’84% dei voti.

Ringraziando i propri elettori, Ryan ha punzecchiato, senza citarlo, il candidato repubblicano alla Casa Bianca: “In tempi incerti, è molto facile ricorrere alle divisioni e fare leva sulle paure della gente […] Si vende bene, ma non fa davvero presa e, soprattutto, non funziona”. Trump s’era inizialmente rifiutato di sostenere la rielezione di Ryan e aveva poi fatto marcia indietro.

In Florida, Marco Rubio ha vinto le primarie repubblicane per il seggio al Senato, tornando così alla ribalta della scena politica. L’ex aspirante alla nomination alla Casa Bianca ha stracciato il rivale Carlos Beruff, un immobiliarista che aveva l’appoggio di Trump. Per Rubio, è stata una sorta di rivincita nei confronti del magnate che lo aveva a più riprese preso in giro e umiliato durante le primarie presidenziali.

Dopo avere perso contro Trump nella sua Florida, Rubio annunciò il ritiro dalla politica. Ma l’establishment del partito l’ha convinto a ripensarci: il seggio della Florida potrebbe essere decisivo a novembre per la maggioranza nel Senato, che i repubblicani rischiano di perdere. Rubio, che parte favorito, dovrà vedersela con il democratico Patrick Murphy, che s’è imposto nelle primarie su Alan Grayson.

Non ha problemi di primarie un altro antagonista interno di Trump, il senatore dell’Arizona John McCain, cui pure il magnate negò in un primo momento il proprio avallo, ma che si sbarazza dell’antagonista ultra-conservatore Kelli Ward. Il seggio di McCain, dopo quattro mandati consecutivi, appare però in bilico a causa delle posizioni assunte dal candidato repubblicano sull’immigrazione e contro gli ispanici, che sono una grossa fetta dell’elettorato in quello Stato. Il seggio in Texas del senatore Ted Cruz, uno degli ultimi rivali a cedere il passo a Trump per la nomination, non viene rinnovato quest’anno.

Un altro esponente della vecchia guardia repubblicana ha, nei giorni scorsi, bocciato Trump: Paul Wolfowitz, uno dei leader dell’area neo-con, ha lasciato intendere che potrebbe votare, “turandosi il naso”, Hillary Clinton. Intervistato da Der Spiegel, l’ex consigliere e collaboratore di George W. Bush ed ex presidente della Banca Mondiale, ha definito Trump “una minaccia alla sicurezza nazionale”: “potrei votare per Hillary malgrado abbia grosse riserve su di lei”.

(post tratto dal blog di Giampiero Gramaglia)



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