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Economia circolare: l’assenza di una norma blocca da anni un progetto di investimento innovativo

Ad Anagni, in provincia di Frosinone, 100 operai si sono dati appuntamento presso il distretto industriale – ormai abitato da fabbriche fantasma – e sono riusciti a catturare l’attenzione dei media e della popolazione locale riportando alla luce un caso che ha dell’assurdo. Da anni infatti si attende il via libera da parte della Regione Lazio ad un progetto fortemente innovativo di economia circolare che potrebbe portare alla riapertura di Saxa Gres di Anagni. Tuttavia, con oltre 800 giorni a disposizione, la regione non è riuscita a dare una risposta definitiva alla proposta.

Il caso in questione riguarda la Saxa Gres, un’azienda di piastrelle che dal 2012 è chiusa, e che per la quale un gruppo di investitori inglesi ha presentato – ormai quasi 3 anni fa – un piano di riapertura. Il progetto punta a realizzare porcellanato e piastrelle attraverso l’utilizzo parziale di materiale inerte proveniente dal termovalorizzatore di San Vittore. L’ investimento di 15 milioni di euro da parte del gruppo inglese permetterebbe la ripresa del lavoro per circa 100 persone realizzando tra l’altro un esempio di economia circolare, cioè legata anche all’utilizzo di materiale di recupero, facilitando quindi anche lo smaltimento dei rifiuti del Termovalorizzatore. Quest’ultimo infatti spende 100 euro a tonnellata, più l’impatto ambientale ed energetico necessario alla movimentazione di un buon numero di camion, per smaltire in discarica le ceneri che produce.

La fabbrica è pronta a produrre senza alcun sostengo pubblico. Inoltre, l’Istituto Superiore di Sanità ha espresso un parere di non pericolosità per l’utilizzo di ceneri trattate ad alta temperatura e poi ulteriormente inertizzate – tecnica già utilizzata per la produzione di calcestruzzo e ceramiche povere in Emilia Romagna e Lombardia.

Nonostante il progetto presenti una solida copertura economica e un’idea innovativa priva di pericoli per la salute e l’ambiente, la regione pare abbia bloccato l’iter per mancanza di un quadro normativo. Gli uffici della Regione Lazio hanno infatti scritto che l’impianto ha buone caratteristiche innovative ed è “atteso un significativo indice di recupero/riciclo di materia per l’ottenimento di prodotti in sostituzione di materie prime naturali”. Ma che non si può dare il via libera visto che “per le ceneri di natura pericolosa non esiste alcuna specifica norma”. Anche se il primo luglio scorso il Ministero dell’Ambiente ha varato la circolare End of waste proprio per stimolare il recupero dei rifiuti e far partire l’economia circolare.

In una regione in piena crisi proprio sul recupero e il riciclo dei rifiuti e in un’area in cui la disoccupazione è fortissima, un’opportunità del genere inspiegabilmente non viene valorizzata e sfruttata. La preoccupazione dei 100 lavoratori è che il silenzio che dura ormai da anni potrebbe portare alla fuga gli investitori pronti a ritirarsi e a rivalersi in sede legale. A tale proposito il 12 settembre prossimo è prevista una riunione presso la Regione Lazio che si presume possa essere fondamentale per risolvere la questione.

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