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Bremer, Deutsche Bank e Wells Fargo. Tutte le magagne (poco enfatizzate) delle grandi banche straniere

14 miliardi di dollari. È la cifra che il governo statunitense chiede a Deutsche Bank per chiudere lo scandalo dei titoli tossici legati ai mutui venduti in modo scorretto dalla principale banca tedesca negli Stati Uniti negli scorsi anni. Una cifra enorme, la più elevata sanzione nei confronti di un istituto bancario. Uno shock che sta facendo ballare le borse in tutto il mondo e non poteva essere diversamente visto che si tratta della più grande ed importante banca d’Europa. La banca tedesca dichiara che non intende pagare una simile cifra, ma non nega di dover pagare la sanzione, anzi fa sapere che la trattativa sulla determinazione della cifra è già in corso. La notizia è, naturalmente, forte ma è soltanto l’ultima di una serie dello stesso genere. 185 milioni di dollari. La banca statunitense Wells Fargo è stata sanzionata per pratiche illecite ai danni dei correntisti: conti correnti aperti all’insaputa degli stessi, carte di credito attivate senza autorizzazioni, false iscrizioni ai servizi bancari on-line. Anche questo non è un caso isolato visto che diversi sono i miliardi di dollari versati alle autorità americane da alcune banche per chiudere procedimenti in corso nei quali erano accusati.

Truffa, aggiotaggio, falso in bilancio, frode fiscale, insider trading, sono i reati contestati che hanno prodotto, negli ultimi sette anni, multe per un ammontare di 235 miliardi di dollari ai danni delle 20 principali banche nel mondo. Per gli stessi motivi le prime “quattro banche” britanniche hanno dovuto pagare 50 milioni di sterline in sette anni. Nel 2014, sulla stampa britannica sono stati pubblicati circa 180 articoli su casi di finanza “malata”.

Il tema degli scandali finanziari si va ad aggiungere a quello, sul quale la stampa oggi pone maggiore attenzione, delle sofferenze bancarie. Le difficoltà della stessa Deutsche Bank sono note. Questa banca ha in bilancio derivati per un ammontare pari a 15 volte il Pil tedesco. La Bremer Landesbank, importante banca pubblica della città del nord della Germania, è in grosse difficoltà per la forte esposizione con i crediti del settore navale e la vigilanza bancaria della Bce, in vista delle necessarie pesanti svalutazioni sui prestiti deteriorati nel settore marittimo, avrebbe chiesto al board misure di rafforzamento del capitale per 700 milioni.

Questi casi, come risulta evidente, rappresentano situazioni di problemi e di crisi di grandi banche, banche di dimensione e influenza internazionale, banche presenti in tutto il mondo. Non sono casi di banche piccole o medie, di banche del “territorio”, di Banche Popolari. Uno dei più autorevoli ed importanti quotidiani nazionali, il Corriere della Sera, a fine estate, attraverso uno dei suoi più importanti commentatori, ha esplicitamente prospettata la tesi secondo la quale gran parte delle crisi delle banche italiane abbia connotazioni “localistiche”, ha parlato di “crisi sistemica” che sarebbe causata, più che dalla recessione, dalla natura particolare di queste banche, dal loro legame con il territorio. Questa tesi si basa, come è facile immaginare, sulle vicenda delle “quattro banche italiane” divenute tristemente famose, delle quali però, è sempre utile ricordarlo, soltanto una era una Popolare mentre la maggiore delle quattro, era una S. p. A. che non aveva nulla a che fare con le Banche Popolari e con la governance cooperativa.

Guardano semplicemente a ciò che avviene nel mondo, risulta sbagliato pensare che le situazioni di malversazione o di difficoltà dipendano dalla natura delle governance. O qualcuno pensa che sarebbe in crisi il modello della S.p.A.? E’ chiaro, al contrario, che questa o quella forma giuridica, non mettono a riparo, non formano anticorpi nei confronti della cattiva, o peggio della fraudolenta, gestione né possono servire, di per sé, ad arginare gli effetti della crisi. Cavalcare le crisi di circoscritte realtà bancarie, che esistono ma che sono generate o dalla crisi economica o da specifiche situazioni di cattiva amministrazione, per attaccare il sistema delle banche medie e piccole sta producendo un grave ed inutile danno di immagine e di fiducia all’intero sistema bancario italiano. Le difficoltà che stanno attraversando le banche italiane non sono un’eccezione. Un confronto tra i diversi sistemi bancari mostra, infatti, come all’interno di ciascun paese vi siano problemi analoghi. Per rilanciare l’economia, ovviamente, il sistema bancario è quanto mai decisivo. Ma esso va valorizzato e non mortificato. La biodiversità dei soggetti creditizi sia per quanto riguarda la governance che l’operatività, deve diventare un elemento strategico. Attribuire ad una formula giuridica responsabilità e colpe di diversa natura è forviante e porta ad altri e più gravi danni.

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