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La Verità di Maurizio Belpietro su Libero Quotidiano degli Angelucci

Antonio Angelucci e Denis Verdini

No, non deve essere stata troppo cordiale la stretta di mano fra Maurizio Belpietro e la famiglia Angelucci, proprietaria del quotidiano Libero. Che la fine del rapporto professionale tra l’ex direttore e l’editore del quotidiano non era stata idilliaca si poteva evincere dall’editoriale di addio di Belpietro quando ha firmato per l’ultima volta il quotidiano. Ma oggi, con l’arrivo in edicola di La Verità, il nuovo giornale diretto da Belpietro, la versione del giornalista si arricchisce di nuovi elementi. In attesa, chissà, di una risposta della famiglia Angelucci.

Che l’editore gradisse toni meno acrimoniosi verso il governo e in particolare verso il premier Matteo Renzi è stata una supposizione che in tanti hanno esternato. In particolare, sono state alcune supposizioni, il no secco di Belpietro alla riforma costituzionale – no scandito peraltro proprio di apertura di Libero nel giorno dell’addio di Belpietro – non entusiasmava troppo l’editore. Sta di fatto che – sarà un caso oppure no – il successore di Belpietro a Libero, ossia Vittorio Feltri, che peraltro ha fondato il quotidiano, è più propenso al sì che al no in occasione del referendum costituzionale sulla riforma targata Renzi e Boschi.

Ma oggi, come si diceva, Belpietro aggiunge ulteriori informazioni al dissidio avuto con gli Angelucci, notoriamente in buoni rapporti – in particolare per quanto riguarda il parlamentare azzurro Antonio Angelucci – con un renziano come Denis Verdini (come attestato anche da queste foto di Umberto Pizzi). Un titolo de La Verità è tutto un programma: “Un giornale che nasce per reagire all’arroganza”. Arroganza di chi? Ecco cosa scrive Belpietro nell’editoriale: “L’inizio della storia che ha portato alla fondazione del giornale che avete tra le mani risale ad alcuni mesi fa, al 17 maggio, giorno in cui alla direzione di Libero si è registrato un brusco avvicendamento”. Quella “estromissione – aggiunge Belpietro – un problema lo pone e non è privato ma pubblico”. Si domanda poi Belpietro: “Può un presidente del Consiglio incarognirsi a tal punto per le critiche e le notizie pubblicate da pretendere la testa del direttore del giornale che quelle critiche ha stampato?”. “Del resto – prosegue più avanti Belpietro senza citare espressamente gli Angelucci – una classe imprenditoriale debole e in cerca di aiuti di Stato si piega volentieri di fronte a una classe politica arrogante e prepotente”.

Il riferimento agli aiuti di Stato, secondo alcuni addetti ai lavori, rimanda a una delle polemiche susseguenti all’avvicendamento tra Belpietro e Feltri alla direzione di Libero e sollevata in particolare dal Fatto Quotidiano per una vicenda legata ai contributi pubblici per il quotidiano degli Angelucci (qui i fatti e la versione delle parti in causa). Belpietro sempre oggi aggiunge altri particolari sui suoi rapporti con l’editore di Libero. Intervistato dal Corriere della Sera, ricorda le inchieste di Libero “prima sulla casa che Marco Carrai aveva “prestato” a Renzi, poi sulle carte dell’indagine che riguardava il padre del premier” e chiosa: “Per la prima vicenda Renzi mi aveva telefonato chiedendomi quando avrei smesso di dargli fastidio, per la seconda ho lasciato la direzione visto che l’editore non gradiva quegli approfondimenti”.



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