Il gip di Napoli ha archiviato l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa a carico di Stefano Graziano, ex presidente del Pd campano. Il 26 aprile scorso gli era stato stato notificato un decreto di perquisizione in cui si contestavano “favori al clan Zagaria in cambio di appoggi elettorali”. Accadde il finimondo: valanghe di fango giustizialista, il quotidiano di Marco Travaglio e grillini in testa. Nessuno si è scusato, ovviamente. Ma non è questo il punto. In giurisprudenza si parla di lite temeraria quando si agisce (o si resiste) in giudizio con mala fede e colpa grave, ossia con consapevolezza del proprio torto o con intenti dilatori. Questo comportamento è illecito, e può essere sanzionato con il risarcimento di tutti i danni alla parte lesa. Di fronte a casi manifesti di “indagine temeraria”, non dovrebbe valere lo stesso principio?
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La Cgil ha invitato a votare No al referendum costituzionale, “ferma restando la libertà di posizioni individuali diverse di iscritti e dirigenti”. Però non aderirà ad alcun Comitato, per “preservare la propria autonomia”. È certamente uno dei punti più alti della segreteria di Susanna Camusso: magnanima con i dissidenti interni, generosa con i dissenzienti esterni. Tanto magnanima e generosa che, per non mettere in difficoltà il presidente del Consiglio, ha preferito non aggiungere altre e originali osservazioni critiche originali alla riforma Renzi-Boschi, limitandosi a scopiazzare quelle di Gustavo Zagrebelsky e di Massimo D’Alema.
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PERCHE’ LA DECISIONE DELLA CONSULTA SU ITALICUM E REFERENDUM E’ SAGGIA