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DB, Commerzbank, Siemens e Thyssen. Tutti gli scricchiolii dei colossi tedeschi

L’economia tedesca va a gonfie vele, questo confermano anche i dati statistici. Eppure, non passa giorno senza che i media tedeschi riportino notizie su possibili massicci tagli di posti di lavoro. Notizie che allarmano una opinione pubblica da tempo già preoccupata per il rischio di attentati terroristici, per il problema dei profughi e la loro integrazione, per un mercato immobiliare che continua a salire nei prezzi. Tant’è che cresce l’elettorato disposto ad affidarsi, se necessario, anche a qualche pifferaio magico, che promette misure drastiche e facili soluzioni (per esempio i politici di Alternative für Deutschland, Afd).

I TRAVAGLI DELLA DEUTSCHE BANK

Tra queste notizie le più inquietanti restano quelle relative alla Deutsche Bank. Due giorni fa il settimanale Die Zeit riferiva a proposito di questo colosso creditizio che Berlino, Bruxelles e Francoforte stavano mettendo a punto un piano di salvataggio nel caso la banca avesse avuto urgente bisogno di ricapitalizzarsi. Sull’istituto tedesco pende infatti la spada di Damocle di un’ammenda miliardaria, per l’esattezza si tratta di 14 miliardi di dollari, che gli Usa potrebbero infliggergli per gli affari tutt’altro che trasparenti con i subprime. Affari che hanno spogliato di casa e averi centinaia di migliaia di americani. La smentita di Berlino è stata immediata. Steffen Seibert, portavoce del governo, ha fatto sapere che “non vi è nulla che giustifichi questo genere di speculazioni”. Mentre John Cryan, nuovo boss della Deutsche Bank, ha spiegato che, come è noto, le ammende finali in questi casi sono sempre significativamente più basse. Può darsi che la notizia della Zeit “molto circostanziata però” faceva notare Handelsblatt, non trovi conferma. Se invece così fosse, Berlino e Bruxelles dovrebbero spiegarne le ragioni in modo particolarmente dettagliato all’Italia.

LE PREOCCUPAZIONI DELLE CASE

Non è però solo sulla Deutsche Bank che grava l’ombra di una multa miliardaria da parte degli americani. Stessa sorte potrebbe toccare alla Volkswagen rea di aver manipolato le emissioni dei suoi modelli diesel. Deutsche Bank e VW sembrano essere però solo le due punte più pericolose di un paesaggio economico dove accanto ai successi affiorano vieppiù anche punte di numerosi iceberg più o meno pericolosi per la crescita complessiva del paese.

I SUBBUGLI IN COMMERZBANK

Sempre nel settore bancario è di ieri la notizia ufficiale che la Commerzbank intende tagliare 9600 posti entro il 2020. Per quella data la banca dovrà essersi infatti completamente ristrutturata e attrezzata per modello di business quasi esclusivamente digitale, soprattutto nel back office. Giusto per rinfrescare la memoria: la Commerzbank è per grandezza il secondo istituto di credito privato tedesco. Nel 2008, in seguito alla crisi finanziaria, la banca ricevette complessivi 18,2 miliardi euro dal fondo pubblico di salvataggio Soffin. Secondo quanto scrive ora il portale online di notizie economiche Deutsche Wirtschafts Nachrichten, questo drastico taglio di posti di lavoro (che però dovrebbe avvenire senza licenziamenti forzati piuttosto attraverso incentivi e generosi scivoli) serve per finanziare la rivoluzione “Commerzbank 4.0” che si calcola costerà 2 miliardi di euro. Spiegel online si chiede al proposito, da dove la banca pensa di recuperare la somma, visto l’andamento assai debole del titolo e tenendo conto che dal 2008 a oggi, solo l’anno scorso l’istituto è tornato a erogare un dividendo di 20 centesimi per azione.

LE TURBOLENZE DI AIR BERLIN

Un altro “malato” sotto stretta sorveglianza è Air Berlin, che da settimane ha un posto fisso tra le notizie economiche. La compagnia low cost (partecipata per il 29,2 per cento da Ethiad) è sempre più in difficoltà: l’anno scorso ha totalizzato perdite nette per 450 milioni di euro. E quest’anno non è andata meglio. Non resta dunque altro che iniziare una profonda ristrutturazione. E il primo passo è quello di “alleggerirsi”. A iniziare dai dipendenti, è previsto un taglio di mille posti, per proseguire con il parco aeromobili: la metà, cioè 40, verranno dati in prestito (stabile) a Eurowings, il vettore low cost di Lufthansa. E insieme agli aerei sarà “prestato” anche il personale di bordo. Infine sono in corso trattative per la cessione/fusione della consociata austriaca FlyNiki con TUI Fly.

COSA SUCCEDE IN SIEMENS

Anche il colosso Siemens non sta attraversando un momento semplice. In seguito al calo dei prezzi del greggio e del gas, anche le commesse per macchinari impiegati nel settore dell’estrazione e della lavorazione delle materie prime, sono drasticamente calate. Motivo per cui deve essere ridotto anche il personale. Si parla di 1700 posti in tutto in cinque sedi produttive situate in Germania. Il management vuole però impegnarsi ad offrire corsi di riqualificazione e poi impieghi alternativi sempre all’interno del gruppo.

I TIMORI DI MAN

Di ristrutturazione e riduzione di personale si parla anche alla MAN Diesel & Turbo, che stando a quanto comunicato dai vertici stessi calcola in 1400 gli esuberi tra tutti i suoi siti produttivi nel mondo. Di questi 250 però riguarderebbero quello di Oberhausen (nella regione del Nordrhein-Westfalen), che è stato fino a ora il numero uno per la produzione di turbomacchinari. Il pacchetto consolidamento di questa consociata della Volkswagen dovrebbe permette di risparmiare 350 milioni di euro. Anche in questo caso, all’origine delle difficoltà ci sono sempre meno commesse per la costruzione di raffinerie, piattaforme petrolifere, centrali a metano e a carbon fossile.

LE OMBRE CINESI SU TYSSEN

Infine c’è Thyssen Krupp. La concorrenza dell’acciaio cinese è da anni una spina nel fianco per tutta l’industria siderurgica europea. E così, scrive il quotidiano regionale Der Westen, anche i lavoratori della Thyssen Krupp delle acciaierie di Bochum e Duisburg vivono nel timore di imminenti tagli. Le preoccupazioni maggiori ci sono a Bochum dove nel passato recente sono stati chiusi tra l’altro lo stabilimento Nokia e quello di Opel e sono andati persi complessivamente 20 mila posti nell’industria.  Last but not least sono in forse anche 8000 mila impieghi nella storica catena di supermercati Kaiser’s Tengelmann.

IL QUADRO E LE CONCLUSIONI

Tornando ora al quadro economico generale della Germania. E’ vero che la maggioranza degli istituti statistici concordano nel tasso di crescita per quest’anno all’1,7 per cento e all’1,5 per cento per l’anno prossimo (come mostra la tabella pubblicata sul sito di tagesschau). Ed è anche vero che il tasso di disoccupazione continua a scendere e ha toccato ora il 5,9 per cento. Come riassume però il mensile di attualità Cicero sul suo sito: “La Deutsche Bank deve smentire voci di aiuti statali, la Commerzbank procede a drastici tagli di personale e la politica continua a non voler guardare in faccia alla realtà. La crisi finanziaria ha fatto solo una breve pausa. E ora è tornata”.


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