Prima Anima, adesso Pioneer. Perché Poste Italiane si sta lanciando nel risparmio gestito? Perché, come dice da tempo l’amministratore delegato del gruppo, Francesco Caio, la missione delle Poste non è più da tempo solo quella di consegnare la corrispondenza, che cittadini e imprese usano sempre meno. Avanti tutta, dunque, su attività finanziarie: l’offerta non vincolante presentata il 19 settembre per Pioneer, il gestore di risparmio di Unicredit, insieme ad Anima e Cassa Depositi e Prestiti, rappresenta secondo gli analisti di Equita un’operazione che se andasse in porto darebbe vita al terzo gruppo del risparmio gestito in Italia, con 280 miliardi di masse in gestione.
IL PESO DEI SERVIZI FINANZIARI
Da qualche anno Poste ha affiancato a lettere e pacchi una gamma di servizi e prodotti finanziari. Definito da Caio come “uno dei pilastri strategici del piano industriale del gruppo”, il risparmio gestito fa parte del settore operativo dei servizi finanziari che secondo la relazione finanziaria del 2015 del gruppo Poste ha rappresentato il 17% dei ricavi del gruppo. Il 12% è rappresentato dai servizi postali, mentre il 70% dei ricavi totali è rappresentato dai servizi assicurativi.
L’ACQUISIZIONE DI ANIMA
Il desiderio del gruppo presieduto da Luisa Todini di evolversi nei servizi finanziari si è concretizzato ad aprile dello scorso anno con l’acquisizione da parte di Poste Italiane del 10,3% di Anima Holding detenuto da Banca Monte dei Paschi di Siena. “L’acquisizione”, ha commentato subito dopo l’ad di Poste, “ha una forte valenza industriale e conferma l’impegno nel settore del risparmio gestito”. Operazione, comunque, che ha fatto incamerare all’epoca risorse utili al Monte dei Paschi di Siena.
COSA FA ANIMA
Operatore indipendente dell’industria del risparmio gestito, con un patrimonio complessivo di 61 miliardi di euro in gestione, più di 100 partner distributivi e circa 1 milione di clienti, il gruppo Anima articola la propria offerta in fondi comuni di diritto italiano e Sicav (società di investimento a capitale variabile) di diritto estero. Opera anche nel campo della previdenza complementare per aziende e privati, e in quello delle gestioni patrimoniali e istituzionali. Il primo azionista di Anima è oggi Banca Popolare di Milano col 16,849% delle quote, seguita da Poste (10,3%) e dai fondi Wellington Management Group (8,103%) e Aviva Investors (5,14%). Il 2,769% delle quote è invece in mano al gruppo Creval.
L’INTERESSE PER PIONEER
L’offerta per Pioneer, società con oltre 200 miliardi di asset messa in vendita da Unicredit in cerca di risorse dopo l’arrivo del nuovo ad, Jean Pierre Mustier, è stata presentata il 19 settembre. Unicredit stima che la società di gestione del risparmio valga 3 miliardi di euro anche se per gli analisti di Equita la cessione potrebbe concretizzarsi intorno a 2,5 miliardi di euro.
L’asse fra Anima-Poste-Pioneer, hanno rilevato gli analisti, darebbe vita al terzo gruppo del risparmio gestito con 280 miliardi di masse in gestione, dietro Generali e Intesa SanPaolo con rispettivamente 471,4 e 364,2 miliardi di asset sotto gestione.
LE RAGIONI DI CAIO
Come sta andando l’esperienza di Anima? “È positiva, come pure è positiva la gestione di Poste Vita. Il risparmio è uno dei nostri tre pilastri. E per questo stiamo facendo una massiccia formazione del nostro personale. Il postino non diventa operatore finanziario, ma può consigliare a chi rivolgersi nell’ambito del nostro gruppo, ha detto Caio intervistato da Repubblica.
La ragione sarebbe questa: “Partiamo da un fatto, gli italiani hanno affidato a Poste quasi 500 miliardi tra risparmi e conti correnti, da sempre siamo un porto sicuro per il risparmio. Oggi questo significa aiutare i cittadini a capire come ottenere rendimenti dai propri risparmi, in un contesto a tassi a zero. Al momento di investire i 5-10-15 mila euro oggi si devono fare ragionamenti un po’ più complessi del passato scegliendo con attenzione strumenti che vanno spiegati con grande trasparenza”, ha detto l’ad di Poste al Corriere della Sera spiegando l’acquisizione di Anima.
NUMERI E COMMENTI
Le due operazioni, l’acquisizione di Anima e l’interesse per Pioneer, denotano una certa sensibilità del gruppo Poste Italiane nei confronti di società che non navigano in buone acque, come è stato nel caso dell’acquisizione della quota di Anima da Mps. La vendita di Pioneer, per cui secondo quanto riportato dal Sole 24 Ore sarebbero in pole position Poste e Amundi, dovrebbe essere in grado di ridurre il deficit di capitale di Unicredit in area 4-5 miliardi di euro. “Al Tesoro non va a genio che uno dei grandi magazzini di Bot e Btp finisca in mani straniere. Meglio le Poste che, assieme alla controllata Anima, può permettersi un’ operazione tra i 2 i 3 miliardi di euro, in parte a debito”, ha scritto Ugo Bertone su Libero Quotidiano sottolineando che sarebbe Matteo Renzi, a voler giocare “la carta Poste per rimpolpare il capitale di Unicredit”.
CAIO, RENZI E L’AUSPICIO PER UN POLO NAZIONALE
La cessione di Pioneer avverrà esclusivamente su una base di convenienza, dice oggi il Corriere Economia. Pur sottolineando che “al premier Renzi piace l’idea del polo italiano del risparmio, in cui le Poste di Francesco Caio potrebbero essere polo aggregante, Ma questo, secondo il dorso economico finanziario del quotidiano Rcs, “si realizzerà solo se l’offerta in arrivo da Roma batterà i concorrenti. In contanti”. Per ora, sembra che l’offerta di Amundi – il polo francese del risparmio nato da SocGen e Crédit Agricole – sia superiore. “Ma nei numeri, non nelle relazioni, come vorrebbe chi vede il francese Mustier favorevole alla proposta in arrivo da Parigi. Tanto che, sopra di tutti al momento stanno gli australiani di Maquarie, attratti dalla riconoscibilità del marchio Pioneer sui mercati anglosassoni”, aggiunge Stefano Righi sul Corriere Economia.