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Il Sole 24 Ore, cosa pensa Del Torchio della gestione precedente

Di Michele Arnese e Federico Fornaro
Sole 24 Ore

“Allo stato attuale e in assenza di eventi al momento non prevedibili, il gruppo continua a monitorare attentamente il contesto di riferimento, ancora caratterizzato da alcune incertezze. Tenuto conto di tale contesto, si prevede di confermare ragionevolmente per il 2016 un ebitda in miglioramento rispetto al 2015, unitamente ad un miglioramento dei flussi di cassa a livello operativo”. Così scriveva a metà marzo il gruppo Il Sole 24 Ore presieduto da Benito Benedini e guidato dall’amministratore delegato, Donatella Treu (in foto con Roberto Napoletano), nella relazione finanziaria sul 2015. Sono passate solo poche settimane e a fine mese il nuovo amministratore delegato, Gabriele Del Torchio, ha firmato una semestrale che esclude il fallimento del gruppo solo perché l’azionista forte della società, la Confindustria ora presieduta da Vincenzo Boccia, è pronta a ricapitalizzare nuovamente il gruppo e le banche creditizi sono disposte a studiare forme di ristrutturazione e riscadenzamento dei finanziamenti (qui tutti i dettagli sui numeri della semestrale in una ricostruzione di Formiche.net). Non solo: Del Torchio ha messo a nudo sopravvalutazioni di attività operate dal vecchio manager, ha fatto emergere oneri e senza giri di parole ha scritto – come si può leggere nella semestrale – che il precedente piano industriale del vecchio management approvato dal precedente consiglio di amministrazione è “non applicabile”. Ecco di seguito numeri e informazioni sul gruppo confindustriale e sulle tensioni fra redazione e direzione del quotidiano che sono sfociate in una mozione di sfiducia nei confronti del direttore del Sole, Roberto Napoletano.

I NUMERI DI DEL TORCHIO

I problemi del Sole 24 ore, da un po’ di giorni ormai, sono sotto gli occhi di tutti. La settimana scorsa sono stati annunciati i numeri del primo semestre del noto quotidiano di Confindustria, in perdita netta per quasi 50 milioni di ieri, e da lì è partita una successione di eventi fino a qualche mese fa inattesi che pone parecchi interrogativi sul futuro del Sole. Basti pensare alle recenti dimissioni di sei consiglieri di amministrazione tra i quali il presidente Giorgio Squinzi, ex numero uno dell’associazione degli industriali di recente sostituito da Vincenzo Boccia. Il cda della società editrice si è riunito a ranghi ridotti di domenica per indicare il nuovo presidente, Carlo Robiglio, con Luigi Abete come suo vice, e attribuire le deleghe, seppure in via temporanea (bisognerà attendere l’assemblea degli azionisti, fissata per il 14 novembre in prima convocazione e il 21 in seconda, per la nomina del nuovo board).

VECCHIO PIANO INDUSTRIALE NON APPLICABILE

Le criticità del gruppo che hanno spinto l’amministratore delegato del gruppo Sole 24 ore, Gabriele Del Torchio, arrivato lo scorso giugno, a firmare una semestrale di lacrime e sangue, riscrivendo in negativo tra l’altro alcuni dati del 2015, sono riportate nero su bianco nella relazione semestrale di oltre 100 pagine. Qui il giudizio sulla gestione precedente, che faceva perno su Donatella Treu, ad del gruppo editoriale fino allo scorso aprile, è netto: “I risultati del primo semestre 2016 e quelli stimati per fine anno – si legge nella relazione – sono significativamente divergenti rispetto alle previsioni dell’esercizio in corso formulate sulla base del piano industriale 2015–2019, approvato dal Consiglio di amministrazione il 13 marzo 2015. Tale piano risulta quindi disatteso e non applicabile. Si rende pertanto necessaria la formulazione di un nuovo piano industriale”. Nel frattempo, però, spiega sempre la semestrale, il cda “del 27 settembre 2016 ha approvato le già descritte linee del nuovo piano industriale 2016–2020, che sarà esaminato complessivamente dal consiglio di amministrazione nel mese di ottobre 2016, una volta completata l’attività di independent business review (Ibr) svolta da un esperto indipendente”. I prossimi giorni, dunque, saranno determinanti per capire sia che direzione prenderà la gestione del Sole 24 ore, sia come sarà composto il nuovo board.

LE SVALUTAZIONI A SORPRESA

Sul primo semestre del gruppo del Sole 24 ore ha pesato tutta una serie di svalutazioni e oneri vari. Tra questi, spiccano quelli da quasi 3 milioni di euro connessi alla perdita del controllo di Newton Management Innovation spa e della sua controllata Newton Lab srl. Sul sito di questa società si legge: “Newton Management Innovation è la società di consulenza, formazione e comunicazione interna del Gruppo 24 ore, specializzata nella creazione di contesti originali di apprendimento e di attivazione per lo sviluppo dell’intelligenza collettiva e la generazione diffusa di innovazione nelle imprese”. La perdita di controllo di Newton Management Innovation, si apprende tra le righe della relazione semestrale, è stato causato “dall’entrata in vigore di alcune clausole contenute nei patti parasociali, concordati con i soci di minoranza nel 2012 e sospesi fino al presente esercizio, che di fatto comportano un controllo paritetico della società”. Che diventa così una una joint venture valutata a bilancio secondo il metodo del patrimonio netto. Ecco che così “il valore della partecipazione è stato adeguato al patrimonio netto pro-quota della stessa e ammonta al 30 giugno 2016 a 580 mila euro”. La perdita di controllo e la valutazione a patrimonio netto “hanno determinato l’iscrizione nel presente bilancio intermedio di svalutazioni e rettifiche per complessivi 2.834 mila euro”.

ALTRI ONERI EMERSI

Non solo. La semestrale del gruppo editoriale riporta tutta una serie di altri oneri che hanno contribuito alla perdita di quasi 50 milioni e, in generale, a una situazione patrimoniale tale da richiedere un aumento di capitale (per cui Confindustria si è già resa disponibile). Tra questi, si segnalano gli oneri connessi alla decisione di lasciare da luglio 2016 la sede di Pero (Mi) e di concentrare le attività nelle sedi di via Monte Rosa e via Busto Arsizio a Milano. “Tale decisione – si legge nella semestrale – che porterà risparmi per 3,9 milioni di euro annui, ha comportato costi una tantum complessivi rilevati nel semestre per 3,8 milioni di euro, di cui 1,7 milioni per oneri contrattuali e 2,1 milioni di euro per minusvalenze”. Insomma, almeno per quest’anno, la decisione non sembra destinata a portare grandi vantaggi. Si segnalano poi “oneri di ristrutturazione per 5,5 milioni di euro relativi a future riorganizzazioni aziendali”.

IL COSTO DEL PERSONALE

A sorpresa la relazione semestrale attesta che “il costo del personale, pari a 62,2 milioni di euro, è in aumento di 7,2 milioni di euro rispetto al primo semestre del 2015. Su tale incremento di costi – aggiunge la relazione – incidono in particolare gli oneri di ristrutturazione pari a 5,5 milioni di euro e oneri non ricorrenti relativi all’uscita del precedente amministratore delegato”. Quindi la buonuscita dell’ex amministratore delegato Donatella Treu sarebbe stata pari a circa 1,6 milioni di euro.

LA CONTINUITÀ AZIENDALE

Nel comunicato stampa che annuncia la semestrale si fa anche un cenno, cosa mai successa prima d’ora per il gruppo di Confindustria, alle incertezze legate alla continuità aziendale, presupposto ineludibile per la redazione di un bilancio. “Si segnala – si legge nella nota – la presenza di significative incertezze che possono far sorgere dubbi significativi circa il permanere del presupposto della continuità aziendale”. E questo fondamentalmente per tre ordini di motivazioni: “nel semestre si sono consuntivati risultati economici ampiamente negativi e distanti dalle più recenti previsioni di budget 2016” con la previsione di “ulteriori perdite nella seconda parte dell’esercizio in corso”; “una situazione di squilibrio tra attività e passività correnti, con rilevante assorbimento di liquidità e mancato rispetto dei parametri finanziari previsti dai contratti di finanziamento in essere”; infine, “una significativa erosione del patrimonio netto”.

IL REBUS DIRETTORE

All’incertezza sui numeri e sul futuro del gruppo corrisponde altrettanta incertezza all’interno della redazione del quotidiano. Se, da una parte, il cda del Sole 24 Ore del 5 ottobre ha confermato la propria fiducia al direttore del quotidiano Roberto Napoletano, dall’altra, l’assemblea dei giornalisti, nel pomeriggio dello stesso giorno, aveva votato a larga maggioranza la sfiducia a Napoletano, con il 74,4% dei voti (su 203 votanti, 151 hanno votato per la sfiducia e 45 per il rinnovo della fiducia), una percentuale superiore al 70 per cento con cui nel 2011 fu sfiduciato il direttore precedente, Gianni Riotta, ha notato il Post. Dagospia ha ricordato che i no a Riotta furono maggiori (171 contro i 151 di Napoletano). D’altronde le tensioni fra redazione e direttore erano latenti. Il giorno stesso della semestrale, il comitato di redazione del Sole 24 Ore ha pubblicato un comunicato stampa di inusitata durezza contro i vertici della società e del giornale. Dopo aver ricordato dichiarazioni entusiastiche e rassicuranti su conti e prospettive del gruppo, sia dell’ex presidente Benito Benedini che del direttore Napoletano, il cdr scrive: “Quello sin da ora evidente è un fallimento su più livelli. La strategia, quella dell’espansione dei volumi, sia sul digitale sia sulla carta, con marginalità assai dubbia; anzi, a vedere i risultati, ovviamente oggetto di confronto, negativa. La governance, quella formale con il pasticcio delle deleghe esecutive sovrapposte tra presidente e amministratore delegato, con conseguente difficoltà a identificare il capoazienda e quella sostanziale, con l’impropria assunzione di un ruolo manageriale da parte di chi manager non è”, un riferimento implicito (“chi manager non è”) al direttore. Il comunicato si chiudeva con un “Fate presto” che diversi addetti ai lavori hanno interpretato beffardamente nei riguardi del direttore del Sole poiché identico al titolone di prima pagina a caratteri cubitali del quotidiano confindustriale il 10 novembre del 2011 (titolo insignito col premio Ferrari per il titolo dell’anno). Infine, giorni prima, c’era stato un ruvido botta e risposta tra cdr e direttore. Oggetto: una buonuscita del direttore del Sole (qui il botta e risposta completo) che era stata concordata con l’azienda nel febbraio 2015.

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