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Scuole paritarie, cosa si è fatto e cosa resta da fare

Carissimi lettori del Blog,

so che siete in tanti a leggermi e questo mi rimanda ad una grande responsabilità e soprattutto a cogliere seriamente un messaggio di oggi relativo ad una mia intervista ove dichiaro “Scuole paritarie. Qualcosa si è fatto… ecc“.

E il grido di molte famiglie, studenti, docenti e gestori che paiono domandarsi: “Ma allora suor Anna Monia se qualcosa si è fatto non lo capiamo?”

E allora raccolgo questo punto interrogativo che vi e ci sconcerta.

Appunto. Perchè il percorso verso la reale parità scolastica avvenga, credo che l’unica strada sia quella di affrontare il tema con realismo e non in maniera ideologica e con dibattiti che spesso sono surreali. Le scuole paritarie italiane serie (cattoliche e non: qui l’ideologia non c’entra) sottoscrivono pienamente – quanto a realismo e quindi a ripudio di dibattiti surreali – una discussione sul tema che purtroppo non può tener conto soltanto delle buone intenzioni e dei doverosi tentativi dello Stato di eliminare chi delinque in ambito giuslavoristico e fiscale. Questo è a prescindere.

Il problema non sono i diplomifici (cioè le scuole pseudo-paritarie) che avrebbero già dovuto essere rase al suolo come Cartagine da 70 anni a questa parte. Al genitore che ha i figli oggi questo non interessa affatto. Al genitore acculturato e non ideologico di oggi, che rileva un proprio diritto riconosciuto ma non garantito, non interessa la Storia della Repubblica e della successione dei governi dal 2 giugno 1945 al presente. Non gli interessa soprattutto se ha il figlio disabile e desidera iscriverlo ad una scuola paritaria seria dove venga considerato come una “persona” e non come un oggetto da palleggiare da un docente di sostegno a un altro. Accetta comunque i 1000 euro annui dovendone spendere (lui stesso, o spalmati sui genitori della classe) altri 24.000,00 per coprire le ore necessarie al proprio figlio affetto da SMA.

Non gli interessa la storia soprattutto se non è in grado di pagare due volte le tasse scolastiche: per la pubblica statale e per la pubblica paritaria. Non gli interessano né la storia né la politica se vede che nel presente tra gli ideologi più agguerriti e rampanti nel negare la libertà di scelta educativa c’è chi da anni ha iscritto il figlio in una delle migliori e più serie paritarie di una grande città italiana. Neanche sotto tortura verrà fuori chi è: la tutela del bambino al primo posto.

A quel genitore acculturato e consapevole del proprio diritto “riconosciuto” ma non “garantito” dallo Stato pare surreale l’umiliazione di migliaia di docenti laureati e abilitati che non possono esercitare la libertà di insegnamento nel Servizio Nazionale di istruzione, dove si abbatte a zero il punteggio di chi ha scelto la pubblica paritaria. Al genitore non ideologico, che ha potuto iscrivere con sacrifici immani il figlio a un liceo pubblico paritario, e che deve affrontare l’obbligo statale dell’alternanza scuola-lavoro, non interessa la Storia quando viene a sapere che nella sua scuola pubblica se la dovrà pagare, mentre le pubbliche statali ricevono 100 milioni di euro all’uopo. A Napoli direbbero, con licenza, “cornuto e mazziato”: col suo lavoro si deve pagare, oltre a un diritto riconosciuto, pure la scuola-lavoro del figlio. Di generazione in generazione.

Infine, il fiore all’occhiello: sacrosanto parlare di riconoscimento da parte dello Stato a fronte di un silenzio tombale di 70 anni; ottima la detrazione di 70 euro all’anno per la retta. Se hai un cane detrai di più.

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