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Spagna, così i turbamenti dei socialisti fanno gioire Mariano Rajoy

Mariano Rajoy - Pagina ufficiale Facebook

Così com’era stato annunciato lo scorso 1 ottobre, Pedro Sánchez ha dovuto dimettersi dalla segretaria del Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe). I socialisti hanno scelto di consegnare le chiavi de La Moncloa, il palazzo di governo spagnolo, agli avversari politici del Partito Popolare. Un atto inedito nella storia democratica della Spagna, ma che (forse) porrà fine a un anno di instabilità politica.

LA STORICA DECISIONE DEL PSOE

Essendo impraticabile la realizzazione di un Congresso straordinario del Psoe per motivi di logistica e di tempo, il Comitato Federale – un altro organo previsto dal regolamento del partito – si è riunito domenica per votare sull’astensione del gruppo parlamentare al dibattito per l’investitura di Mariano Rajoy come presidente del nuovo governo; dibattito in programma per il 30 ottobre. Le divisioni tra i socialisti, e la paura di essere sconfitti ancora una volta in terze elezioni a dicembre, hanno spinto a favore della nomina del leader del Pp, nonostante le resistenze.

LE FERITE DEI SOCIALISTI

“Una decisione molto difficile, che chiude una tappa incerta nell’ingovernabilità del Paese, ma lascia aperte le profonde ferite tra i socialisti, con militanti ed elettori delusi per quello che è accaduto nelle ultime settimane all’interno di un centenario partito della sinistra spagnola”, si legge in un editoriale del quotidiano spagnolo La Vanguardia.

IL VOTO LIBERO DI COSCENZA 

La scelta però sembra essere stata presa. Con 139 voti a favore, 96 voti contro e due astensioni, la maggioranza dei socialisti ha deciso di fare un passo indietro per lasciare governare Rajoy. Ora il vero problema sarà costringere tutti i deputati ad eseguire la decisione della direzione temporanea del partito. Per adesso, sono fermi alla posizione di respingere con il no l’investitura di Rajoy sette deputati del Partito dei Socialisti di Catalogna (Psc), due delle federazioni delle isole Baleari e altre quattro organizzazioni. Il deputato Josep Borrell ha detto all’uscita dell’incontro che il regolamento del partito permette di votare secondo la propria coscienza. Il primo segretario del Psc, Miquel Iceta, ha chiesto di “amministrare con intelligenza” il voto e non essere rigido sulle sanzioni disciplinari. Ma non ci saranno sconti: chi domenica 30 ottobre non rispetterà la decisione del Comitato federale e non si asterrà durante il voto dell’investitura di Rajoy sarà espulso dal partito.

CHI A FAVORE E CHI CONTRO

Questo non ha spaventato chi si rifiuta di appoggiare Rajoy. Tra i difensori dell’astensione ci sono Guillermo Fernández Vara, José María Barreda, Ciprià Císcar, Ramón Jáuregui, Eduardo Madina, Abel Caballero e, ovviamente, Susana Díaz (qui il ritratto di Formiche.net), che è indicata dai media come il futuro segretario del Psoe. Tra i sostenitori del no ci sono Miquel Iceta, Patxi López, Pepe Borrell, Óscar López e Francina Armengol. Per il sito El Confidencial, il voto del comitato federale riflette come sono divise le forze all’interno del Psoe: 60% del partito sostiene Díaz, mentre il 40% sostiene Sánchez.“Lasciate che si fidino, domenica vedranno”, si è sentito nella sala, secondo una nota di colore del sito.

IL FUTURO DEL PARTITO

Per il quotidiano El Pais, invece, il dibattito è stato franco ma rispettoso. L’europarlamentare Elena Valenciano, sostenitrice di Alfredo Pérez Rubalcaba, ha difeso durante il comitato federale l’astensione per “sbloccare una situazione eccezione che fa soffrire il Paese”. Ha presentato un testo, firmato anche da Mario Jiménez, con gli argomenti della sua tesi. Un altro membro del Psoe, Txarli Prieto, è intervenuto invece per spiegare come la rielezione di Rajoy “sarà condannare il futuro del Psoe come alternativa della destra” per “spostare soltanto da alcuni mesi un nuovo processo elettorale”.

L’ASSENZA DI SÀNCHEZ  

Sánchez non si è presentato al comitato federale, ma da Twitter ha fatto sapere che seguiva il dibattito e che non mollerà la leadership del partito, anche se formalmente non è più il segretario. Nei prossimi mesi sarà convocato un Congresso per ricomporre le basi ideologiche e scegliere il nuovo leader. La sfida sarà sicuramente tra Susana Díaz e Pedro Sánchez, già che alcuni fronti dei socialisti prevedono che uscirà fortificato da questa crisi.

IL VANTAGGIO DI PODEMOS

“La ricomposizione del Psoe sta andando più veloce del previsto […] Questo non si sistemerà in due giorni, ma ci riusciremmo”, ha dichiarato Díaz. Secondo alcuni analisti il prossimo compito del Psoe sarà quello di convincere gli spagnoli che l’astensione nell’investitura di Rajoy è un passo a favore della stabilità istituzionale del Paese e non una mossa politica per salvarsi da un altro fallimento in caso di terze elezioni. Intanto, Podemos sale nei sondaggi e continua a consolidarsi come “l’unico e autentico avversario” della destra del Pp nello scenario politico della Spagna.

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