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Banca Marche e Fondo Atlante, tutte le sculacciate di Guzzetti a banche estere, Bce e Bruxelles

Di Giuseppe Guzzetti
intesa sanpaolo

Oggi il presidente dell’Acri, Giuseppe Guzzetti, è tornato con toni più soffusi su temi che aveva sollevato con maggiore dirompenza, e con tanto di nomi, ieri. Il tema è in particolare il Fondo Atlante che, secondo Guzzetti, non sta mantenendo tutte le promesse rispetto in particolare al mercato delle sofferenze. E ciò anche a causa di una certa ritrosia da parte di alcuni soggetti a partecipare al Fondo. Ecco quello che ha detto ieri.  Atlante? E’ uno strumento buono lasciato al suo destino Guzzetti, presidente dell’Acri, l’associazione delle Fondazioni che hanno messo 536 milioni in Atlante ha un rammarico: “Retrospettivamente avrei fatto meglio a non partecipare”. Il motivo? “Bisognava dare un pacco di miliardi ad Atlante per creare il mercato delle cartolarizzazioni e rompere l’oligopolio delle cinque grandi banche americane che comprano sofferenze a 13-17 centesimi”. I colpevoli? “Ci sono due banche straniere in Italia, Credit Agricole e Bnp Paribas, che non hanno fatto la loro parte”. A chi gli chiede del comportamento delle assicurazioni, Guzzetti risponde: “Chi si e’ comportato bene e’ stata Allianz, con serietà”. Oggi, nella sua relazione alla Giornata Mondiale del Risparmio (qui la sua relazione integrale), è tornato sul tema aggiungendo passi anche sul futuro delle 4 good bank con rilievi espliciti nei confronti della Vigilanza Bce e della Commissione europea. Leggere per credere… (Fernando Pineda)

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L’attenuazione della fragilità economico finanziaria è un’evoluzione favorevole che attendevamo da anni, perché ci fa sperare nel consolidamento della crescita e per i positivi riflessi che può avere per le banche, la cui vulnerabilità recente è riconducibile in misura importante proprio al deterioramento della qualità del portafoglio prestiti alle imprese. Sotto quest’ultimo profilo, per riportare la situazione alla normalità è necessario favorire un’evoluzione positiva su due diversi piani. Il primo riguarda il processo di formazione di nuove situazioni problematiche. La graduale perdita di intensità di questo processo sta avvenendo grazie al combinarsi di tre differenti dinamiche: il miglioramento della congiuntura economica, il rafforzamento patrimoniale avviato dalle imprese, la discesa degli oneri finanziari (che è un riflesso della politica della Banca Centrale Europea). Non meno importante, nell’attuale contesto italiano, è la sistemazione dell’eredità negativa pervenutaci dai molti anni di crisi. Superata la possibilità concreta di un circuito vizioso tra esposizione delle banche e debito sovrano, grazie anche all’apporto delle misure non convenzionali messe in atto dalla Bce, è ancora gravoso sui bilanci delle banche il peso dei crediti deteriorati. È una zavorra che va smaltita con urgenza, con decisione e con misure idonee.

Il varo del progetto Atlante, a cui le Fondazioni di origine bancaria hanno dato il loro sostegno con 536 milioni di euro, vuole appunto facilitare l’apertura di una strada effettivamente percorribile per rimuovere i finanziamenti deteriorati che appesantiscono i bilanci degli istituti di credito. Ricordo che senza i 536 milioni conferiti ad Atlante dalle Fondazioni la soglia dei 4 miliardi di euro fissata dalla Bce non sarebbe stata raggiunta. Il contenuto numero di adesioni pervenute rischia di vanificare in larga misura lo scopo per cui Atlante è stato costituito: cioè che Atlante non sia solo (o soprattutto) uno strumento per governare alcune emergenze, quanto piuttosto un intervento ad ampio spettro capace di creare un vero mercato dei Non Performing Loans (Npl) e di alzare così il valore di cessione delle sofferenze da parte delle banche.

Dopo aver accompagnato le operazioni di ricapitalizzazioni delle due banche venete, il progetto  Atlante si appresta ora a determinare l’attesa svolta nel processo di smaltimento dei crediti deteriorati, intervenendo, però, in un mercato finora ristretto sia nel numero sia nel profilo dei suoi pochi protagonisti, i quali determinano i prezzi delle sofferenze e i volumi degli scambi. Peraltro, l’obiettivo – raggiungibile – è calmare gli isterismi dei mercati azionari, mostrando che lo sblocco della situazione è possibile e non è lontano… Ricordo che a fianco di banche, assicurazioni e Fondazioni di origine bancaria, parte importante nell’iniziativa Atlante è anche la Cassa Depositi e Prestiti, di cui le Fondazioni di origine bancaria sono azioniste di minoranza. La Cdp ha destinato al progetto 750 milioni di euro… Inoltre Cdp, nel novembre scorso, era intervenuta anche nella fase di avvio del Fondo di Risoluzione, concedendo una garanzia sul finanziamento da 1,6 miliardi di euro messo a punto per completare la risoluzione delle quattro banche in difficoltà (Etruria, Marche, Cariferrara e Carichieti).

Superata la rigida apposizione di termini per la vendita delle banche in questione, maldestramente voluta dalla Commissione Ue, ora occorre moltiplicare gli sforzi per arrivare a dismissioni che, oltre al prezzo dell’alienazione, tengano conto della stabilità del futuro assetto proprietario e del radicamento nei territori degli istituti interessati. La prosecuzione di un’eccessiva insistenza da parte della Vigilanza unica di Francoforte sulla capitalizzazione del soggetto acquirente o da parte della Commissione Ue sui presunti aiuti di Stato non renderebbe possibile il compimento di un’operazione che, diversamente, potrebbe avere i presupposti di un’accettabile definizione. Il primo test – e auspicabilmente anche l’ultimo – di una procedura di risoluzione non può concludersi negativamente e, comunque, non lo sarà per responsabilità italiana…

Gli spazi promessi dal progetto Atlante si combinano con quelli parallelamente resi disponibili dalle importanti innovazioni legislative messe a punto nell’ultimo anno… Ritengo che sarebbe utile ancor più coraggio e affrontare in qualche modo anche la situazione relativa allo sblocco dei crediti deteriorati pregressi. I nuovi istituti normativi, che comunque poggiano sul piano della volontarietà, devono trovare applicazione anche per le sofferenze in essere, derivanti da prestiti contratti con le banche nel passato: si tratterebbe di un’iniziativa che avrebbe importanti riflessi applicativi.

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