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Vi spiego perché la Legge di bilancio non è espansiva

Di Fedele De Novellis

Di per sé la scelta di allentare gli obiettivi sui saldi appare appropriata. Proprio alla luce della fase ancora stentata attraversata dalla nostra economia, e considerando i diversi elementi di incertezza che caratterizzano il quadro economico internazionale, una politica in grado di sostenere la domanda interna appare coerente con le condizioni cicliche dell’economia italiana.

Ciò che desta qualche perplessità è il fatto che, data l’impostazione delle regole di bilancio europee, la revisione degli obiettivi riflette una costante trattativa con le istituzioni europee, che porta a rivedere di volta in volta gli obiettivi per l’anno più prossimo modificando però di poco quelli per gli anni successivi. Ne consegue anche che la progressiva rimozione della restrizione fiscale nel breve periodo si associa ad un grado di restrizione fiscale elevato secondo gli obiettivi per gli anni appena successivi.

E’ quando sta accadendo anche questa volta, dato che gli obiettivi governativi comportano che la politica fiscale annunciata diviene fortemente restrittiva dal 2018, anno in cui il deficit dovrebbe arrivare all’1.2 per cento, registrando quindi una riduzione di oltre un punto di Pil rispetto all’anno precedente, per poi quasi sfiorare il pareggio nel 2019 (0.2 per cento). L’intonazione della politica di bilancio indicata per i prossimi anni può essere rappresentata graficamente in base agli impulsi fiscali, definiti dalla variazione anno su anno del saldo primario strutturale. A fronte di un impulso fiscale positivo nel 2017, di circa sei decimi di Pil, si annuncia poi un impulso di segno contrario di circa mezzo punto all’anno, nei due anni successivi.

Naturalmente, come abbiamo imparato negli ultimi anni, l’annuncio di una politica di bilancio anche molto restrittiva in un orizzonte a medio termine non comporta che questa verrà necessariamente attuata. Anzi, di fatto è abbastanza scontato che nelle intenzioni del Governo la strategia del posticipo della fase di convergenza verso il pareggio verrà reiterata anche negli anni seguenti. Un effetto collaterale negativo di questa situazione è che adesso gli scenari programmatici dei documenti governativi divengono di fatto inutilizzabili, visto che è scontato che la politica economica cercherà in tutti i modi di non conseguirli.

E’ il paradosso della dialettica con l’Europa, che porta il Governo ad annunciare obiettivi che sarebbe errato perseguire…tant’è che, come tutti sanno, il Governo non ha nessuna intenzione di perseguirli. Conseguenza di ciò è quindi che l’intera impostazione delle politiche di bilancio europee è divenuta del tutto non credibile. A questo proposito, giova anche ricordare che circa il mancato rispetto degli obiettivi siamo in buona compagnia, visto che il target del pareggio di bilancio negli anni scorsi è stato conseguito dalla sola Germania, e che vi sono economie, come Spagna e Francia, che presentano ancora deviazioni importanti.


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