I bilanci delle 4 good bank sono finiti spesso sotto la lente degli osservatori per la loro evoluzione dopo la risoluzione di novembre degli istituti (Marche, Etruria, Ferrara, Chieti). Più recentemente si è guardato ai loro crediti deteriorati, dato che alcuni potenziali compratori (come Ubi) non sarebbero disponibili a rilevarli. Ma qual è la qualità dell’attivo delle 4 banche? A quanto ammontano i non performing loans? Per capire i possibili scenari sulle good bank occorre fare chiarezza sui numeri.
L’EVOLUZIONE DEI CONTI
Dal dettaglio dei valori di bilancio consultati da MF-Milano Finanza, emerge che i crediti deteriorati complessivi (senza includere nel conteggio quelli che sono finiti o finiranno nella bad bank Rev) sono rimasti sostanzialmente stabili (sono lievemente diminuiti) nel primo semestre 2016. È cambiata la composizione: le inadempienze probabili lorde sono diminuite da 4,1 miliardi (fine 2015) a 3,6 miliardi (30 giugno 2016), mentre le sofferenze lorde sono aumentate da 156 a 542 milioni. Il cambiamento delle cifre è legato al passaggio di alcune inadempienze probabili a sofferenze (queste ultime hanno minore possibilità di recupero). Secondo operatori di mercato, il travaso è avvenuto secondo le medie del settore. È invece superiore il rapporto dei non performing loans rispetto ai finanziamenti totali ai clienti, che sono 17,7 miliardi. In particolare è alto, come visto, l’ammontare di inadempienze probabili, che sono però legate all’eredità del passato: le risoluzioni hanno ripulito le banche dalle sofferenze ma non dai vecchi incagli. Banca Marche, che è la banca più grande delle quattro, ha crediti deteriorati per poco più di metà del totale, seguita da Etruria (attorno al 25 per cento), Ferrara (attorno al 20 per cento) e Chieti (la quota residua). Ferrara sembra avere una qualità dell’attivo simile alle altre banche ma potrebbe essere penalizzata nel processo di vendita da più alti cost/income. I valori lordi degli npl sono già stati in parte svalutati: le sofferenze nette ammontano a 200 milioni, le inadempienze probabili a 2,6 miliardi. Il livello di copertura dei crediti deteriorati complessivi è del 47 per cento.
EFFETTO REV
I valori contabili totali risentono del livello delle sofferenze non ancora cedute a Rev al momento della fotografia del bilancio. A fine 2015 le sofferenze lorde da cedere a Rev erano pari a 9,2 miliardi (8,5 per effetto della risoluzione, basata sui valori a fine settembre 2015, più circa 700 milioni di nuove sofferenze maturate tra il 1° ottobre e il 22 novembre, giorno della risoluzione). A fine giugno 2016 risultavano ancora 2,3 miliardi di sofferenze da trasferire alla bad bank, che per motivi tecnici hanno bisogno di più tempo: si tratta per esempio di bad loan relativi alle partecipate del leasing, a quelli in pancia a veicoli di cartolarizzazione e alle sofferenze accumulate tra il 1° ottobre e il 22 novembre 2015.
GLI SCENARI FUTURI
La vendita delle banche ruota quindi attorno ai 4,2 miliardi di crediti deteriorati lordi (6,5 miliardi contabili, meno i 2,3 residui che passeranno a Rev). Che cosa ne sarà di questi non performing loan? Il primo passo su cui sta lavorando il team guidato da Roberto Nicastro è la vendita sul mercato di circa 1-1,5 miliardi di npl lordi, ovvero le sofferenze (542 milioni) più la parte delle inadempienze probabili più vicina a finire in sofferenza. Ci sono due opzioni sul tavolo: la cessione di questi crediti a un unico compratore oppure un’asta competitiva. Quest’ultima soluzione potrebbe prevedere anche la divisione dei crediti in più portafogli (leasing, mutui, corporate eccetera) rivolti a più acquirenti. Le ipotesi sono allo studio. Una decisione si prenderà a breve, considerando che entro fine anno si dovrebbe completare la vendita non solo dei non performing loans ma anche delle banche. In questi giorni gli sforzi si stanno concentrando anche nella raccolta delle informazioni sui prestiti dubbi (a cominciare dai dati sulle garanzie) che saranno un fattore importante per garantire che il prezzo di vendita sia il più alto possibile e non produca minusvalenze di rilievo rispetto ai valori netti a bilancio (2,75 miliardi). In seguito alla cessione di circa 1,5 miliardi di npl lordi le banche potrebbero trovare compratori senza ulteriori manovre, considerando la seconda operazione di pulizia (dopo quella già effettuata a novembre) che lascerebbe gli istituti soltanto con incagli non particolarmente rischiosi. In alternativa resterebbero le opzioni di emergenza, come un intervento di Atlante o del fondo volontario o del fondo di risoluzione, che però richiederebbero un ulteriore esborso al settore bancario che al momento non appare disponibile a nuovi contributi. Il capitale aggregato delle banche è pari al 9,88 per cento.
REDDITIVITÀ
Nel primo semestre le quattro banche hanno registrato una perdita di 134 milioni. Il rosso è stato di 153 milioni nei 40 giorni a fine 2015. Non è una sorpresa. Sin dall’inizio l’obiettivo di pareggio era stato fissato tra fine 2017 e metà 2018. L’ultima riga di bilancio risente degli anni di amministrazione straordinaria e del difficile ritorno alla normalità. Che non può dirsi completato: il mandato per il management è traghettare le banche alla vendita nei tempi imposti dall’Ue. Poi servirà il rilancio operativo che solo gli acquirenti finali potranno garantire.
(Pubblicato su Mf, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)