L’intento è quello di sanare una frattura vecchia di 500 anni, ma nella Chiesa c’è chi dice no. La visita del Papa a Lund, in Svezia, per ricordare il mezzo millennio dalla Riforma luterana, ha portato con sé puntualizzazioni e precisazioni nel mondo conservatore. Tema del dibattito le differenze tra le due Chiese, tra una realtà con una gerarchia ben definita e un mondo più simile ad una galassia molto frammentata; due mondi divisi non soltanto dal credo, ma anche da differenze ideologiche (per non parlare dell’ordinazione delle donne).
Una delle voci critiche rispetto all’incontro svedese è quella del vescovo Thomas Tobin, a capo della diocesi di Provicende (Rhode Island, Usa, e da non confondersi con l’altro Tobin, l’arcivescovo di Chicago Joseph William Tobin recentemente promosso cardinale da Papa Francesco). Sulla sua pagina Facebook, monsignor Tobin si chiede: “Che cosa manca? La dichiarazione congiunta tra cattolici e luterani firmata nella Commemorazione della Riforma afferma, tra l’altro: ‘Preghiamo Dio perché possiamo ottenere l’ispirazione, l’incoraggiamento e la forza perché possiamo lavorare insieme per la giustizia, la tutela della dignità e dei diritti umani, specie per i poveri, la giustizia e la condanna di ogni forma di violenza […]. Invitiamo luterani e cattolici a lavorare insieme per accogliere lo straniero, venire in aiuto di quelli costretti ad emigrare a causa di guerre e persecuzioni, difendere i diritti dei rifugiati e di chi cerca asilo […]. Ora più che mai, comprendiamo che la nostra azione comune in questo mondo si debba estendere al Creato'”.
Se ci fate caso, c’è tutto il Francesco-pensiero: ambiente, diritti umani, accoglienza degli ultimi. Ma il vescovo di Providence, che è una voce conservatrice non da poco (di recente ha demolito Tim Kaine, il running mate, ossia il candidato alla vicepresidenza di Hillary Clinton, e la sua fede cattolica), sottolinea: “Quello che manca in questa dichiarazione, a mio parere, è qualsiasi riferimento alla protezione dei diritti dei bambini non nati, i membri più vulnerabili della famiglia umana. Fino a quando la maggioranza della comunità protestante non alzerà anche una sola voce contro il crimine rappresentato dall’aborto, qualsiasi progresso percepito nel movimento ecumenico sarà incompleto”. E tanti saluti alle parole epocali con cui si è sottolineato un momento comunque importante di questo Papato.
Non c’è solo Tobin a criticare questo dialogo. C’è buona parte del mondo cattolico conservatore (parliamo del mondo conservatore che si concentra sui problemi di natura teologica e sociale, non di tifosi vari ed eventuali) convinto del fatto che su matrimonio gay ed aborto cattolici e luterani non possano trovare un punto d’accordo. Specie i luterani svedesi trovano l’aborto un vero e proprio diritto umano da tutelare, cosa che Roma non può certo approvare. Crux, prestigiosa testata diretta dal vaticanista americano John Allen, riferisce le parole dell’arcivescovo (dovremmo forse dire arcivescova) luterano di Uppsala, Antje Jackelen, prima donna vescovo svedese: “È facile percepire questa come una visita papale quando non lo è. Si tratta solo di un incontro tra lueterani e cattolici”. E Bitte Assarmo, che dirige il principale mensile e sito cattolico svedese, Katolkst Magasin: “Poiché la Chiesa luterana svedese è così antigerarchica, non è del tutto felice di avere il Papa qui per due giorni”. E aggiunge: qui il concetto di eguaglianza (molto politically correct) è tale da rendere difficile la vita ai cattolici in Svezia. Un esempio? I luterani svedesi trovano molto difficile accettare le regole cattoliche sulla Comunione.
Certo, l’incontro è stato organizzato dalla Federazione luterana mondiale, ma gli svedesi sono comunque i padroni di casa. Nazione fortemente secolarizzata (8 svedesi su 10 sono irreligiosi o atei), la Svezia apprezza Jorge Mario Bergoglio come uomo di amore e misericordia, come difensore dei poveri e degli immigrati, ma non ne condivide il pensiero su aborto o matronio arcobaleno. Insomma, c’è molto da dialogare per superare differenze non leggere.
(Pubblicato su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)