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Cosa cambierà per l’Europa con Donald Trump alla Casa Bianca. Parla Magri (Ispi)

Donald Trump ha saputo intercettare la voglia di cambiamento del ceto medio americano ed è stato premiato. Non solo ha vinto, ma avrà anche grandi chance per attuare i suoi propositi di politica interna, grazie alla maggioranza in entrambe le Camere, che nel caso di un presidente repubblicano non si verificava dal 1961. Quali saranno, dunque, le conseguenze di questa elezione? Come cambieranno i rapporti con l’Europa? Cosa dobbiamo aspettarci nella lotta a Isis? Formiche.net ha intervistato Paolo Magri, direttore Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale).

Perché Donald Trump ha vinto?

Perché, al di la del programma, ha saputo incarnare più di Hillary Clinton il desiderio rottura di un ceto medio, soprattutto bianco ma non solo.

Riuscirà a mettere in pratica le promesse anti establishment fatte in campagna elettorale?

Ha dalla sua clamorosamente la maggioranza, insolita nelle elezioni americane, sia alla Camera che al Senato. Per trovare un altro presidente repubblicano che ha avuto maggioranza di entrambe le aree del Congresso dobbiamo risalire al presidente Eisenhower. Questo gli permetterà, soprattutto in politica interna, di smantellare ciò che ha fatto Obama, a cominciare da Obamacare, e permetterà anche di far passare alcune delle riforme che ha promesso. Non necessariamente la deportazione di 11 milioni di latinos illegali o la costruzione del muro, ma su altri temi avrà una mano libera che né Obama, né Bush hanno avuto negli anni scorsi.

Il nuovo presidente sarà davvero capace di far crescere ancora di più l’economia americana?

Questo è un tema più complesso: non basterà promettere – e vedremo se anche realizzare – l’incremento dei dazi ai prodotti cinesi o l’abbattimento delle tasse per i ricchi e per le imprese nella misura che ha promesso in campagna elettorale. La competizione dei Paesi emergenti come luoghi di produzione di beni, è un trend difficilmente arrestabile.

Quali conseguenze avrà la presidenza Trump per l’Europa?

In un mondo ideale l’Europa potrebbe addirittura trarre beneficio da una politica isolazionista americana, che potrebbe essere uno stimolo ad un’assunzione di responsabilità dell’Europa, con una politica estera più assertiva. Le divisioni che attraversano l’Europa rendono però questo scenario quantomeno difficilmente percorribile, soprattutto se l’affermazione di Trump desse uno sprone a dei movimenti europei decisamente critici nei confronti dell’Europa di Bruxelles.

Davvero ora ci sarà un’ondata protezionista sugli accordi commerciali? Quali sono le intese più a rischio?

C’è il rischio di una politica protezionistica nei confronti della Cina, molto meno nei confronti dell’Europa. Il commercio Europa-Stati Uniti è un terzo del commercio mondiale, che vede coinvolte in Europa centinaia di aziende americane che in Europa producono. Certamente le chance di approvazione del Ttip, con l’elezione di Trump, si riducono ulteriormente, c’è però da dire che le opposizioni di alcuni Paesi europei avevano già inferto un colpo decisivo all’accordo commerciale.

Cosa cambierà rispetto a Obama nella guerra a Isis?

Anche in questo caso si tratterà di vedere quanto è realizzabile il programma delle presidenziali, una volta che Trump sarà alla Casa Bianca. Se Trump rispettasse quanto promesso, cambierà molto, perché assisteremmo a una sorta di convergenza fra l’azione russa, siriana, iraniana e quella americana, con buona pace dei siriani intrappolati ad Aleppo e delle istanze dei movimenti anti Assad, non collegati al terrorismo.

Sarà meno aggressivo contro Putin, rispetto all’amministrazione Obama?

Il programma di Trump ha nel nuovo rapporto con la Russia uno dei suoi punti cardine, che include, fra l’altro, l’atteggiamento più distaccato di Trump su Ucraina e sul ruolo della Nato. Anche Bush e Obama auspicavano un nuovo rapporto con la Russia, ma sappiamo che le cose sono andate diversamente. Nei prossimi mesi scopriremo se Trump saprà fare meglio.



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