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Marco Fassone, chi è il futuro ad del Milan cinese

Un’insegna luminosa con lo sfondo rossonero e lo stemma del Diavolo e poi un nome scolpito a lettere cubitali: Marco Fassone (nella foto, a sinistra) Ceo Milan F.C. Non è una clamorosa svista ma il battezzo ufficiale, avvenuto qualche giorno fa a Shanghai, con cui il gruppo Adidas, già sponsor della società milanese fino al 2023, ha accolto Marco Fassone in una tappa del suo tour a caccia di risorse e sponsor nelle città più importanti dell’ex Celeste Impero (da Pechino a Shenzen passando per Chongqing). Si è certificato in questo modo ciò che i rumors di corridoio dicono da mesi: Adriano Galliani, da oltre trent’anni storico numero uno del Milan è destinato a farsi da parte, l’uomo nuovo su cui puntano i cinesi è il manager cinquantaduenne di Pinerolo.

E’ in Piemonte che inizia la carriera di Marco Fassone dove nel 1988 entra alla Ferrero, la storica azienda di Alba guidata dal patriarca Michele, occupandosi per oltre un decennio della promozione e del marketing dei prodotti dolciari, nel periodo più fervido per la società quando viene inventato il Rocher l’oro della Ferrero promosso con spot televisivi con personaggi che sono rimasti nella storia della pubblicità, come “l’ambasciatore” in Gran Bretagna e il maggiordomo “Ambrogio” in Italia.

Pignolo, infaticabile lavoratore ma anche molto bravo a crearsi un eccellente network di amicizie, Fassone agli inizi del Duemila si trasferisce alla Galbani, dove ricopre il ruolo di Direttore Sviluppo per i Nuovi Prodotti e dove vi resterà per quasi due anni fino a quando nel luglio del 2003 diventa direttore marketing della Juventus, inventandosi il progetto dello Juventus Stadium, il simbolo della rinascita della squadra torinese, accompagnata dagli scudetti vinti sul campo grazie alla verve di mister Antonio Conte. Ma non solo, Fassone capisce anche l’importanza di far crescere il brand all’estero e lavora alla nascita di molti club Juventus oltre le Alpi, riuscendo ad arrivare fino in Cina dove il calcio e i colori bianconeri sono popolarissimi. Passato indenne anche dalla bufera di Calciopoli che investe la dirigenza bianconera, dopo sette anni di lavoro intenso, arriva alla corte di Aurelio De Laurentis proprietario del Napoli che sogna di emulare con la sua squadra i fasti juventini. Fa bene anche qui dove riesce a rimettere in sesto i conti della società, aumentandone i ricavi ma i rapporti con il presidente del Napoli non sono idilliaci e, quindi, nel 2013 è pronto per la sua terza “panchina”: l’Inter. Due anni intensi ma anche qui, nonostante l’appoggio di Massimo Moratti alla sua gestione, arriva il siluramento improvviso da parte del presidente Erik Thohir che, poi, era stata paradossalmente anche una sua scoperta.

Perché quello che tutti riconoscono a Fassone è la capacità straordinaria di fare rete. Non calcisticamente, ma negli affari. E di non tenere poi molto alla “casacca” da indossare nel ruolo di direttore generale: una sorta di Ibrahimovic dei dirigenti italiani del Duemila che è passato con nonchalance dalla Juventus al Napoli all’Inter. È questa sua caparbietà che lo porta ad essere scelto oggi dalla cordata cinese Sino-Europe Sports come l’uomo chiave per traghettare l’epopea di Silvio Berlusconi al nuovo Milan. Una cordata che vede il coinvolgimento del fondo a partecipazione statale Haixia e il colosso assicurativo Ping An, la TCL corporation, big dell’elettronica e la China Construction Bank. E che tra alti e bassi, rilanci e rinvii è pronta entro questo mese a sbloccare i 420 milioni restanti per il closing tra Fininvest e i cinesi. La settimana giusta dovrebbe essere quella dopo il derby con l’Inter, tra il 21 e il 28 novembre. A quel punto il passo diventerà una formalità, perché una volta arrivati i soldi ci sarà il passaggio delle quote del Milan ai nuovi proprietari. Con la nomina contestuale del nuovo consiglio di amministrazione che sarà composto da manager italiani e cinesi, Marco Fassone in testa, e vedrà per quel giorno, come da prassi le dimissioni sia di Barbara Berlusconi che di Adriano Galliani, chiudendo così un’epoca calcistica. Silvio Berlusconi, invece, dovrebbe restare: lo attende la poltrona di presidente onorario di quello che sarà il nuovo Milan made in China. Sperando che la stagione sia migliore di quella dei cugini dell’Inter che fino ad ora non hanno avuto grandi benefici dall’arrivo di Suning con i tifosi neroazzurri che temono, dopo 108 anni di onorata carriera calcistica, un tonfo nella serie cadetta. Cosa mai avvenuta prima. Ma i cinesi insegnano: mai dire mai.



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