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Perché Matteo Renzi ha rottamato l’emendamento Airbnb

Giorgio Spaziani Testa

Il cosiddetto emendamento Airbnb si avvia alla fine che meritava, cioè l’oblio. Si trattava, infatti, di un pericoloso mix di norme confusionarie e orpelli burocratici che avrebbe prodotto un solo risultato, la fine della locazione turistica e, con essa, dell’unico modo con cui alcuni proprietari riescono a pagare almeno parte delle tasse sulla casa, una patrimoniale da 22 miliardi l’anno.

Ai tanti che ne hanno parlato senza cognizione di causa ricordiamo anzitutto che chi affitta per brevi periodi può già oggi applicare la cedolare secca del 21 per cento, che invece la norma avrebbe reso obbligatoria, anche quando non ritenuta conveniente rispetto al regime ordinario Irpef per via di redditi troppo bassi.

Per il resto, con la sua furia regolatoria, l’emendamento introduceva un formidabile sistema per incoraggiare il nero, a partire dalla previsione dell’ennesimo registro, con obblighi cervellotici persino a carico di chi affitta una camera per una settimana all’anno.

Il Parlamento pensi a ridurre l’opprimente tassazione sugli immobili anziché ideare meccanismi per scoraggiare chi in Italia opera e stimola la crescita.

Il post del Presidente del Consiglio che affossa l’emendamento Airbnb:
https://www.facebook.com/matteorenziufficiale/posts/10154301621764915

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