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Prove tecniche di Difesa comune in Europa dopo l’arrivo di Trump alla Casa Bianca

Mentre negli Stati Uniti la fase della transizione è entrata nel vivo, l’Unione europea (Ue) prova ad accelerare sulla Difesa comune. Il Consiglio congiunto dei ministri degli esteri e della Difesa ha approvato il Piano di implementazione su sicurezza e difesa dopo la proposta dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune Federica Mogherini. “Un piccolo passo”, ha commentato il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, “ma in una direzione strategica molto importante per l’Ue, particolarmente importante in un momento così complicato”. Già a giugno, anche e soprattutto grazie all’iniziativa del nostro Paese, il referendum sulla Brexit aveva dato una spinta notevole al dibattito per l’integrazione di un settore tradizionalmente difficile per la cooperazione continentale.

IL RUOLO DI LONDRA

Come ha spiegato Gentiloni, Londra ora è favorevole ad una integrazione militare degli europei, dal momento che non dovrà più farne parte e che progressi in questo senso potrebbero rafforzare il dispositivo militare dell’Alleanza Atlantica. Nota Repubblica: “Quanto ai polacchi, che erano nettamente contrari, la prospettiva di una distensione tra Putin e Trump, che ha minacciato di negare l’intervento americano in difesa degli alleati europei, probabilmente ha indotto Varsavia a guardare con maggior interesse al piano presentato da Federica Mogherini”. Ora, l’elezione di Donald Trump sembra aver contribuito ulteriormente a quella che sembra un’assunzione di responsabilità da parte dei Paesi europei. Il neo presidente eletto non ha, infatti, nascosto durante la campagna elettorale una certa insofferenza per un impegno internazionale considerato eccessivo e sbilanciato rispetto agli alleati europei.

IL PIANO SECONDO GENTILONI 

L’annunciato arretramento statunitense, anche rispetto agli impegni in sede Nato, pone l’Europa di fronte alla necessità di riorganizzare le forze, e l’ipotesi dell’integrazione sembra la più percorribile. Nello specifico, ha spiegato Gentiloni alla stampa, al margine della riunione, si tratta di “un coordinamento delle attività di ricerca e sviluppo dell’industria militare” per la riduzione di spese e sovrapposizioni e “della messa in comune di assetti su questioni strategiche come l’intelligence, la copertura satellitare, l’uso dei droni e trasporti strategici”. Secondo il vertice della Farnesina, “per vent’anni abbiamo parlato molto di difesa europea e fatto pochi passi in avanti. Questo è un passo limitato, ma dalla spinta italiana, tedesca e francese viene un passo nella direzione giusta”. Effettivamente, tra i punti del Piano di implementazione, ci sono diversi aspetti che nei mesi scorsi sono stati proposti dal nostro Paese congiuntamente a Francia e Germania. Il documento è difatti stato presentato come il follow-up della Global strategy che la Mogherini aveva presentato a fine giugno, ma anche la concretizzazione degli sforzi dei Paesi più volenterosi. Tra le ambizioni e le misure concrete che il Piano offre c’è il ricorso a strumenti già previsti dai trattati europei come la cooperazione strutturata permanente (articolo 46 del Trattato sull’Unione europea), utile a superare l’ostacolo dei veti e a creare da subito un gruppo di Paesi già determinati a integrare la Difesa. Già a inizio settembre, l’incontro tra il ministro della Difesa Roberta Pinotti e i colleghi francese e tedesca, Jean-Yves Le Drian e Ursula von der Leyen, sembrava aver disegnato proprio questa direzione, con la presentazione della proposta italiana.

IL DOCUMENTO APPROVATO VISTO DA REPUBBLICA

Che cosa contiene il documento approvato ieri? Ecco come sintetizza le novità Andrea Bonanni di Repubblica: “Il progetto prevede passi avanti che tutti i ministri hanno definito «modesti, ma importanti». Le novità più rilevanti sono tre. La possibilità di utilizzare i “battle groups”, unità militari composte da forze multinazionali europee, per operazioni di peace-keeping e peace-enforcing al di fuori dei confini Ue. Un maggior coordinamento degli investimenti in campo militare per evitare doppioni e ottimizzare i risultati, oltre che la messa in comune di asset strategici nel campo dell’intelligence, dell’utilizzo di droni, del trasporto aereo e di altri settori in cui i singoli Paesi non sono autosufficienti. Infine la creazione di un “centro di pianificazione europeo” delle operazioni civili e militari. Quest’ultimo risultato è un parziale passo indietro rispetto al “Quartier generale europeo” inizialmente proposto da Mogherini, che però molti consideravano un inutile doppione del Quartier generale Nato situato a Mons, in Belgio. Il Centro di pianificazione costituirà comunque un embrione che potrebbe essere sviluppato se la cooperazione con gli americani in sede Nato dovesse rivelarsi più difficile con il nuovo presidente”.

IL RAPPORTO CON GLI STATI UNITI DI TRUMP 

La strada per l’approvazione del Piano di implementazione era stata, tra l’altro, aperta a Bratislava a fine settembre, con l’incontro informale dei 28 ministri della Difesa presieduto proprio dalla Mogherini. Il progetto di una maggiore integrazione, infatti, “è un’esigenza per l’Europa e per i cittadini europei che non nasce dopo le elezioni americane – ha spiegato l’Alto rappresentante – ; io stessa ho avviato questo percorso prima dell’estate. Certo, oggi è chiaramente ancora più importante che l’Europa riesca a fare la propria parte per la sicurezza dei cittadini in modo più efficace”. Che l’integrazione della Difesa superi l’incertezza generata dalle elezioni americane è certo, ma di sicuro Trump resta tra i temi più discussi in questi giorni a Bruxelles. Domenica sera la Mogherini ha riunito i ministri degli esteri per una cena informale riguardante proprio il futuro delle relazioni con gli Stati Uniti. L’Unione europea, per l’Alto rappresentante, deve “continuare a investire in una forte lavoro insieme a Washington e continuare il lavoro su molti dossier, ma sulla base di interessi, principi e valori molto chiari: dall’accordo sul clima al commercio, dalla piena e completa realizzazione dell’accordo con l’Iran sul nucleare alla condivisione della responsabilità globale sui flussi migratori; il nostro interesse è garantire che gli europei abbiano a Washington interlocutori con cui lavorare, ma sulla base di queste priorità molto chiare”. In questo senso, “continueremo a lavorare con l’amministrazione esistente – ha chiarito la Mogherini – , ma abbiamo anche deciso che cominceremo a lavorare con il transition team a Washington già a partire da queste settimane. Sarò felice di invitare il prossimo segretario di Stato americano, appena si sarà insediato, a una riunione del Consiglio esteri dell’Ue”.

IL NECESSARIO RITORNO DEGLI INVESTIMENTI

Anche per la Pinotti, “il messaggio di una maggiore responsabilizzazione dell’Europa sui temi della difesa precede l’amministrazione Trump. Lo avevamo sentito anche da Obama ed è un tema toccato anche da Hillary Clinton”. In ogni caso, “il fatto che l’Europa sappia assumersi maggiormente delle responsabilità comuni credo sia un passaggio importante per l’Europa, a prescindere dalla posizione degli Stati Uniti”. L’impegno dovrà essere però concreto. Occorre “spendere di più e soprattutto spendere meglio; negli ultimi dieci anni sono stati fatti dei tagli notevoli, senza precedenti, al bilancio della difesa: si sono tagliati a volte anche gli stessi assetti”, ha spiegato la Pinotti. In Italia, ha assicurato il ministro, “non si sta più tagliando: c’è una stabilizzazione e anche una ripresa della consapevolezza dell’importanza di investire nella difesa”.

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