In parole e opere Francesco mostra di che pasta liturgica è fatto. Con l’intervista pubblicata in apertura del volume curato dal confratello Antonio Spadaro, “Nei tuoi occhi è la mia parola” (ed. Rizzoli), Bergoglio chiude la porta alla messa ad orientem e alla riforma liturgica.
IN PAROLE
Spadaro domanda a Bergoglio un giudizio sulle proposte “che spingono i sacerdoti a dare le spalle ai fedeli, a ripensare il Vaticano II, a usare il latino”. Risponde Francesco: “Benedetto ha fatto un gesto giusto e magnanimo per andare incontro a una certa mentalità di alcuni gruppi e persone che avevano nostalgia. Ma è un’eccezione. Per questo si parla di rito straordinario. L’ordinario nella Chiesa non è questo”. E precisa: “Parlare di riforma della riforma è un errore”. Di necessità di una riforma della riforma ne aveva parlato Ratzinger e, recentemente, il cardinal Robert Sarah (nella foto), prefetto della Congregazione per il culto divino. Risponde ancora Francesco a Spadaro: “Mi chiedo cosa c’è dietro persone troppo giovani per avere vissuto la liturgia preconciliare e però la vogliono. A volte mi sono trovato di fronte a persone molto rigide. Scava, scava, questa rigidità riguarda sempre qualcosa. Insicurezza, a volte persino altro”. Diagnosi: “C’è un tradizionalismo che è un fondamentalismo rigido: non è buono”. Si rassegnino i ragazzi di Juventutem, la federazione internazionale di giovani che frequentano e promuovono la forma straordinaria della messa.
CARDINALE CONTRO CARDINALE
E’ il 5 luglio. Il cardinal Sarah in quel di Londra lancia un appello: “Cari fratelli – dice il porporato guineano in una conferenza – è di primaria importanza ritornare il più presto possibile a un orientamento comune dei preti e dei fedeli, rivolti insieme nella stessa direzione, verso Est o per lo meno verso l’abside”. Una pratica, ricorda, non abolita e assolutamente conforme al dettato conciliare. Il cardinale fissa una data simbolica di ripartenza per il nuovo inizio liturgico: la prima domenica di Avvento. E assicura di avere l’avvallo del Papa. “Francesco – proseguiva il cardinale – mi ha chiesto di studiare la questione di una riforma della riforma e di come arricchire le due forme del rito romano”.
Apriti twitter. Padre Antonio Spadaro, direttore di Civiltà Cattolica, lancia un hashtag dedicato: #facingthepeople. Altro che altari rivolti a oriente: si celebra davanti al popolo. Il cardinale Vincent Nichols, arcivescovo di Westminster, spedisce una lettera ai suoi preti per chiarire e, di fatto, diffidare, dal celebrare la messa rivolti ad Oriente.
L’11 luglio arriva la secca smentita del Vaticano. Dichiara la Sala Stampa: il cardinale Sarah è stato male interpretato.
Ma il porporato non demorde. In un recente libro intervista – “La force du silence” (ed. Fayard) – è tornato sull’argomento: la celebrazione ad orientem è autorizzata dalle rubriche del messale poiché è di tradizione apostolica.
OPERE
Il 28 ottobre il Papa è sceso in campo a gamba tesa, con una infornata di nuove nomine alla Congregazione del culto divino. Ancora non è stato chiarito se, e in che misura, i nuovi ingressi faranno fuori cardinali e vescovi precedenti. Tra gli esclusi, secondo Sandro Magister, Angelo Scola, George Pell, Marc Ouellet, Raymond Burke. A qualcuno è sembrata una punizione per Sarah che comunque di quella Congregazione rimane prefetto. Tra i quasi trenta nuovi nominati, per lo più paladini della riforma liturgica postconciliare, anche l’arcivescovo Piero Marini, cerimoniere pontificio dei tempi di Giovanni Paolo II. Fu anche chierichetto in San Pietro per Benedetto XVI, poi presto promosso ut amoveatur al “pontificio comitato per i congressi eucaristici internazionali” dalla vaga importanza curiale.
Il vaticanista Marco Tosatti ha letto le nomine come una “purga”. Un ironico John Allen ha proposto l’istituzione di un premio Lazzaro. Il risorto 2016 è, appunto, Marini – allievo e già segretario di monsignor Annibale Bugnini, il regista della riforma liturgica postconciliare.