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Cosa cambierà (in meglio) per i cittadini con il Sì al referendum. La guida del prof. Fusaro

PER ME COME CITTADINO/A, COSA CAMBIA CON QUESTA RIFORMA?

Molti anni fa (si era precisamente nel 1992) un presidente del Consiglio italiano, alle prese con l’ennesima crisi che avrebbe portato a un’altra clamorosa svalutazione della lira (l’ultima prima dell’euro) disse: «Con le riforme costituzionali non si mangia».

Aveva torto e aveva ragione al tempo stesso. Aveva ragione nel senso che voleva dire che cambiare il sistema politico-istituzionale di per sé non basta a garantire ciò che in ultima analisi tutti vogliamo: più risorse, risorse più equamente distribuite fra le classi sociale e fra le diverse aree del Paese, risorse meglio spese da una pubblica amministrazione più efficiente, servizi di qualità più elevata, ambiente meglio tutelato, giovani meglio formati e più elevata produttività complessiva, più opportunità di lavoro e di crescita personale, più parità fra i genere, più giustizia, e così via. Tutto quello che chiamiamo “alta qualità della vita”.

Aveva torto però dando l’impressione di sottovalutare che un sistema politico-istituzionale (governo, Parlamento, istituzioni territoriali e pubblica amministrazione, partiti) che funzionino meglio (più rapidi nel decidere, più trasparenti, più responsabili) sono la necessaria premessa, sono la condizione per poi fare tutto il resto. O per dirla in altri termini: senza esecutivi stabili, senza politiche coerenti e di medio (e possibilmente lungo) periodo, senza processi decisionali al passo dei tempi della globalizzazione e dell’Europa (quando funziona), è semplicemente impossibile conseguire i risultati concreti che sono in ultima analisi ciò che i cittadini vogliono.

Quindi alla domanda di cui sopra si può rispondere: a me come cittadino ne dovrebbero venire istituzioni di governo e rappresentative più funzionali, procedure meno complesse, tempi di decisione più ristretti, più possibilità di partecipazione incisiva, meno costi della politica (a partire dai famosi 220 parlamentari in meno = -23.3%). Magari non basta, magari domani si potrà fare ancora di più: ma è un bell’inizio… a 70 anni dalla Costituzione e a 35 da quando si è cominciato a parlarne.

Quinta di una serie di puntate tratte dalla guida alla riforma costituzionale scritta dal prof. Carlo Fusaro. La prima è consultabile qui, la seconda qui, la terza qui, la quarta qui, la quinta qui.  


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