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Il Governo punta su Industria 4.0

Defiscalizzare gli investimenti produttivi, puntando sulle nuove tecnologie. Il governo crede nel Piano Industria 4.0, inserito nella Legge di Stabilità 2017. Tra le priorità per il nuovo anno c’è proprio il comparto industriale italiano da rivoluzionare puntando sull’innovazione; una innovazione da sostenere con incentivi fiscali  “orizzontali”, cioè attuabili dalle imprese nei propri bilanci. Per cui, dunque, se un’azienda innova, viene giustamente premiata.

Con questo provvedimento l’Italia si prepara alla cosiddetta 4a rivoluzione industriale (l’argomento è stato al centro del World Economic Forum 2016, all’inizio dell’anno): sono oltre 13 i miliardi di incentivi dal 2018 al 2024 che il governo ha previsto di erogare alle imprese, con particolare riferimento a quelle di piccole e medie dimensioni, pronte ad investire in nuove tecnologie e in strumenti per favorire la digitalizzazione delle filiere industriali.  

Questo Piano potrebbe essere fondamentale per l’Italia, che ad oggi è il secondo Paese industriale d’Europa, dietro alla Germania; perdere competitività nel settore manifatturiero rischierebbe di relegarci ai margini del Mercato Europeo. 

Interessante notare l’importanza che nel Piano Industria 4.0 è stata data alla spesa privata in ricerca e sviluppo, che dà la possibilità anche alle piccole aziende di innovare – e dunque  crescere – nel proprio mercato di riferimento, non necessariamente rispondendo a bandi di Gara complicati, con costi di gestione troppo spesso difficili da sostenere, in termini di risorse dedicate ai singoli progetti.  

Altrettanto importante è il rafforzamento della finanza a supporto di Venture Capital e Startup innovative. Finalmente anche l’Italia inizia a concentrarsi su una innovazione agile, che favorisce gli investimenti in startup. Da imprenditore, negli anni ho notato quanto valore le startup – in alcune delle quali ho anche investito – e i progetti di open innovation sono in grado di apportare ad aziende ben posizionate sul Mercato.   

Un’altra peculiarità del Piano è stato il coinvolgimento di diversi ministeri, che hanno contribuito – ognuno per la propria funzione – a rendere il progetto finale di più ampie vedute. Tra gli altri, il coinvolgimento del Ministero dell’Istruzione sembra aver tracciato un percorso ben definito in ottica di alternanza scuola-lavoro, un punto tutt’altro che secondario, considerate le potenziali ripercussioni del Piano stesso.      

Con il Piano Industria 4.0, dunque, il governo punta ad aumentare l’efficienza del sistema produttivo, avvantaggiando molto le Pmi; ma è anche vero che bisognerà considerare il prezzo in termini di perdita dei posti di lavoro tradizionali. Secondo la ricerca “The Future of the jobs”, presentata al World Economic Forum, è emerso infatti che, nei prossimi  anni, fattori tecnologici e demografici influenzeranno profondamente l’evoluzione del lavoro, portando alla perdita di oltre 5 milioni di posti di lavoro. Insomma, per valutare l’impatto della manovra, che punta a rendere competitive soprattutto le piccole e medie imprese italiane, sarà importante capire come il governo intende sostenere la nascita di una nuova generazione di lavoratori 4.0, riformulando quel rapporto tra imprese e mondo accademico che troppo spesso ha rappresentato uno dei problemi più gravosi del sistema Paese. 

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