Sono partiti i lavori della ministeriale Esa, il consueto appuntamento che vede un’Europa a 22 (Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Regno Unito, Repubblica Ceca, Spagna, Svezia, Svizzera e Ungheria) parlare di spazio e progetti per il futuro.
Alla fine della prima giornata non sono molte le novità sul campo, come confermato dallo stesso portavoce dell’Esa Franco Bonacina durante il meeting di fine giornata con la stampa: “Sono stati fatti dei buoni progressi ma alcune questioni sono rimaste aperte. Non ho nessun papa da annunciare. Nessuna fumata bianca”.
I negoziatori si sono arenati nelle discussioni sul futuro della Stazione Spaziale Internazionale. L’obiettivo dell’Esa è quello di continuare a lavorare sulla ISS fino al 2024, ma per fare questo ha bisogno di un impegno dei suoi membri per un importo di 800 milioni di euro. A ieri sono stati confermati solo 100 milioni di dollari, nonostante la richiesta da parte della Germania di aumentare gli stanziamenti per la ISS. L’atteggiamento cauto della maggior parte dei delegati è probabilmente legato alla volontà di capire quali saranno gli sviluppi dei singoli progetti che li interessano in modo più diretto.
Le discussioni sulla ISS riguardano, tra l’altro, la possibilità per l’Agenzia di iniziare a lavorare sul modulo Orion della Nasa per il trasporto di persone. Secondo l’accordo tra le due agenzie – Esa e Nasa – la costruzione del modulo da parte dell’Esa corrisponde a una forma di pagamento dei costi operativi condivisi per la ISS. Allo stesso tempo, però, considerato l’obiettivo di Orion di portare l’uomo a spasso nel sistema solare, magari in direzione Marte, la partecipazione di Esa ala sua costruzione garantirebbe con molta probabilità un suo coinvolgimento diretto anche in missioni future.
L’altro grande dossier sul tavolo della ministeriale è quello di Exomars, la missione a guida italiana che nel 2020 dovrebbe portare un rover con trivella sulla superficie del pianeta rosso. Dei 400 milioni di euro necessari alla missione i due terzi sarebbero assicurati da Italia e Gran Bretagna – i Paesi con il più grande coinvolgimento e interesse in Exomars. 120 milioni sarebbero a carico dell’Italia.
Sotto i riflettori di questa ministeriale c’è poi la Gran Bretagna, considerata la sua particolare posizione in riferimento alla Brexit. Il suo delegato ha confermato l’intenzione di dedicare un grande sforzo al settore spaziale, affermando su Twitter che la Gran Bretagna è intenzionata ad acquisire il 10% del settore spaziale a livello globale entro il 2030, “supportare lo spazio sarà cruciale per la strategia industriale della Gran Bretagna”.
Considerate le specializzazioni interne, i settori in cui il Paese d’oltremanica potrebbe acquisire sempre più importanza sono quelli dei satelliti per telecomunicazioni, osservazione e navigazione, oltre che quello sempre più promettente dei servizi commerciali.
Novità per l’Europa l’interesse del Portogallo nel creare un’agenzia spaziale nazionale. secondo il presidente della Foundation for science and technology, Paulo Ferrao, membro della delegazione portoghese alla ministeriale Esa, il prossimo anno saranno effettuati studi di fattibilità per la creazione dell’agenzia. Raggiungere questo obiettivo dipenderà da una serie di eventi, tra cui la creazione nelle Azzorre del previsto International research centre of the Atlantic.