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Von Boeselager, Burke, la guerra interna all’Ordine di Malta e la mossa di Papa Francesco

Raymond Leo Burke

La spada dei cavalieri, la diplomazia e le opere di misericordia. È il Sovrano militare ordine di Malta, fondato ai tempi delle crociate. Questa volta ha prevalso la spada. Ne risulta decollato come il suo santo patrono Giovanni Battista, il barone tedesco Albrecht von Boeselager, fino a qualche giorno fa gran cancelliere del Sacro ordine. In pratica il numero tre del governo cavalleresco: ministro degli esteri con la responsabilità delle missioni diplomatiche e dell’esecutivo interno. La sua testa è rotolata per una storia non chiarita nei dettagli che avrebbe a che fare con la posizione assunta sui condom quando si occupava delle attività sanitarie dell’Ordine. Cioè fino al 2009. Una cacciata che di fatto rappresenta una crisi nel nobile ordine, tanto che il gran maestro ha pubblicamente chiesto a tutti i membri “di rimanere fortemente uniti anche se alcuni stanno dissentendo pubblicamente”.

Ma il Vaticano reagisce. La Sala Stampa vaticana ha comunicato che il Papa ha disposto la costituzione di un gruppo di cinque membri con l’incarico “di raccogliere elementi atti ad informare compiutamente e in tempi brevi la Santa Sede in merito alla vicenda”. Della commissione fanno parte mons. Silvano M. Tomasi, il canonista Gianfranco Ghirlanda, l’avvocato Jacques de Liedekerke, Marc Odendall e Marwan Sehnaoui. Non risulta il card. Raymond Burke, patrono del Vaticano presso i cavalieri. Vediamo ora in dettaglio che cosa è successo.

LA VICENDA

Il 6 dicembre il gran maestro, l’inglese Matthew Festing, ha convocato il suo cancelliere, Albrecht von Boeselager. Accusandolo di essersi reso responsabile di “una situazione estremamente grave e insostenibile”. Gli ha chiesto due volte le dimissioni, ricevendone altrettanti Nein. Il maestro ha reagito sollevandolo da ogni incarico e avviando le procedure per sospenderlo dall’Ordine. Secondo il settimanale britannico The Tablet, i gravi motivi sarebbero da ricercare nel periodo in cui von Boeselager era grande ospitaliere: non avrebbe fatto nulla per impedire che i volontari dell’Ordine attivi in Africa distribuissero profilattici, in violazione della morale cattolica. La sospensione del barone ha scatenato una mezza rivolta. Altri membri dell’Ordine hanno rimproverato il gran maestro di provocare una crisi costituzionale che può essere risolta solo con un Capitolo generale straordinario o un intervento da parte della Santa Sede, dal quale l’Ordine canonicamente dipende. Una Santa Sede, riferisce la Faz, che non avrebbe chiesto nessun impeachment. Mentre Boeselager sembra intenzionato a combattere contro una cacciata per accuse che ritiene “false e ingiuste”.

UN BARONE DI PRIMO PIANO. ANZI, DUE

Albrecht von Boeselager discende da una nobile e antica famiglia tedesca di solida tradizione cattolica e gode di ottima reputazione nell’Ordine. La sua famiglia ha giocato un ruolo nella storia della Germania: il padre Philipp e lo zio George hanno partecipato al fallito attentato a Hitler del 20 luglio 1944, noto come “operazione Valchiria”. Tra i suoi parenti si annovera un cardinale, antinazista e beato, Clemens August von Galen. Un vescovo attivo contro il Führer e in particolare il suo progetto di eutanasia. Fratello dell’ormai ex gran cancelliere è Georg Freiherr von Boeselager fresco di nomina nel board laico dello Ior. Presidente della stessa banca per meno di due anni, tra 2013 e 2014, un altro maltese, il tedesco Ernst von Freyberg.

LOTTA DI POTERE TRA INGLESI E TEDESCHI

Forse improbabile ma non da escludere che sullo sfondo del duello possa esserci un regolamento di conti interno all’Ordine, tra la leadership inglese rappresentata dal gran maestro Festing e la tradizione dell’aristocrazia teutonica. Che, in questo caso, con la figura di von Boeselager, avrebbe assunto posizioni troppo liberal. Da notare che all’incontro che ha segnato il siluramento del barone renano, era presente Raymond Leo Burke (nella foto), cardinale patrono dell’Ordine, quindi rappresentante del Papa presso i cavalieri. Le posizioni conservatrici del porporato sono note: è tra i firmatari della lettera dei quattro cardinali coi loro dubia sull’interpretazione di Amoris laetitia e nei giorni scorsi ha posto un ultimatum a Francesco: o risponde alle domande, oppure, finita la tregua natalizia, procederà con una “correzione formale” del Papa. Che ruolo abbia avuto l’eminenza nella querelle cavalleresca non è dato sapere. Secondo la giornalista Franca Giansoldati la sintonia tra Burke e gran maestro sarebbe perfetta.

PALLA AL VATICANO

Lo sanno tutti i turisti: dal buco della serratura del portone di Villa Magistrale all’Aventino, storica sede romana dell’Ordine, si osserva il cupolone di San Pietro. Una vicinanza prospettica stupefacente, non solo simbolica, tra cavalieri e Vaticano. L’Ordine fondato nove secoli fa non è solo colorato folklore medievale nelle cerimonie ufficiali. Il motto dei cavalieri è “tuitio fidei et obsequium pauperum”: difesa della fede e aiuto ai poveri. È un ente sovrano con un seggio all’Onu e proprie ambasciate in un centinaio di Stati, da cui si tirano le fila di rapporti diplomatici di appoggio alla Santa Sede. Può contare su un patrimonio finanziario rilevante. Sotto la sua bandiera con croce bianca ad otto punte come le Beatitudini, gestisce ospedali e centri di assistenza, anche grazie al lavoro di oltre 80mila volontari. Un’eredità religiosa, caritatevole ed economica ora in subbuglio. Tanto che il recente cavalleresco quarantotto non ha lasciato indifferente il Vaticano, intervenuto per sanare il bisticcio. E sarà un altro test per verificare il peso delle correnti liberal e conservatrici di là dal Tevere.



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