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Intesa Sanpaolo e Unicredit sbuffano con Etihad in Alitalia (ipotesi Lufthansa?)

Luca Cordero di Montezemolo alitalia

I soci italiani sbuffano, in primis le banche che sono pure creditrici, i vertici dell’azienda rassicurano sul piano industriale che verrà, i sindacati temono numeri alti di esuberi, mentre si rincorrono rumor con indiscrezioni su ipotesi che la tedesca Lufthansa sia stata invitata anche dagli arabi di Etihad ad entrare in Alitalia.

Sono queste le ultime novità in casa della compagnia aerea che si appresta a varare un piano industriale con tagli alle spese e strategie per incrementare i ricavi, puntando più sul largo raggio. Vediamo ora in dettaglio i diversi aspetti. Con un numero in cima: servirà un miliardo di euro per tenere in vita la società?

BANCHE IN FIBRILLAZIONE

Le banche azioniste e creditrici – non a caso presenti con rappresentanti di spicco nell’incontro tenuto giorni fa al ministero dello Sviluppo economico – iniziano a innervosirsi per il traccheggiare dei vertici di Alitalia. Gli strali sono diretti in particolare verso l’amministratore delegato Cramer Ball e verso il vicepresidente esecutivo James Hogan. “Stiamo aspettando di avere una verifica e una condivisione del piano industriale di Alitalia”, ha tagliato corso il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, che parla a nome del terzo azionista di Alitalia oltre che principale credito del vettore. Una indiretta critica al top management. Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’altro socio bancario, Unicredit. Le due banche hanno chiesto la selezione di un altro advisor per definire il piano industriale: non basta Bain, dunque. Il Corriere della Sera scrive ci sarebbe una rosa ristrettissima di società di consulenza, tra cui Boston Consulting, EY o Deloitte. Le ramanzine verso i vertici della società, comunque, si rintracciavano anche nel comunicato con cui in settimana il ministero dello Sviluppo economico retto da Carlo Calenda aveva informato della riunione con i rappresentanti della società.

I RIMBROTTI DI CALENDA

E oggi il ministro Calenda è tornato sul tema. La situazione della ex compagnia di bandiera “è stata gestita oggettivamente male”, ha affermato il ministro dello Sviluppo economico secondo cui è “inaccettabile che una gestione non buona venga ribaltata sui lavoratori”. Intervistato su Radio2, Calenda ha sottolineato che “non esiste” che l’azienda parli di esuberi prima di presentare il piano industriale. “Non spetta a me dirlo, la fiducia ce la devono avere gli azionisti. Mi pare oggettivo che la compagnia è stata gestita male. Quello che è inaccettabile è scaricare questo sui lavoratori”, ha specificato. E’ dunque inaccettabile parlare di esuberi prima di vedere un piano di rilancio: “Questo il governo l’ha detto chiaro all’azienda“. Parole alle quali ha risposto il presidente Luca Cordero di Montezemolo: “Tra tre settimane” ci sarà un piano “forte e coraggioso” per Alitalia. Il progetto su cui già si lavora “sarà ulteriormente rivisitato da un advisor industriale condiviso tra i due soci perché non deve essere solo dei manager ma pienamente condiviso da soci arabi e soci italiani”. Rispettare i tempi “si deve”, “è imperativo”. Sarà la base per un “costruttivo” confronto con Governo e sindacati, “triangolo importante per affrontare in modo drastico e condiviso il modello di business”.

LO SCENARIO LUFTHANSA

Tornano in ballo, intanto, le voci di un possibile ingresso di Lufthansa nel capitale sociale di Alitalia, anche se di recente il gruppo tedesco aveva smentito queste voci. Ma con un ripiano delle perdite in vista, e con Etihad che non può superare il 49% del capitale, rumor finanziario accreditato l’ipotesi che sia i soci arabi che quelli italiani stiano sondando la compagnia teutonica. Uno scenario anche tedesco per Alitalia è stato adombrato di recente anche da un esperto del settore, l’economista Andrea Giuricin. A Formiche.net, Giuricin ha detto: “La soluzione stand-alone per Alitalia è praticamente impossibile. È troppo tardi e la compagnia troppo piccola per competere sul mercato aereo, tanto più che il feederaggio è ormai distrutto dai vettori low cost su Fiumicino. Anche incrementando i voli a lungo raggio, Alitalia perderà soldi anche su queste tratte perché non riuscirà a riempirli senza il feederaggio. Inoltre bisogna ricordare che per “costruire” una rotta a lungo raggio ci vogliono due anni di perdite prima che diventi profittevole. Quindi la soluzione stand-alone è impossibile e sarà necessario entrare dentro un grande gruppo europeo. E probabilmente questo grande gruppo è Lufthansa”.

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