Da quando è stata in Venezuela l’ultima volta, nel 2014, la deputata italo-brasiliana Renata Bueno, appartenente al gruppo misto, circoscrizione estero America meridionale, ha constatato come la situazione nel Paese sia molto peggiorata. Rientrata in Italia qualche giorno fa, dopo un viaggio di due giorni a Caracas, la parlamentare ha constatato il degrado in cui vivono i venezuelani: la povertà e la violenza sfiorano lo stato di guerra civile.
CRISI ECONOMICA E POLITICA
In un’intervista con Formiche.net, Bueno ha detto di essere impegnata in un costante dialogo con altri parlamentari italiani sulla crisi venezuelana (qui l’intervista al senatore e presidente della commissione Esteri di Palazzo Madama Pier Ferdinando Casini, dopo il viaggio in Venezuela): “La crisi economica e politica è molto più radicalizzata e profonda. Nel 2014 l’opposizione ha vinto 2/3 dei seggi in Parlamento, ma il governo ignora tutte le decisioni delle istituzioni. Annulla di fatto le attività del Parlamento. Nel 2016 non è stata messa in atto nessuna delle leggi approvate dai parlamentari regolarmente eletti dal popolo”.
FRODI ELETTORALI?
Mentre le elezioni dei deputati sembrano essere state trasparenti, l’onorevole Bueno ricorda i dubbi che sono sorti sulle presidenziali del 2013. Nicolás Maduro ha vinto le elezioni con l’1% di vantaggio, ma ci sono state molte denunce di brogli. “Le condizioni di qualsiasi processo elettorale sono difficili perché il conteggio è passibile di imbrogli. Anche il Consiglio elettorale, il Tribunale supremo e tutti i poteri sono scelti da loro. È una situazione molto complicata”. Il 5 gennaio del 2017 Bueno era presente durante la sessione del Parlamento venezuelano. “Il governo di Maduro – racconta Bueno – ha censurato la discussione e ne ha impedito la trasmissione in diretta tv”. Nelle ultime ore Gilber Caro, un altro deputato dell’opposizione, è stato arrestato senza chiari capi di accusa.
INCONTRI A CARACAS
Durante la permanenza in Venezuela, Bueno ha incontrato diversi deputati dell’opposizione, rappresentanti della Commissione esteri e membri del partito Primero Justicia. Inoltre, ha dialogato con l’ex parlamentare e leader dell’opposizione Maria Corina Machado: “Una donna molto in gamba che è stata cacciata dal Parlamento quando era deputato e alla quale è stato impedito ricandidarsi”. Bueno ha incontrato anche Lilian Tintori, moglie del leader dell’opposizione Leopoldo López (qui il ritratto di Formiche.net) – da due anni e mezzo in carcere – e Mitzi Capriles, moglie del sindaco di Caracas, Antonio Ledezma – anch’egli da due anni in carcere –. L’onorevole, tuttavia, non è riuscita a incontrare alcun rappresentante del governo venezuelano.
TARECK EL AISSAMI, IL NUOVO VICE
Mentre la speranza del referendum per la revoca dell’incarico del presidente Nicolas Maduro è sfumata il 10 gennaio del 2017, ultima data utile per la convocazione di nuove elezioni, la scelta di Tareck El Aissami ha cancellato qualsiasi possibilità. “Si tratta di un personaggio molto dubbioso. Se si fa il referendum e viene revocato il presidente Maduro, sarebbe lui il presidente incaricato. La sua scelta è stata premeditata perché fa cadere le intenzioni di convocare il referendum”, ha detto Bueno. Secondo la parlamentare, l’unica soluzione per l’opposizione è unirsi in un unico programma da presentare alle elezioni del 2018.
PENSIONI DEGLI ITALIANI IN VENEZUELA
Bueno ha confermato che è stato raggiunto un accordo tra il governo venezuelano e l’Inps per l’aggiornamento delle pensioni degli italiani residenti in Venezuela: “È un problema che riguarda il governo locale e la moneta, che varia nel cambio da 10 Bolívares Fuertes ogni Euro (cambio ufficiale) a 4000 Bolívares Fuertes ogni Euro (cambio parallelo). Neanche gli impiegati dell’ambasciata e il personale dei consolati riescono a vivere con gli stipendi che hanno. È difficile trovare un accordo perché il governo non è disponibile al dialogo – ha spiegato Bueno –. Abbiamo offerto aiuti umanitari e l’invio delle medicine che mancano nel Paese, ma l’esecutivo si è rifiutato di accettarli perché dicono di non averne bisogno. Vogliamo inviare medicine e alimenti agli italiani, ma è impossibile senza l’accordo perché vengono bloccati in dogana”.