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Generali, Intesa Sanpaolo, Mediobanca e il teatrino dell’assurdo

Di Michele Arnese e Leo Soto
Alberto Nagel, Mediobanca, Sanpaolo, Generali

Come difendere l’italianità di Assicurazioni Generali? L’interrogativo che in questi giorni scalda politici, banchieri e addetti ai lavori avrebbe una risposta scontata.

Perbacco, con l’aggregazione evocata addirittura con un comunicato stampa da parte di Intesa Sanpaolo su un consolidamento industriale con il Leone di Trieste.

Due gli obiettivi del gruppo creditizio capitanato dall’amministratore delegato, Carlo Messina. Primo: realizzare un polo banco-finanziario con Generali di livello sempre più europeo che possa spaziare e allargarsi nel credito, nel risparmio gestito e nelle assicurazioni (anche con partner tipo la tedesca Allianz, questo nel comunicato di Intesa non c’è scritto ma lo scenario circola tra analisti ed esperti del ramo). Secondo obiettivo, ben gradito a livello governativo: preservare l’italianità del gruppo assicurativo di Trieste da ulteriori shopping francesi, visto l’interesse da sempre ventilato della compagnia transalpina Axa per Generali. Voci che parrebbero essere state smentite ieri dal ceo di Axa, Thomas Buberl, secondo alcune ricostruzioni giornalistiche. Peccato, però, che smentite nette non siano mai arrivate nelle ultime settimane, per non dire mesi, quando i giornali hanno ripetutamente parlato e descritto di queste voci che nascevano peraltro sulla scia della crescita della francese Vivendi in Mediaset dopo che il gruppo che fa capo a Vincent Bolloré, perno anche di Mediobanca, aveva preso il controllo di Telecom Italia.

Quindi per garantire l’italianità di Generali – che, particolare per nulla secondario, detiene 70 miliardi di Btp – il progetto di Intesa si inserisce perfettamente in questo auspico istituzional-governativo. Ma non tutti hanno la stessa opinione. C’è chi, sulla base di alcune recenti dichiarazioni dell’amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier, giunge ad affermare che a difendere l’italianità di Generali sarà il maggior azionista del Leone, ossia Mediobanca, che detiene il 13% di Generali.

Mustier, in un’intervista al quotidiano La Stampa, il 12 gennaio dice: “Le Generali sono cruciali perché il Paese ha bisogno di avere un assicuratore forte e indipendente. Le Generali devono restare italiane, Mediobanca ha il compito di preservarne l’indipendenza”. Chiosa oggi sul quotidiano Il Messaggero il cronista finanziario di lungo corso Rosario Dimito: “Parole (quelle di Mustier, ndr) che 14 giorni fa sembravano semplici proclami ma che oggi invece diventano un impegno solenne. Unicredit in campo al fianco di Mediobanca contro Intesa Sanpaolo. Come, non è chiaro”.

In effetti, poco è chiaro. Lo stesso Dimito scrive testualmente: “Axa avrebbe costruito un piano di fusione con il Leone curato da Piazzetta Cuccia che avrebbe anche ispirato la mossa difensiva di Trieste di un prestito titoli sul 3% di Intesa Sanpaolo”.

Ricapitolando: sulla base delle parole di Mustier, si ritiene che Mediobanca garantirà l’indipendenza e l’italianità. Ma nello stesso tempo Mediobanca avrebbe assecondato se non ispirato la mossa dell’ad di Generali, Philippe Donnet, con l’arrocco anti Intesa Sanpaolo che si muove anche per assicurare l’italianità di Generali.

Benvenuti al teatrino dell’assurdo.

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