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Chi è Luis Videgaray, il ministro (amico di Trump e Kushner) che può fermare la costruzione del Muro in Messico

Donald Trump ed Enrique Peña Nieto sono passati dalle strette di mano alla diplomazia dei rimbrotti. Dopo anni di complessi rapporti, gli Stati Uniti e il Messico sono entrati in un periodo di tensioni e incertezze (qui l’articolo di Livio Zanotti). Il presidente messicano era atteso a Washington per un incontro con l’omologo americano il 31 gennaio, ma è bastato un tweet per cambiare i programmi. “Se il Messico non ha intenzioni di pagare il Muro, è meglio che il presidente messicano resti a casa”, ha scritto Trump. Immediatamente Peña Nieto ha cancellato il viaggio: “Pretendiamo rispetto e comunque non saremo noi a pagare”.

CHI PAGHERÀ IL MURO

Dopo qualche ora, il nuovo inquilino della Casa Bianca ha annunciato che fisserà dazi del 20 per cento su tutte le importazioni proveniente dal Messico, per raccogliere i soldi che servono per costruire il muro di 3.200 chilometri lungo la frontiera con il Messico. Il progetto costerà circa 15 miliardi di dollari (qui l’articolo di Formiche.net sull’impresa messicana che si è proposta per la costruzione).

COSA PERDERÀ L’ECONOMIA AMERICANA

Secondo Business Insider, la decisione di Trump di tassare le importazioni messicane avranno effetti non solo sull’economia del Messico, ma anche su quella americana. “I piani di Trump per finanziare il suo Muro colpiranno l’industria automobilistica come una tonnellata di mattoni”, ha detto al sito americano Lee Branstetter, professore di economia e politiche della Carnegie Mellon. “Le conseguenze per i lavoratori americani e il business americano sarebbero immediate”, ha aggiunto. Negli ultimi sei anni, i produttori di automobili degli Stati Uniti hanno investito 24 miliardi di dollari nell’industria automobilistica del Messico.

COME L’11 SETTEMBRE 2001

Secondo un rapporto del Peterson Institute of International Economics, la situazione potrebbe essere simile a quella vissuta con l’attentato alle Torre Gemelle: “La migliore analogia potrebbe essere la situazione subito dopo l’11 settembre, quando gli Stati Uniti ha chiuso il confine con il Messico, tagliando le catene di approvvigionamento e costringendo la chiusura di impianti di assemblaggio di automobili negli Stati Uniti per una settimana. L’angoscia di Detroit ha costretto una riconsiderazione della politica. La decisione di Trump potrebbe essere ancora più drammatica”.

LA STRATEGIA DI PEÑA NIETO

“Il presidente degli Stati Uniti ha firmato due provvedimenti che influiscono sul nostro Paese: uno per nuove misure migratorie e uno per estendere il Muro nella frontiera. Ho chiesto alla Segreteria di Affari Esteri di rafforzare la protezione dei nostri connazionali. I 50 consolati messicani negli Usa diventeranno autentiche sedi di difesa dei diritti umani degli immigrati. La nostra comunità non è sola. Il governo del Messico offrirà il supporto legale necessario. Dove c’è un migrante messicano che corre rischi, lì ci saremo noi”, ha detto Peña Nieto in un messaggio televisivo.

Tra Messico e Stati Uniti ci sono state tensioni latenti per anni. “C’era inerzia verso una maggior cooperazione durante gli ultimi 30 anni, ma per la prima volta stiamo vedendo un rapporto più critico”, ha detto alla Bbc Andrew Selee, consigliere principale dell’Istituto Messico del Wilson Center.

CHI È LUIS VIDEGARAY

Ma c’è qualche speranza e si chiama Luis Videgaray. Economista, 48 anni, è lui il ministro degli Affari esteri del Messico. La stampa messicana sostiene che è la mente dietro la strategia elettorale che ha fatto vincere Enrique Peña Nieto, dunque la vera anima del governo. È stata idea di Videgaray invitare Trump in Messico ad agosto durante la campagna elettorale americana. Siccome è estremamente impopolare in alcuni stati del Messico, Videgaray è stato costretto alle dimissioni come ministro delle Finanze. Ma appena Trump ha vinto, Peña Nieto lo ha nominato ministro degli Esteri per potere guidare i negoziati per il Trattato di Libero Commercio dell’America del Nord.

LA CARTA DELLA SICUREZZA

Un articolo di Bloomberg sostiene che Trump, come buon negoziatore, ha alzato la posta, “ma Videgaray è un uomo di trattativa formidabile […] Ha anche forgiato forti relazioni sia con Trump, (che si riferisci a lui come “un uomo meraviglioso”) e l’assessore Jared Kushner. Cosa c’è di più, se ha anche una carta da giocare nei colloqui, finora trascurata: la sicurezza”.

Videgaray ha accennato in un’intervista all’emittente messicano Televisa quale sarà la sua strategia: “Questa non può essere una trattativa in cui discutiamo solo di commercio […] Ci sono molte aree in cui gli Stati Uniti ha bisogno della collaborazione del Messico, come la sicurezza e l’immigrazione”. Per Bloomberg, se il Messico dovesse mettere fine alla cooperazione con gli Stati Uniti nella guerra contro il narcotraffico o contro il terrorismo la sicurezza nei confini americani sarebbe compromessa.

Alejandro Schtulmann, presidente della società di analisi di rischi politici Empra, dice che “Trump è un negoziatore, posto la barra in alto, ma Videgaray è abile. Resta da vedere cosa può offrire”.


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